Chi sono?

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Come e dove posso “fiorire”?

 

Potrei dirti che sei un figlio amato dal Padre eterno, un membro della famiglia eterna.

Potrei dirti che sei vivo in Dio, approvato, santificato, stabilito, trionfante, fedele, scelto, redento, esultante, chiamato e perfetto in lui.

Potrei dirti tutte le cose che sei in Cristo, secondo la Scrittura, e sarebbe non solo vero, ma incredibilmente vero.

Ma lasciamo che siano altri studiosi e scrittori a trattare questi temi. Io porterò la conversazione sulla terraferma, nel punto in cui diventi un membro funzionante della famiglia umana. Chiederò: come facciamo a capire chi siamo qui sulla terra, nel quotidiano? Come troviamo il nostro luogo dove “fiorire”?

“Benedetto l’uomo che confida nel Signore, e la cui fiducia è il Signore! Egli è come un albero piantato vicino all’acqua, che distende le sue radici lungo il fiume; non si accorge quando viene la calura e il suo fogliame rimane verde; nell’anno della siccità non è in affanno e non cessa di portare frutto” (Geremia 17:7-8).

La risposta a questa domanda gioca molto sul nostro benessere. Il nostro senso di identità può rafforzarci o distruggerci. Di recente ho parlato con un’adolescente che si sentiva spinta a scegliere un’identità sessuale alternativa per non rientrare nella categoria degli “oppressori”. Poco dopo, una giovane adulta mi ha raccontato di un posto di lavoro poco incoraggiante, chiedendosi come avrebbe potuto ricominciare quando la sua posizione era diventata una parte importante della sua persona. Poi un amico appena andato in pensione mi ha detto che era passato dal chiedersi “chi sono” a chiedersi “cosa sono” perché sembrava che la gente non lo conoscesse più da quando aveva lasciato la sua posizione. Ovunque le persone lottano con il senso della propria identità sociale.

Tutti vogliamo essere importanti, avere un significato e contribuire con qualcosa di valore. E vogliamo che questo valore sia visto dagli altri. Non si tratta di orgoglio o di egoismo. Anzi, è normale, persino sano. Un Dio relazionale ci ha creati a sua immagine e somiglianza e traiamo soddisfazione da un’interazione significativa e reciprocamente vantaggiosa con altre persone. Tenendo presente questo, propongo una semplice formula per trovare il nostro posto: fidarsi, servire e crescere.

 

Fidarsi

“Confida nel Signore con tutto il cuore e non ti appoggiare sul tuo discernimento. Riconoscilo in tutte le tue vie ed egli appianerà i tuoi sentieri” (Proverbi 3:5-6).

Il mondo ci spinge a pianificare una vita monumentale e piena di risultati degni di nota. Guardiamo le persone famose, ascoltiamo i loro discorsi agli eventi di premiazione e ci sentiamo sminuiti al confronto. Ma quando assumiamo gli standard di grandezza del mondo, ci sottraiamo alle mani di Dio. “Troppe persone facendo progetti in vista di un brillante futuro falliscono completamente” (Sulle orme del gran medico, p. 260).

Dobbiamo ricordare a noi stessi che non spetta a noi renderci grandi. Dio definisce la grandezza in modo diverso da noi, in base all’amore che riversiamo sugli altri piuttosto che alle lodi che gli altri riversano su di noi. Per trovare questo luogo di fioritura nell’amore, seguiamo un Dio che vede la fine dall’inizio e ha un piano per la nostra vita, un piano che rivela passo dopo passo mentre lo seguiamo. Colui che è morto per noi vuole la nostra felicità e la nostra realizzazione più di noi, perché “tutti i sentieri del Signore sono bontà e verità” (Salmo 25:10).

Nel libro dell’Ecclesiaste leggiamo: “Tutto quello che la tua mano trova da fare, fallo con tutte le tue forze” (Ecclesiaste 9:10). Quale compito è più vicino, di cui potete occuparvi per raggiungere il vostro luogo dove “fiorire”? Ecco una serie di domande per iniziare il processo di scoperta.

 

Quale bisogno si presenta per il quale potrei essere qualificato in modo unico per aiutare?

Quale condizione umana mi salta agli occhi, implorando di affrontarla?

Quali sono i miei doni, quali capacità mi vengono naturali?

Quali competenze e beni ho già acquisito?

Quali sono le mie passioni?

Cosa mi accende un fuoco dentro?

Cosa amo fare? (Sì, Dio si preoccupa di questo!)

Verso cosa sento una responsabilità morale?

Quali perdite dolorose ho vissuto che mi qualificano in modo unico per il ministero?

C’è qualcosa che lo Spirito mi ha chiamato a fare e che non ho ancora messo in pratica?

 

Su quest’ultimo punto, quando rispondiamo ai suggerimenti dello Spirito, si aprono davanti a noi nuove porte di opportunità. Ho iniziato la mia carriera di scrittore scrivendo lettere di incoraggiamento alle persone. Ho notato che mi piaceva esprimere le idee sulla carta. Da lì si è aperta la possibilità di scrivere articoli e libri.

 

Servire

“Per mezzo dell’amore servite gli uni agli altri” (Galati 5:13).

Quando ho iniziato a leggere gli scritti di Ellen White, mi sono opposta alla sua parola “utile”. Pensavo che facesse sembrare le persone dei meri elettrodomestici. Ma ora l’ho capita. Essere utili significa essere al servizio di un bene più grande. Ecco una perla utile, proprio su questo tema: “Non vi sono limiti all’utilità di colui che, avendo messo da parte il proprio io, lascia che lo Spirito Santo agisca nel suo cuore e consacra a Dio tutta la sua vita” (La speranza dell’uomo, p. 178).

Avete capito bene? Non ci sono limiti alla nostra utilità quando seguiamo pienamente Dio. Un cambiamento di paradigma essenziale per coloro che cercano di trovare il loro luogo dove “fiorire” è passare dall’essere grandi all’essere una grande benedizione. Viviamo non per superare gli altri attraverso la competizione, ma per benedirli attraverso il servizio. Il mio amico David eccelleva in ogni sport che praticava. Aveva intrapreso la strada dello skateboarding, ma quando ha dato il suo cuore a Cristo, la sua direzione è cambiata. Ha iniziato a fare studi biblici ai suoi amici, che lo hanno portato alla predicazione a livello locale, che lo ha portato alla predicazione a livello globale. Quando scegliamo di vivere una vita di servizio, si aprono alla nostra vista infinite possibilità. Servire chi è nella nostra sfera crea un’onda di influenza che apre sempre più porte e opportunità.

 

Crescere

“Quelli che abiteranno alla sua ombra faranno di nuovo crescere il grano e fioriranno come la vite” (Osea 14:7).

È una cosa bellissima gettarsi nel solco delle necessità del mondo; ma questo abbandono al bene più grande dell’umanità deve essere bilanciato con una buona amministrazione di noi stessi.

Un’amica ha lasciato un incarico ministeriale frustrante e improduttivo solo per sentirsi dire: “Hai lasciato che il diavolo vincesse!”.

“Oh, no”, ha risposto lei, “il diavolo non mi ha vinto. Tornerò a scuola”. La formazione di questa persona ha aumentato il suo reddito, la sua credibilità e, in definitiva, la sua utilità. Ma le ha richiesto di uscire dal suo luogo sicuro per un certo periodo di tempo. Accogliete questa bella verità: “Il primo dovere che abbiamo nei confronti di Dio e del prossimo è la nostra crescita personale. Ogni capacità che Dio ci ha affidato deve essere sviluppata al massimo livello di perfezione, così da poter realizzare il bene nel maggior numero di occasioni possibile” (Consigli su cibi e alimentazione, p. 14).

Il miglioramento di sé non è egoistico, è un dovere. A volte il nostro servizio verso Dio assume l’aspetto di animali senza parole che arrancano sotto il giogo della schiavitù. A volte chiediamo a Dio: “Cosa devo fare?”, aspettandoci che ci guidi come semplici marionette. Ma… e questo è importante… a Dio interessa come ci sentiamo nelle varie situazioni! Quando chiediamo: “Che cosa devo fare?”. Lui potrebbe chiedere: “Cosa vuoi fare?”. Sebbene egli abbia un piano per la nostra vita, vorrebbe che noi acconsentissimo con entusiasmo a quel piano, invece di limitarci a rispettarlo. Quando ci dispiega una visione di chi possiamo essere, vorrebbe che la cogliessimo e la perseguissimo di nostra spontanea volontà.

“La vera ubbidienza nasce dal cuore. Gesù mise tutto il suo cuore in ciò che faceva. Se lo vogliamo, trasformerà il nostro cuore e la nostra mente secondo la sua volontà e così, ubbidendo, non faremo che seguire i nostri impulsi. La volontà dell’uomo, trasformata e santificata, proverà la sua massima soddisfazione nel servire il Signore.” (La speranza dell’uomo, p. 512).

Questo autosviluppo nell’utilità continuerà per tutta la vita. “Perciò non ci scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno” (2 Corinzi 4:16). Quando cresciamo in saggezza e compassione, la nostra importanza aumenta anziché diminuire. La mia amica Vashti aveva vissuto il movimento per i diritti civili, aveva marciato con Martin Luther King Jr. e aveva un piccolo museo in casa con un poster autentico che pubblicizzava uno schiavo per 50 dollari. Ogni settimana veniva in chiesa un po’ più piegata, ma sapete cosa? Abbiamo imparato da lei fino al momento della sua morte. Nel mondo perdiamo importanza con l’età, ma nel Signore la accumuliamo per tutta la vita. Poi, proprio quando siamo all’apice della nostra crescita spirituale, a volte moriamo. Ma nel momento in cui Gesù ci chiamerà, ricominceremo quella vita di servizio e di crescita che abbiamo iniziato qui sulla terra.

 

 

Di Jennifer Jill Schwirzer, è autrice, oratrice, conduttrice televisiva, consulente professionale, musicista, moglie, madre, amante di Gesù e amica di molti.

Fonte: https://adventistreview.org/magazine-article/who-am-i/

Traduzione: Tiziana Calà

Il silenzio di Dio
Bilanciare le ambizioni personali e gli obiettivi relazionali

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