IN GENERALE, LA SALUTE NON È UNA QUESTIONE DI FORTUNA

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Un uomo su due e una donna su tre avrà un cancro nel corso della vita. Questi dati sono molto tristi ma è necessario citarli perché non si parla di sfortuna, nonostante molte persone ne siano ancora convinte. Nel gennaio 2016 la rivista scientifica Nature1 ha costatato che i fattori intrinseci contribuiscono tra il 10% e il 30% al rischio di soffrire di un cancro nel corso della propria vita.

È impressionante sapere che l’87% dei decessi in Europa è provocato da quelle che noi chiamiamo le malattie non trasmissibili (MNT), ovvero non contagiose. Tra queste malattie, le quattro più importanti in termini di decessi sono quelle cardiovascolari, il diabete, il cancro e le malattie polmonari croniche. Solo queste quattro malattie provocano 3 morti su 10 in Europa.

Un aspetto di questo argomento che mi dispiace è sapere che, anche se siamo riusciti a diminuirne il numero, le morti in seguito a queste malattie sono sempre più frequenti.

Nel 2011, l’OMS è stata particolarmente chiara sulla situazione delle MNT 2 a livello mondiale: il diabete può essere prevenuto nel 90% dei casi, le malattie cardiache nell’80% dei casi, gli ictus nel 70% dei casi, così come il cancro. Mi rattrista sapere che la maggior parte delle morti è causata da uno stile di vita che potrebbe essere migliorato da un’alimentazione sana, da attività fisica e perfino evitando il tabacco e l’alcol.

Nell’ottobre scorso, l’EUFIC (European Food Information Council) ha dichiarato: “Le malattie non trasmissibili (MNT) sono delle patologie croniche (come per esempio le cardiopatie, i diabeti e i tumori) che insieme rappresentano l’85% delle morti complessive in Europa. Purtroppo molte di queste malattie sopraggiungono prematuramente, prima dei 70 anni.

Le MNT possono essere in gran parte evitate, mantenendo il proprio peso corporeo e uno stile di vita sano. Oltre a un’alimentazione sana e all’attività fisica, questo comporta evitare l’uso eccessivo di alcol e di tabacco”.3

Come possiamo costatare, tutto va nello stesso senso: la prevenzione è necessaria per frenare la grande epidemia di patologie croniche.

Ma mi chiedo perché, intelligenti come siamo, con le conoscenze che abbiamo e avendo accesso a tutte le informazioni scientifiche necessarie, questo tipo di malattie così prevedibili continuino ad aumentare. A volte finisco per pensare che stiamo combattendo con una forza che supera il nostro controllo, la nostra forza di volontà. Che cosa ci porta, nonostante la conoscenza e gli strumenti per fermare queste malattie che ci fanno morire prima del tempo, a non seguire i consigli che potrebbero aiutarci a prevenirle? Siamo davvero così stupidi. Assolutamente sì.

Il problema alla base è che le abitudini della popolazione non sono, in generale, il frutto delle loro decisioni. Come fate a non essere liberi di scegliere cosa mangiare e cosa no? Beh, la verità è che, anche se mi fa male dirlo, non si tratta solo di quello che preferiamo o meno. Molti fattori determinano cosa consumeremo, se faremo sport, se fumeremo o se non lo faremo, etc. Fattori come l’educazione, la scarsa copertura sociale, il contesto socio-economico e culturale, la pressione sociale e la discriminazione razziale.

E noi che beneficiamo di un contesto socio-economico favorevole, di una buona copertura sociale, di una buona educazione o di un buon medico? Dobbiamo ricordarci di un dato molto importante: entrano in gioco gli interessi commerciali dei potenti attori economici. Per riprendere quanto detto da Margaret Chan, la direttrice dell’OMS, durante il suo discorso di apertura dell’8° conferenza mondiale per la promozione della salute:

“[…] Lo stile di vita e i comportamenti sani adottati da alcuni incontrano l’opposizione delle forze che non sono per niente benevole. Gli sforzi per prevenire le malattie non trasmissibili vanno incontro agli interessi commerciali dei potenti attori economici. Secondo me è la più grande sfida affrontata dalla promozione della salute… Non si tratta più solamente delle grandi industrie di tabacco. La salute pubblica deve far fronte anche alla grande industria alimentare, delle bevande e dell’alcol: “Big Food”, “Big soda” e “Big alcohol” (molto cibo, molte bevande gassate, molto alcol). Tutte queste industrie temono la regolamentazione e si proteggono utilizzando le stesse strategie che hanno utilizzato le grandi industrie del tabacco. Alcune ricerche hanno analizzato queste strategie, che fanno ricorso alla creazione di organismi “d’esposizione”, le promesse di auto regolamentazione, le domande legali e le indagini finanziate dall’industria stessa. Tutto questo provoca una confusione sui loro prodotti e mantiene il pubblico nel dubbio. Le loro strategie ricorrono anche all’uso di regali, sovvenzioni e contributi a nobili cause, che danno delle proprie industrie l’immagine di essere aziende rispettabili agli occhi dei politici e del grande pubblico. Le loro strategie consistono nel presentare delle argomentazioni che mettono la responsabilità dei danni al livello di salute sulle persone stesse e presentano le azioni dei governi come un’interferenza alla libertà personale e alla libertà di scelta. Questo suppone una grande opposizione”.

Parole chiare, concise che contengono una grande verità. L’industria non s’interessa alla nostra salute; quello che le interessa, è fare soldi e riempirsi le tasche al prezzo di quello che ci è più prezioso, la salute. Di conseguenza, educare la popolazione a fidarsi della propria forza di volontà e fare le scelte giuste rimane un’operazione complessa. Gli alimenti più malsani sono quelli che hanno più gusto. Quella miscela di zuccheri e grassi, insieme a un prezzo stracciato, ci porta in un mondo di piacere da cui è difficile uscire.

La rivista Lancet Global Health5 ha condotto uno studio sul modello alimentare di circa 4500 milioni di adulti (una delle indagini più grandi mai realizzate). Ha osservato che il consumo di alimenti sani è leggermente aumentato in questi ultimi decenni ma il consumo di alimenti non sani è aumentato ancora di più. Questo studio ne conclude che la cattiva alimentazione eclissa il nostro consumo di alimenti sani.

Il contrasto delle forze nel settore pubblicitario è sproporzionato: la sola società di PepsiCo ha destinato 1700 milioni di dollari alla pubblicità di prodotti come le patatine Lay’s e gli snack a base di mais fritto. Nello stesso periodo, il Ministero della Salute spagnolo ha destinato 1,2 milioni di euro, ovvero lo 0,08% del fatturato precedentemente citato, per la campagna di prevenzione contro l’obesità infantile intitolata “Prevenire l’obesità infantile ha una ricompensa: essere in buona salute”. Qui le contraddizioni sono palesi tra la libertà di scelta del consumatore e il controllo statale.

Questo aspetto è estremamente preoccupante. In effetti, bisognerebbe che i governi creassero delle occasioni che invitino a praticare attività sportive e a mangiare in modo sano, ma soprattutto dovrebbero impostare dei limiti al marketing diretto, indiretto o nascosto del cibo spazzatura.

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