Imparare a dire no

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Anche se non ci piacciono tutti, noi vogliamo piacere a tutti, vogliamo che tutti ci accettino. Alziamo le sopracciglia con sospetto se qualcuno ci tratta con indifferenza o, peggio, con ostilità. Ci sentiamo incompresi e rifiutati. E la sensazione di rifiuto è intensa quanto il dolore fisico.

 

Il desiderio di piacere è un’aspirazione normale. L’apprezzamento degli altri ci fa capire che possiamo essere noi stessi senza essere messi da parte; ci offre un posto accogliente tra le persone a cui teniamo: amici, conoscenti o colleghi.

Il bisogno di piacere, tuttavia, non è altrettanto innocuo. Nasce dalla paura e dall’insicurezza, da una permanente messa in discussione della propria autostima. In assenza di autovalutazione, desideriamo l’approvazione degli altri per avere la conferma che siamo bravi, belli e intelligenti.

Il bisogno di piacere a tutti e ad ogni costo ci porta ad angosciarci al solo pensiero di poter essere criticati, sottoposti al giudizio collettivo e rifiutati.

In questi casi, tendiamo a ricorrere a strategie che alterano la nostra vera natura per entrare nelle grazie altrui. Ci costringiamo a essere ciò che non siamo e finiamo per mostrare modelli comportamentali che tradiscono continui sforzi per compiacere gli altri, disponibilità a scendere a compromessi e fissazioni per le persone che ci rifiutano.

 

Il bisogno di sentirsi al sicuro

Questi modelli comportamentali hanno origine nell’infanzia. La maggior parte dei bambini impara che il modo più importante per stare al sicuro in un mondo di adulti onnipotenti è compiacere i genitori. Le reazioni di approvazione ricevute quando ubbidiscono rafforzano l’idea che l’ubbidienza garantisca il successo della relazione, in quanto viene ricompensata con affetto, lodi o persino premi materiali.

Altre volte, gli schemi sono la risposta a determinati traumi subiti nei primi anni di vita (trascuratezza emotiva o abusi emotivi, verbali e/o fisici), che in seguito portano a un’estrema sensibilità che si manifesta in situazioni delicate, come ricevere critiche o affrontare conflitti. Desiderando evitare tali situazioni, le persone sensibili preferiscono conformarsi alle richieste, riducendo al minimo la probabilità di contraddire qualcuno o di ferire i sentimenti o gli interessi degli altri. In questo contesto, il bisogno di piacere nasconde un bisogno acuto di sentirsi al sicuro.

Il disturbo d’ansia sociale e la depressione possono anche indurci a cercare l’approvazione di coloro che ci circondano e ad accettare i loro standard per non essere valutati negativamente da coloro di cui ricerchiamo l’approvazione.

La mancanza di fiducia in se stessi e la bassa autostima portano anche alla tendenza a giudicare la propria autostima in base alle opinioni altrui, cosa che nel tempo può portare allo sviluppo di quello che viene chiamato “luogo del controllo esterno”. Questa espressione definisce la situazione in cui un individuo crede generalmente che il corso della sua vita sia dettato da fattori esterni, al di fuori del suo controllo. Pertanto, per sentirsi bene nella propria pelle, ha bisogno di piacere al maggior numero di persone possibile. A questa categoria di persone mancano l’autonomia, l’indipendenza e la convinzione di essere abbastanza forti per poter migliorare la propria condizione.

Un’altra fonte di dubbi sulla propria persona deriva dal tempo trascorso sui social network. La presenza costante nello spazio virtuale riflette e, allo stesso tempo, alimenta il bisogno di accettazione. Uno studio del 2006 collega il tempo trascorso sui social media alla tendenza a ricercare l’approvazione sociale, che porta alla progressiva perdita di alcuni degli standard costruiti su valori personali e intrinseci.

 

Il bisogno di comodità

Quando cerchiamo sempre di compiacere gli altri, un problema comune che emerge è la difficoltà o l’incapacità di dire di no. Sia che si tratti di piccole cose, come la richiesta di far passare qualcuno davanti alla fila, sia che si tratti di qualcosa di serio, come prestare a qualcuno un’ingente somma di denaro, il desiderio di rifiutare certe richieste è spesso messo in secondo piano dal desiderio di evitare di mettersi in cattiva luce a causa dell’inconveniente causato alla persona a cui stiamo dicendo di no.

Un esperimento condotto nel 2014 dimostra che le persone sono spesso disposte a compiere azioni con cui non sono d’accordo (dire una bugia “bianca” o vandalizzare un libro) solo per evitare di rispondere in modo sfavorevole a una richiesta.

“Molte persone accettano di fare cose, anche quelle che preferirebbero non fare, solo per evitare il notevole disagio di dire no”, afferma la professoressa Vanessa K. Bohns.

Un altro studio, basato sull’analisi dell’attività cerebrale di soggetti invitati a esprimere il proprio accordo o disaccordo con determinate affermazioni, suggerisce che la decisione di non essere d’accordo suscitava una maggiore dissonanza cognitiva (discrepanza tra valori e azioni) negli individui che di solito discordavano meno di frequente.

D’altra parte, Lauren Appio, dottore di ricerca in psicologia, ritiene che, nel tempo, il consenso sia stato una buona strategia di sopravvivenza per l’umanità. Pertanto, temiamo inconsciamente di separarci dagli altri assumendo differenze di opinione e di comportamento. Ci sembra rischioso prendere le distanze dalla folla attraverso una serie di barriere deliberatamente poste.

Tuttavia, è necessario imparare a dire di no quando una proposta sfida i nostri standard morali, fisici o emotivi, o il tempo a nostra disposizione. Possiamo farlo mettendo in pratica i seguenti metodi:

 

  • Capire che si può scegliere: nessuno è padrone dei nostri pensieri, delle nostre decisioni e delle nostre azioni;
  • Stabilire le proprie priorità per le piccole e grandi cose: tempo, energia, denaro, competenze o opportunità sono troppo preziosi per essere investiti a caso;
  • Stabilire dei limiti: alcune persone possono prendere l’abitudine di abusare della vostra tolleranza o predisposizione a dire “sì”;
  • Evitare di farsi manipolare: dovete assicurarvi che la situazione vi venga presentata in modo accurato;
  • Chiedere tempo prima di prendere una decisione definitiva: le decisioni prese in fretta e furia spesso si trasformano in rimpianti;
  • Dire di no con convinzione, ma senza essere scortesi;
  • Tollerare il disagio causato dall’insoddisfazione altrui: anche se potete contribuire al bene dei vostri amici e conoscenti, non siete obbligati a garantire loro uno stato permanente di felicità e appagamento;
  • Non entrare troppo nei dettagli: è sufficiente spiegare che il vostro rifiuto non è dato per cattiveria;
  • Non scusarsi quando non si è responsabili di salvare una situazione: alcune persone potrebbero cercare di caricarvi dell’onere di correggere le conseguenze delle loro azioni, per risparmiarsi la fatica;
  • Chiedere aiuto, se necessario: famiglia, amici, conoscenti o professionisti con esperienza nel settore possono guidarvi, con il vostro consenso, a prendere le decisioni migliori.

 

La necessità di un equilibrio

Anche sul posto di lavoro possiamo incorrere in simili problemi. Al lavoro, oltre alla necessità di essere graditi a dirigenti, colleghi o sottoposti, c’è anche il timore che un rifiuto venga interpretato come un segno di incompetenza o di scarso interesse e coinvolgimento nei progetti aziendali. Tuttavia, un’eccessiva disponibilità sul lavoro diminuisce le prestazioni dei dipendenti perché porta a un esaurimento prematuro delle risorse, sovraccaricando l’agenda.

Un rifiuto giustificato di assumere ulteriori compiti o nuove responsabilità significa dare la possibilità a qualcun altro di rendersi utile e di farsi notare, il che, in ultima analisi, è anche una forma di sostegno al team. Inoltre, rifiutare le proposte è un’abilità essenziale per mantenere relazioni professionali equilibrate.

Quando le richieste che riceviamo vanno oltre l’ambito degli obblighi lavorativi, possiamo dire di no, esplorando alcune semplici strategie:

 

  • Prestare attenzione ai segnali verbali e non verbali per comprendere correttamente le implicazioni della proposta;
  • Analizzare la proposta e decidere se si adatta alla propria visione professionale, agli obiettivi a lungo termine o se fornisce un arricchimento alla carriera;
  • Riconoscere l’opportunità;
  • Cercare il sostegno dei colleghi, soprattutto quando il pensiero di dire no provoca stress e ansia;
  • Offrire un’alternativa ponderata o un rifiuto motivato e accuratamente formulato;
  • Essere disponibili a indirizzare l’opportunità a una persona più adatta.

 

Il bisogno di essere apprezzati

Saper dire di no equivale a prendersi cura di sé. Per quanto vorremmo piacere agli altri, e indipendentemente dal nostro approccio altruistico nei confronti delle altre persone, non possiamo dare all’infinito. Non possiamo sempre mettere noi stessi in secondo piano. Dobbiamo lavorare sui nostri obiettivi, ricaricare le batterie, prenderci cura della nostra salute ed evitare di rattristarci quando coloro per i quali ci impegniamo non si comportano allo stesso modo.

Quando non ci preoccupiamo della convalida sociale, le nostre scelte sono radicate nella realtà delle nostre convinzioni e dei nostri valori. E allora possiamo dire di no con chiarezza, ma con rispetto, offrendo altre risorse, opzioni o anche spiegazioni, se necessario.

Come possiamo farlo? Ecco alcune opzioni, facilmente modulabili a seconda delle persone, del soggetto e del contesto:

 

  • Esprimere chiaramente ciò che si ha da dire, in forma di frase completa, senza scusarsi (Grazie, ma non posso occuparmene / Non posso accettare il vostro invito /Non posso venire martedì alle 14:00”);
  • Rispondere in modo vago ma deciso (“Grazie per avermelo chiesto, ma non è possibile”);
  • Fare una contro-proposta (“Non sono disponibile la prossima settimana, ma puoi chiedere a X”);
  • Considerare la possibilità di rimandare la proposta a una data più favorevole (“Questo mese non mi è possibile, ma ti prego di farmi sapere se avrai bisogno di aiuto in futuro, così potrò organizzarmi per tempo”);
  • Esprimere gratitudine (“Apprezzo che tu abbia pensato a me, ma sono già molto impegnato. Mi dispiace di non poterti aiutare questa volta”);
  • Chiarire che non si tratta di nulla di personale (“Venerdì non sono libero, ho già promesso a Y che passerò”);
  • Offrire un altro tipo di aiuto (“La risposta è no, ma ecco cosa posso fare…”);
  • Chiedere tempo per valutare (“Ho bisogno di analizzare un po’ la situazione. Ti farò sapere”);
  • Far notare che è stato superato un limite (“Ti ho sempre aiutato con piacere, sono sicuro che ora puoi chiedere a qualcun altro”).

 

Dobbiamo imparare l’arte di dire no senza temere di non essere accettati e apprezzati. Le opinioni altrui su di noi sono in definitiva soggettive: i tratti che piacciono ad alcuni possono sembrare indesiderabili ad altri. Le impressioni sono relative e la felicità non dipende dal numero di persone che ci stimano.

 

 

Di Genia Ruscu, ha conseguito un master in consulenza socio-assistenziale.

Fonte: https://st.network/analysis/top/the-need-to-learn-to-say-no.html

Traduzione: Tiziana Calà

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