Quanto è rilevante il libro di Daniele nella mia vita di tutti i giorni?

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Il dottor David Tasker dimostra come il libro di Daniele sia molto di più che bestie spaventose, profezie, ragionamenti con i numeri e grafici temporali.

 

La settimana scorsa, una ragazza mi ha detto: “Studiando il libro di Daniele, mi sono sorpreso di vedere quanto sia rilevante per la mia vita quotidiana. Ho sempre pensato che si trattasse solo di bestie spaventose, di date e di profezie. Mi sta piacendo molto”.

Ha ragione? C’è forse qualcosa di più nel libro di Daniele oltre alle difficili profezie? Posso intravedere un Dio misericordioso, pieno di grazia? Delle domande certamente molto importanti. E voi, che domande avete in merito? E perché? Se aveste delle risposte, che differenza farebbe?

 

Ciò che Paolo afferma è istruttivo: “Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia” (2 Timoteo 3:16). Quindi, se la lettura di Daniele risponde a uno di questi casi, siamo sulla strada giusta. Quando Gesù approvò il libro di Daniele (Matteo 24:15), lo fece in un contesto di fine del mondo, in un contesto di grande sconvolgimento religioso, sociale e politico. Ma questo porta alla domanda: Gesù e i profeti (compreso Daniele) ci hanno dato queste informazioni per spaventarci o per darci speranza e coraggio? Deve trattarsi dell’ultima opzione presentata, se Gesù è coerente con il motivo della sua prima venuta: cercare e salvare ciò che era perduto (Luca 19:10), dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti (Matteo 20:28) e darci la vita in abbondanza (Giovanni 10:10). Quindi non voleva assolutamente spaventarci per spingerci a diventare buoni.

Ciò che troviamo nel libro di Daniele sono numerose indicazioni che mostrano come Dio sia lì per liberare e sostenere il suo popolo. E, oltre a questo, affronta questioni come l’importanza della nostra identità, mantenere la fede nelle situazioni più difficili, come reagire a situazioni di pressione e di gelosia professionale. Rivela che il regno della corruzione e dell’oppressione un giorno finirà e mostra come Dio si prenderà cura del suo popolo durante tutte queste situazioni. Quindi il libro contiene molto di più di semplici ragionamenti con numeri e grafici temporali.

 

La prova che Dio si prende cura e sostiene il suo popolo si trova nelle storie raccontate nella prima metà del libro. Quando Daniele e molti dei suoi contemporanei furono mandati in esilio, dovettero rinunciare alle proprie famiglie, ai quartieri, ai sistemi di sostegno sociale e spirituale e a tutti i loro sogni. Gli era crollato il mondo addosso. Non c’era più nulla, nessun motivo per restare fedeli a un Dio che sembrava averli abbandonati. Il pensiero popolare dell’epoca era che le nazioni avevano successo in guerra quando il loro dio prevaleva sulle divinità dei propri nemici. Così, con la caduta di Gerusalemme, non c’è da stupirsi che la maggior parte dei compagni di Daniele abbia ceduto alla crisi, dimostrando un atteggiamento accondiscendente nei confronti dei vincitori. Ma Daniele e tre dei suoi amici hanno continuato a fare affidamento sul Signore. Conosciamo i loro nomi, ma non abbiamo idea di chi fossero gli altri. Rimanendo fedeli a Dio, l’identità di Daniele e dei suoi tre amici si è conservata nella storia. Hanno riconosciuto che Dio resta accanto al suo popolo nelle peggiori circostanze, quando tutto il resto è perduto. E così facendo hanno mantenuto la loro identità.

 

Il sogno dimenticato (capitolo 2) illustra il principio che, di fronte a situazioni impossibili, Dio può intervenire e fornire le risposte alle difficoltà più disparate. In realtà egli sta al fianco del suo popolo durante le prove peggiori, anche quando questo non è consapevole della sua presenza (capitolo 3). Questo mi ricorda quello che alcuni membri della mia chiesa hanno vissuto quasi 40 anni fa. Erano in quattro su uno yacht che si è scontrato con il mare in tempesta: la situazione era così pericolosa da costringerli a utilizzare una zattera di salvataggio. Sono andati alla deriva per giorni, fino a quando, alla fine, furono accolti da una nave mercantile che era stata deviata per salvarli. Il capitano, accogliendoli a bordo, chiese loro dove fosse la quinta persona. Ne aveva contate cinque sulla zattera, e rimase sorpreso quando solo quattro salirono a bordo.

Quando Nabucodonosor fu pieno di orgoglio per la città di Babilonia che aveva costruito (capitolo 4), fu ridotto a una bestia che pascolava nei prati. Dio ha un modo per umiliarci quando diventiamo troppo orgogliosi di noi stessi. Ma allo stesso modo, ha anche un modo per tirarci fuori dal fango e restituirci a qualcosa di dignitoso. Eppure, quando suo nipote Baldassar si è rifiutato di imparare dagli errori di Nabucodonosor, ha dovuto affrontare le proprie conseguenze (capitolo 5).

 

Dio si è fatto avanti anche per l’anziano profeta in una notte fredda, buia e pericolosa (con i leoni, capitolo 6). È interessante notare come l’influenza della fedeltà di Daniele abbia avuto un forte impatto su tutti i regnanti politici con cui ha collaborato. Credo che ciò significhi che dobbiamo riconoscere che la nostra influenza sul posto di lavoro ha un effetto molto maggiore di quanto possiamo immaginare. Non sono le nostre parole che la gente nota, ma le azioni che compiamo durante il corso della nostra vita.

 

Il resto del libro sembra concentrarsi esclusivamente sulle nazioni e sulle profezie, ma a ognuna di esse è legata una storia. Riflettono anche i temi dei racconti. Il sogno delle quattro bestie (capitolo 7) è parallelo al sogno di Nabucodonosor della statua fatta di quattro metalli diversi. Entrambi affermano che Dio sa tutto, e che alla fine tutte le forme di corruzione e di oppressione umanamente concepite verranno distrutte. Questo è fondamentale. Il male e la sofferenza non possono continuare per sempre, senza controllo. Per prendere in prestito una metafora del capitolo 5, la scritta è sul muro dei poteri del male. Il loro destino è firmato e sigillato, e un giorno sarà inflitto loro il colpo della morte.

I capitoli 8 e 9 formano un tutt’uno con il capitolo 7. Queste visioni sono collegate tra loro, tutte puntano alla fine del male e affermano che Gesù è la chiave per vincere. Il capitolo 9 specifica il tempo e le circostanze del previsto arrivo di Gesù per spezzare la morsa del male con la Sua stessa morte. È quella speranza che ha mantenuto viva la fede degli israeliti nei secoli precedenti l’incarnazione. Così i saggi dell’Oriente, per mesi, fecero il loro arduo viaggio attraverso il deserto seguendo una stella, avendo letto il suo significato negli scritti sacri ebraici. I profeti anziani, Anna e Simeone, riconobbero la particolarità del bambino nel tempio, e gli scrittori del Nuovo Testamento si riferivano tutti all’attesa del tempo stabilito, quando sarebbe venuto un liberatore. Molti profeti predissero aspetti della prima venuta di Gesù, ma fu solo Daniele a specificare l’ora.

Anche gli ultimi tre capitoli del libro formano un’unità. La loro specificità ha fatto sì che molti studiosi della Bibbia concludano che queste profezie (specialmente il capitolo 11) devono essere state scritte dopo gli eventi storici, essendo esse così precise. Ma è questa specificità che può assicurarci che il contenuto di questo libro ha delle credenziali molto particolari. Possiamo confidare nel fatto che Dio sa di cosa sta parlando; Egli conosce la fine fin dall’inizio, e molto presto metterà fine a tutto il male: “Perché è il Dio vivente che dura in eterno; il suo regno non sarà mai distrutto e il suo dominio durerà sino alla fine. Egli libera e salva” (Daniele 6:26-27).

 

Torna presto, Signor Gesù!

 

 

Di David Tasker, docente all’Avondale Seminary.

Fonte: https://bit.ly/2UQZZlK

Traduzione: Tiziana Calà

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