Emmaus: la strada verso Laodicea

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Con confusione, turbolenza emotiva e dubbi importanti, Cleopa e il suo compagno di viaggio percorrono il sentiero polveroso e ben battuto.

La conversazione era intensa e confusa, mentre riflettevano sulle montagne russe emotive dell’ultima settimana. I picchi di euforia erano stati infranti da un basso straziante, vuoto, pieno di dubbi, con la speranza che si era infranta sulle rocce frastagliate delle circostanze, lasciando che il futuro apparisse cupo e privo di significato.

La loro attenzione era così assorta che non si accorsero della presenza di un altro viaggiatore diretto a ovest. Non passò molto tempo prima che l’apparente intruso interrompesse il loro scambio di opinioni con una domanda: “Di cosa state parlando?”.

Incredulo, Cleopa risponde: “Come di cosa? La tua ignoranza è sbalorditiva. Devi essere l’unica persona qui intorno che non ha idea di cosa stia succedendo…”.

“Quali cose?”, replica a sua volta lo sconosciuto.

Quali cose, in effetti… In Luca 24, la storia del viaggio sulla strada di Emmaus offre una visione unica di come il cielo abbia risposto alla chiesa distrutta che lottava per venire a capo di un evento così radicale e di una chiamata così alta che avrebbe portato a un messaggio che avrebbe cambiato la storia e il destino della creazione intelligente in tutto l’universo e per tutta l’eternità.

In quanto la più lunga narrazione post-risurrezione dei Vangeli, la storia di Emmaus rivela uno dei più importanti incontri con Gesù del Nuovo Testamento. Mentre cerchiamo di scandagliare le profondità di quell’incontro, ci vengono in mente due domande significative che possono offrire spunti di riflessione sul nostro posto nella storia:

 

1) In quelle circostanze, perché i discepoli lasciarono Gerusalemme?

2) In quelle circostanze, perché Gesù si è dato tanto da fare per farli tornare?

 

Il contesto del viaggio di Emmaus è ricco di andirivieni verso una tomba vuota e di resoconti di strane apparizioni con messaggi inaspettati. Gli eventi del giorno sembrano aver avuto un impatto sui nostri viaggiatori, come dimostra la risposta esasperata alla domanda di Gesù lungo la strada:

“[…] certe donne tra di noi ci hanno fatto stupire; andate la mattina di buon’ora al sepolcro, non hanno trovato il suo corpo, e sono ritornate dicendo di aver avuto anche una visione di angeli, i quali dicono che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato tutto come avevano detto le donne; ma lui [Gesù] non lo hanno visto” (Luca 24:22-24).

Non sembra strano che questi discepoli, dopo aver sentito questa notizia, abbiano comunque lasciato Gerusalemme? A parte la paura, la curiosità di base non avrebbe suscitato un certo interesse che avrebbe ritardato la partenza abbastanza a lungo per scoprire cosa stava accadendo? A parte la cultura, le loro aspettative erano così radicate in ciò di cui erano stati testimoni da essere accecati dalla realtà precedentemente rivelata della risurrezione quando questa fu loro riferita dalle donne? Che cosa c’era di così importante a Emmaus da spingerli, in quelle circostanze, a lasciare Gerusalemme?

Sebbene la Bibbia sembri tacere intenzionalmente sul motivo per cui dovettero raggiungere Emmaus, un punto saliente che viene spesso trascurato è lo sforzo che il cielo intraprese per farli tornare indietro, il che ci porta alla seconda domanda.

Uno dei dettagli più intriganti di questo incontro è che i discepoli non riconobbero immediatamente Gesù.

Questa cecità temporanea ha fornito al nostro Salvatore risorto l’opportunità di esplorare con loro la Scrittura in modo calmo, ragionato e logico, evidenziando e stabilendo l’autorità e l’importanza di fidarsi della Parola scritta.

È significativo che Gesù abbia iniziato con “cominciando da Mosè e da tutti i profeti”, spiegando “loro in tutte le Scritture le cose che lo riguardavano” (Luca 24:27).

Si trattava chiaramente di un messaggio profetico che al centro rivelava Gesù e la sua opera a favore dell’umanità e dell’universo, divulgando il carattere e il regno del nostro Signore. Ai due discepoli sulla strada di Emmaus venne data una rivelazione di un messaggio profetico che conoscevano, ma che non riuscirono a cogliere nella sua totalità.

Il risultato di questo incontro divinamente voluto fu duplice: il loro cuore si infiammò e tornarono a Gerusalemme. Ora che abbiamo il risultato, consideriamo meglio il contesto.

Quel fatidico mattino, Gesù uscì dal sepolcro come un vincitore. Mentre la nascente chiesa cristiana era in confusione e in lutto, il cielo era in festa. In questa scena celeste di gioia sfrenata, dopo essere apparso brevemente a Maria, appare Gesù, il centro legittimo della vera festa. Tuttavia, invece di unirsi alla festa stessa, Gesù, dopo aver ricevuto l’assicurazione dal Padre, torna indietro. A quanto pare, c’era qualcosa di più importante che richiedeva la sua attenzione sulla terra!

Mentre il Salvatore quel giorno apparve brevemente a Maria, alle altre donne e persino a Pietro, Gesù, il Salvatore risorto che poteva fare un salto cosmico in cielo e tornare indietro in una frazione di secondo, camminò probabilmente per diverse ore con i nostri amici lungo la strada di Emmaus. Il fatto che il cielo abbia investito tanto tempo e tanto impegno in questi due discepoli diretti a Emmaus è davvero strano, date le circostanze. Pietro e gli altri discepoli non avrebbero forse beneficiato di una simile visita? Sicuramente una conferenza sulle profezie tenuta da Gesù risorto avrebbe giovato molto alla Chiesa dell’epoca.

Sebbene si possa sostenere che gli strani avvenimenti del giorno possano aver costretto i nostri amici di Emmaus ad andarsene, ci sono pochi dubbi sul fatto che se Gesù avesse voluto che rimanessero, avrebbe potuto organizzare le cose in modo che rimanessero. Ma non l’ha fatto, e ci resta da considerare la possibilità che il cielo volesse che se ne andassero.

Dato che l’avventismo è nato come movimento profetico e il messaggio ai nostri amici sulla strada di Emmaus era profetico, potrebbero esserci dei parallelismi che vale la pena esplorare?

Come movimento profetico, l’avventismo è nato dalla comprensione storicista delle profezie. Questa concezione pone la nostra chiesa attuale nella posizione storica di essere la chiesa di Laodicea (cfr. Apocalisse 3:14-22). Se è vero che la chiesa di Laodicea, da una prospettiva storica, sarà la chiesa che finalmente entrerà nella Canaan celeste, non lo farà nella sua condizione di Laodicea. Anzi, la Bibbia descrive la condizione laodiceana come stucchevole e “tiepida”, illusa di essere “ricca di beni” e di non avere “bisogno di niente”, mentre in realtà è “miserabile, povera, cieca e nuda”.

La soluzione alla condizione di Laodicea è fornita dallo stesso personaggio che ha camminato con i nostri amici sulla strada di Emmaus, Gesù, il “testimone fedele e veritiero” che più tardi, in visione a Giovanni, camminò tra i sette candelabri, o le sette chiese del tempo profetico (cfr. Apocalisse 1:12-20).

Il risultato ben definito di questo incontro con il divino personaggio misterioso che camminava verso Emmaus o “testimone fedele e veritiero” è il pentimento, il ritorno a Dio. In effetti, l’ingiunzione è di “essere zelante e ravvedersi”. La parola greca che significa “essere solleciti” significa fondamentalmente “ardere di zelo”. In altre parole, non siate tiepidi, ma caldi!

Il che ci riporta ai nostri amici sulla strada di Emmaus e a quella domanda “scottante”: perché il cielo ha fatto di tutto per riportare quei discepoli a Gerusalemme?

Questi discepoli erano in viaggio lontano da Gerusalemme, verso un luogo chiamato Emmaus. Vi sorprenderebbe sapere che la parola Emmaus potrebbe derivare dalla parola semitica che sta a significare “primavera calda”! In altre parole, essi erano metaforicamente diretti alla “Laodicea tiepida”, e ci volle un’esperienza vissuta con il “testimone fedele e veritiero” attraverso un messaggio profetico che fece “ardere” i loro cuori per riportarli indietro, per farli tornare indietro, che è fondamentalmente ciò che significa pentirsi.

È possibile che in questa storia del Vangelo di Luca sia nascosto un messaggio per la nostra odierna chiesa di Laodicea? È possibile che noi, come chiesa, non siamo riusciti a cogliere appieno il messaggio profetico che conosciamo così bene? È possibile che la chiesa, che siamo noi, nella sua condizione di Laodicea, abbia bisogno di un incontro profetico con Gesù affinché i nostri cuori, ispirati e diretti dallo Spirito, ardano dentro di noi e ci facciano tornare indietro? Ma indietro dove? Che cosa c’era di così importante a Gerusalemme da indurre il cielo a compiere tali sforzi in quella che può essere descritta solo come una rappresentazione divinamente orchestrata per centralizzare la Chiesa in quel periodo? Se consideriamo Gerusalemme dal punto di vista storico e soprattutto profetico, una cosa salta all’occhio: Gesù è a Gerusalemme. Infatti, cosa sarebbe la Nuova Gerusalemme senza Gesù? Mentre presentiamo al mondo il nostro messaggio profetico diretto dal cielo e così tempestivo, siamo stati istruiti a magnificare Gesù. “Lasciate parlare Daniele, lasciate parlare l’Apocalisse e dite ciò che rappresenta la verità. Ma qualunque sia la fase dell’argomento presentata, innalzate Gesù come centro (sic) di ogni speranza”.

Gesù, il centro di ogni speranza.

Lo stesso personaggio che camminò verso Emmaus, che ha camminato in mezzo alla nostra chiesa profetica, sta alla porta dei nostri cuori e bussa gentilmente (cfr. Apocalisse 3:20), chiamandoci come individui e come comunità a unirci a lui nella Parola scritta dove, con i cuori ardenti ispirati dallo Spirito, saremo abilitati a fare l’impossibile: rivelare Gesù.

Mentre Gesù percorre il sentiero ben battuto verso la porta del nostro cuore e bussa, tutto ciò che dobbiamo fare è aprire la porta… o meglio, spalancarla.

 

 

Di Randall Ibbott, consulente informatico freelance che vive nella Central Coast, in Australia.

Fonte: https://record.adventistchurch.com/2022/10/10/emmaus-the-road-to-laodicea/

Traduzione: Tiziana Calà

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