Aspettative

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Quest’estate mi aspettano le splendide acque turchesi del lago Moraine e del lago Maligne. Se siete stati a Banff e a Jasper, Alberta, Canada, capirete la mia euforia. Se non l’avete fatto, una rapida ricerca sul web vi chiarirà il concetto. Ho pensato a questo viaggio per anni, ma solo adesso ho finalmente fatto dei progetti concreti per andarci. So cosa c’è nel mio futuro e sto contando i giorni che mancano alla mia partenza.

In previsione del mio arrivo al lago Moraine, immagino spesso come sarà, consapevole che la bellezza da scoprire supererà le mie aspettative. Questa gioia è stata un pensiero così costante ultimamente, che mi ha permesso di riflettere sulla forza dell’aspettativa. E se da un lato so che la mia visita a Banff mi imprimerà ricordi duraturi, dall’altro l’imminente viaggio mi fa pensare a un’aspettativa molto più grande che ho in serbo: la seconda venuta di Gesù.

È interessante notare che Gesù sembra essere sempre stato una persona molto attesa. Prima della sua prima venuta come bambino in una mangiatoia, la gente aspettava il suo arrivo da millenni, scrutava le profezie del Messia e cercava i segni dei tempi. Dopo la pubblica ascensione al cielo (Atti 1:9-11), gli uomini hanno aspettato ancora una volta il suo ritorno per secoli, questa volta non per essere sacrificati per “i peccati di molti, apparirà una seconda volta, […], a coloro che lo aspettano per la loro salvezza” (Ebrei 9:28). Perché aspettiamo questo evento? Ebbene, ognuno ha le sue ragioni e io condividerò volentieri alcune delle mie. Attendo con ansia il ritorno di Gesù perché:

 

Mi riporterà i miei cari

Come mio nonno e mia nonna, nella cui casa conservo alcuni dei miei migliori ricordi d’infanzia. O come la nonna che non ho mai conosciuto perché è morta quando mia madre aveva tre anni. O lo zio che è morto a trent’anni dopo una paralisi prolungata, o i gemellini nati nella mia chiesa locale, il mio primo incontro ravvicinato con l’angoscia della morte. Sono grata per il dono più grande che molte di queste persone mi hanno fatto: la loro fede in Cristo e, attraverso questo, la certezza che ci incontreremo di nuovo. “Perché il Signore stesso, con un ordine, con voce d’arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre con il Signore” (1 Tessalonicesi 4:16-17).

 

Non dovrò più dire “addio”

La morte non è l’unica cosa che separa le persone, e come molti in quest’epoca altamente interconnessa, ho viaggiato e vissuto in diversi paesi. Questo significa incontri frequenti ma anche frequenti addii, il tutto nel contesto di un domani incerto. Ancora non so dire se scambierei gli ampi orizzonti della mia vita incerta per una stabilità con una cerchia più ristretta di amici e familiari. Quello che so è che faccio tesoro della speranza biblica che un giorno il flusso del tempo non ci porterà più lontano l’uno dall’altro, ma sarà un canale per raggiungere risultati sempre più alti, senza essere offuscati da perdite o separazioni (Apocalisse 21).

 

Non temerò più il pericolo

Come dice Frodo nel Signore degli Anelli di Tolkien: “È un affare pericoloso, […], uscire dalla vostra porta”. Amo viaggiare e scoprire nuovi angoli di natura e particolari tradizioni culturali, ma spesso devo prendere in considerazione misure di sicurezza. Aspetto con ansia un momento, dopo il ritorno di Gesù, in cui sarò in grado di viaggiare ovunque senza preoccupazioni. L’estate scorsa, l’Islanda mi ha dato un assaggio di questo. Certo, il Paese ha un clima imprevedibile, ma una saggia pianificazione dovrebbe eliminare ogni pericolo. A parte questo, però, il tasso di criminalità è praticamente a zero e non ci sono animali selvatici a minacciare la sicurezza dei turisti. Ho guidato giorno e notte senza paura e mi sono sentita più libera che mai. Per questa anteprima della libertà e della bellezza che non tramonta, l’Islanda rimarrà per sempre un ricordo prezioso per me.

 

Il male sarà definitivamente distrutto

La paura e il male sono gemelli. Quando è emerso il pericolo del male, la paura ha iniziato la propria esistenza parassitaria. Un mondo invisibile di poteri malvagi lavorava incessantemente da prima della creazione del nostro mondo, cercando di distruggere tutto ciò che è buono, puro e nobile. Ma “quando il Signore Gesù apparirà dal cielo con gli angeli della sua potenza” Egli “distruggerà [il male] con il soffio della sua bocca, e annienterà con l’apparizione della sua venuta”, dando sollievo agli afflitti e sradicando per sempre il timore (2 Tessalonicesi 1:7; 2:8). La provvisorietà sarà sostituita dall’eternità e il gran conflitto tra il bene e il male sarà sostituito da una vita di gioia ininterrotta.

 

La morte non esisterà più

Se Dio porrà fine al male, porrà fine anche alla morte, che probabilmente è la manifestazione più dolorosa del peccato. Non solo vivremo per sempre, ma vivremo l’unico tipo di vita degna di essere vissuta per sempre. Un corpo immortale ci accompagnerà in un’eternità senza decadenza né rovina. È incredibile pensare che alcune persone, coloro che saranno vive al ritorno di Cristo, tra cui forse tu e io, non assaporeranno mai la morte. Altrettanto incredibile è il fatto che Cristo risusciterà coloro che hanno creduto in Lui e concederà loro la vita eterna in un corpo che non è soggetto all’età, alla malattia e alla decadenza. “Ecco, io vi dico un mistero”, scriveva l’apostolo Paolo, “non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati, in un momento, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba. Perché la tromba squillerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati. Infatti bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità. […] Allora sarà adempiuta la parola che è scritta: La morte è stata sommersa nella vittoria”. (1 Corinzi 15:51-54).

 

Vivrò con Gesù

Per quanto io apprezzi tutto questo, queste motivazioni che ho appena finito di elencare vengono oscurate dalla ragione principale per la quale attendo con ansia la seconda venuta di Gesù: la prospettiva di incontrarlo e di trascorrere del tempo alla sua presenza. Ecco perché uno dei miei versetti biblici preferiti è la Sua promessa di conforto: “Il vostro cuore non sia turbato; […] Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo? Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi” (Giovanni 14:1-3). Non vedo l’ora di stare con Gesù, perché tutto questo è possibile grazie a Lui. E se Gesù mi promette una vita senza fine, senza perdita, paura, separazione, sofferenza o morte, una vita piena di gioia, amore e abbondanza, allora è qualcuno con cui sarò il più felice possibile.

 

Il futuro nel nostro presente

È affascinante quanto un’esperienza imminente possa cambiare la propria vita. Immagino come sarà stare sulle rive del lago Moraine e mi sento come se in qualche modo fossi già lì. La certezza di un evento futuro ci permette di vivere mentalmente quell’evento prima che si svolga nella realtà; influenza anche il nostro modo di vivere il presente, come ritagliarsi il tempo per i preparativi. Forse l’avete sperimentato mentre vi preparavate per la nascita di vostro figlio, o per il giorno del vostro matrimonio, o per qualche altro evento molto atteso. Proprio come il mio viaggio a Banff cambia il mio presente, così l’attesa del ritorno di Gesù influenza il mio modo di vivere prima di questo evento. Mi dà uno scopo, una gioia e un profondo desiderio di essere più simile all’unico Dio che abbia mai fatto promesse così incredibili.

 

 

Di Adelina Alexe, studentessa di teologia sistematica alla Andrews University a Berrien Springs, Michigan. Ama Dio, la natura, l’arte e le conversazioni importanti.

Fonte: https://signsofthetimes.org.au/2019/12/expectations/

Traduzione: Tiziana Calà

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