INTERVISTA A DAMIEN JACCARD

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Presentati brevemente

Mi chiamo Damien, ho 26 anni e abito nella Svizzera francese da quando sono piccolo. Sono un elettricista.

Come sei arrivato ad avere una relazione con Dio?

Ho incontrato Dio nel 2013. Prima non credevo in Dio e se parlavo di spirituale era in rapporto a delle organizzazioni esoteriche o a delle cose nascoste nella politica. Questo perché mi interessavo di economia e di politica con la speranza di cambiare qualcosa per mezzo di esse. Ma un giorno ho visto delle stranezze e ho iniziato a volerne sapere di più. Mi sono quindi reso conto che c’erano delle organizzazioni dietro la politica, onnipresenti. Ho scoperto delle cose strane, che mi facevano addirittura paura. Ho quindi iniziato a dire a quelli che mi circondavano che dietro la politica si celavano delle cose terribili, diaboliche e oscure.

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Nel mio ambiente c’erano degli evangelici che mi ripetevano: “Sì, ma tu sai che anche Dio esiste!”. E io rispondevo: “Ah, non parlatemi di Dio!”. Insomma, parlavo del diavolo che agiva attraverso le società esoteriche ma non volevo sentir parlare di Dio, era paradossale.

Fino al giorno in cui ho incontrato un amico che lavorava nel mio stesso edificio. Aveva già regalato a mio fratello un DVD intitolato “Gli eventi del tempo della fine”. Un giorno mi offrì un caffè e a furia di parlare mi accorsi che era ben al corrente di queste società esoteriche che io stesso avevo studiato. E così io, che fino a quel momento speravo di non incrociarlo, aspettavo di vederlo affinché mi chiarisse maggiormente queste tematiche oscure. Ogni volta, mi dava qualche spiegazione ma non mi svelava tutto, tenendomi così in sospeso. Un giorno, ha sollevato un argomento: “Tu conosci Dio?”. Ho perso un po’ del mio entusiasmo ma lui ha continuato e mi ha mostrato dei video che trattavano le profezie cristiane che combaciavano perfettamente col progetto delle società esoteriche. Ha poi aperto la Bibbia e abbiamo letto i libri di Daniele e dell’Apocalisse. Ancora una volta, tutto combaciava alla perfezione. Intrigato, gli ho chiesto chi avesse scritto quel libro. Mi trovavo di fronte a un libro che mi spiegava le cose che avevo studiato e che erano state predette molto tempo prima. Ed è proprio in quel momento che mi sono chiesto se Dio non esistesse veramente. Mi sono quindi comprato una Bibbia. E ho finito per passare delle ore insieme al mio amico, per leggerla e studiarla insieme. Ho cominciato ad avere l’impressione che Dio esistesse e un giorno ho sentito una voce che mi diceva: “Prega”. Ero un po’ scettico. Ho pregato per la prima volta a casa mia, chiedendo a Dio “Signore, se esisti, vorrei capirne di più”.

Cos’è successo dopo questa prima preghiera?

Avevo dentro di me una grande pace, anche se non gliel’avevo chiesta. Mi sono ritrovato con una passione crescente per la lettura e la preghiera. Quando incontravo i miei amici evangelici, condividevo le mie scoperte con grande energia. Era davvero bellissimo perché ricevevo le risposte a tantissime mie domande. In effetti, dopo che i miei genitori si sono separati, venni affidato a una famiglia, dove combinai tantissimi guai. Eppure, avevo sempre avuto l’impressione di essere protetto. A 12 anni avevo già il sentimento di essere aiutato ma non capivo ancora veramente il perché. Pensavo di avere un angelo custode. Da adolescente, di fronte all’alcol, alle sigarette e alla droga, ho sentito una forza in me che mi ha aiutato a uscirne fuori. Col senno di poi e facendo questi studi biblici con il mio amico e con gli evangelici ho capito che tutto l’aiuto che avevo ricevuto veniva da Dio. Mi ha aiutato fin da quando ero piccolo e mi ha sempre guidato. La durezza del mio cuore mi impediva di riconoscerlo ma per fortuna me ne sono reso conto e adesso sono felice e sereno.

Come hai scoperto gli avventisti?

L’amico che mi insegnava la Bibbia prima era un avventista. Ma in realtà non ne aveva mai parlato.

Gli evangelici mi invitarono nella loro chiesa, fu davvero una bella esperienza. Studiavo la Bibbia con il pastore e mi piaceva. Ma durante gli studi, leggevamo un versetto e tralasciavamo regolarmente i versetti seguenti. Ma senza tener conto del contesto, il senso non resta lo stesso.

È stato proprio parlando con questo mio amico che è saltata fuori la questione del sabato e ho capito che il giorno di Dio era il sabato e non la domenica. Il mio amico poi mi parlò brevemente degli avventisti, motivo per il quale decisi di andare in una loro chiesa il sabato successivo. Avevo deciso di mantenere un profilo basso e di osservare dal fondo per non essere intercettato alla fine del servizio. Il culto mi piacque molto, mi sentivo bene, corrispondeva a quello che avevo studiato e per di più nel giorno di sabato! Alla fine sono andato verso il pastore e gli ho chiesto un libro di Ellen White di cui il mio amico mi aveva parlato. Il sabato successivo sono tornato per poi restare. Ho anche seguito degli studi biblici col pastore che duravano anche quattro o cinque ore.

È stata una bellissima esperienza che mi ha anche spinto a farmi battezzare!

Che cosa nutre la tua relazione quotidiana col Signore?

Ogni mattina passo un momento con Dio. Riempie un vuoto in me. Nel mio furgone ho anche una Bibbia e così quando vado da un cliente, proprio prima di uscire, leggo un versetto, lo ringrazio e vado! La sera, ritorno a Dio. A volte è faticoso ma mi sforzo di farlo perché è il modo di potersi ritrovare, ricaricarsi in un mondo pieno di attrazioni e attività che possono facilmente farci dimenticare di Dio. E questo mi calma.

Quando ho dei dubbi, mi metto a pregare. Sono i momenti in cui mi piace mettermi in ginocchio davanti a Dio. Ma quello che mi lega di più a Dio è il sabato. Sono molto occupato e lavoro tanto. Ed è per questo che mi rallegro sempre del sabato, un’occasione per potermi risposare e riavvicinare a Lui. Sono sempre felice di andare in chiesa e di ricevere un messaggio incentrato sulla parola di Dio.

Come vivi il fatto che la tua famiglia non conosce Dio?

È un dolore grande per me. Quando ho incontrato il Signore, ero pieno di amore che volevo condividere con tutti. Mio padre e mio fratello più piccolo trovavano questo comportamento strano mentre mia madre pensava fossi entrato in una setta. Mia nonna invece è stata sorpresa di vedermi convertito e battezzato, anche se non ero cresciuto in una famiglia credente. Il giorno del mio battesimo pensavo che sarei stato solo. Con mia grande sorpresa invece, mio padre e mio fratello non soltanto riuscirono a venire, ma finirono anche per commuoversi.

Oggi mi è più facile comunicare con loro ed è sempre un piacere parlare di quello in cui credo; non hanno ancora però fatto il passo decisivo. Spero che lo compiano prima del ritorno di Gesù.

Per concludere, hai un versetto che vorresti condividere?

2 Cronache 7:14: “Se il mio popolo, sul quale è invocato il mio nome, si umilia, prega, cerca la mia faccia e si converte dalle sue vie malvagie, io lo esaudirò dal cielo, gli perdonerò i suoi peccati, e guarirò il suo paese”. Per adesso è il versetto che mi è rimasto più radicato nella testa e nel cuore.

Intervista a cura di Adriana Stasi

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