DOBBIAMO AVER PAURA DELLE RETI SOCIALI?

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Oggi in un minuto, 701’389 persone si saranno connesse su Facebook, avremo mandato 150 milioni di e-mail e 20,8 milioni di messaggi Whattsapp, condiviso 527’760 fotografie su Snapchat, passato 69’444 ore su Netflix, ascoltato 38’052 ore di musica su Spotify e speso 203’596 dollari su Amazon[1]. Sono solo alcune cifre che dimostrano quanto siano onnipresenti le nuove tecnologie nel nostro quotidiano. Tra di esse, le reti sociali in particolare ci sommergono sempre di più. Un recente sondaggio negli Stati Uniti ha dimostrato che il 51% degli adolescenti si connette alla loro rete preferita almeno una volta al giorno e il 22% più di 10 volte[2]! Infine Facebook rivendicava il 30 giugno scorso 1.712 miliardi di utilizzatori attivi ogni mese[3]. Cose da farci girare la testa.

Di fronte a un utilizzo sempre più importante e all’enorme scelta (Facebook, Twitter, Snapchat, Whattsapp, Instagram, YouTube, Viber, Telegram, Linkedin …) è difficile sapere cosa pensare.

Vediamo i vantaggi innegabili che ci offrono questi mezzi: poter comunicare più rapidamente e mantenere un legame pur restando a chilometri di distanza; poter informarsi a tempo record: è grazie alle reti sociali che fu possibile la primavera araba. Ma ci sono pure dei traviamenti e dei problemi generati da certe persone: esaltazione dell’IO che sfocia in un narcisismo esasperato; dipendenza da cui certa gente fa molta fatica a staccarsi; bisogno di controllo permanente sulle nuove informazioni. Senza contare le questioni relative ai dati: A chi appartiene tutto il materiale che condivido? Dove vengono conservate? Chi ha realmente accesso a queste informazioni? Che cosa succede se condivido la fotografia di un’altra persona? E la lista dei problemi potrebbe allungarsi ancora di più.

Come cristiano e per le nostre chiese, si pongono immancabilmente diversi interrogativi: dobbiamo utilizzare questi mezzi? Fino a che punto? Dobbiamo essere presenti assolutamente dappertutto? Ci sono pure dei quesiti di ordine etico. La risposta non sarà evidentemente manichea. La soluzione potrebbe essere diversa a dipendenza delle persone. L’importante è che la discussione sia aperta. Poiché, qualsiasi sia lo strumento che s’intende utilizzare per voi o per la chiesa, esso deve essere scelto con cognizione di causa. In nessun momento si dovrà bloccare il dibattito.

Per rispondere a questa problematica, vediamo quali indicazioni bibliche abbiamo a disposizione per vederci più chiaro tra i meandri delle reti sociali. Poiché se è vero che le nuove tecnologie non esistevano due mila anni fa, ci sono delle lezioni e dei principi spirituali e morali che restano atemporali. Credo fermamente che la Parola di Dio resta sempre attuale e ci accompagna in tutti i campi della nostra vita.

Tempo fa, Philippe Zeissig ebbe uno sguardo appropriato sulla nostra società dell’informazione e della comunicazione, ecco cosa scriveva (dopo aver parlato dei granai che si svuotano): “Al contrario dei granai che si svuotano le nostre teste si riempiono. In esse c’è sempre meno posto. Con tutto ciò che dobbiamo intendere e apprendere; con tutto ciò che si deve vedere, credere, leggere, vivere, guardare, con la radio, la televisione, la strada, i giornali, il nostro cervello è stipato fino all’osso. Non si può comprimere tutto questo come paglia e fieno. Allora? “Esaminate ogni cosa, dice San Paolo, e ritenete il bene.” Non accogliere qualsiasi pensiero, qualsiasi ricordo. Scegliere le idee e le immagini che si vogliono riporre nel granaio. Insomma: non premere sotto il torchio, ma cernere in piena luce[4] .”

“Esaminate ogni cosa e ritenete il bene[5].” Qui abbiamo una prima lezione biblica, che è il ritornello di tutta la vita cristiana e che si applica perfettamente alle nostre reti sociali. Pratica non sempre agevole, poiché richiede tempo e coinvolgimento. Pratica che non accetta le risposte già fatte e che talvolta ci porta più problemi che soluzioni.

Così ci conviene esaminare queste famose reti per scoprirne il loro funzionamento.

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Che cosa capita ai miei dati? Che li controlla? Ne sono proprietario? Con quale scopo utilizzo questo o quel strumento? Per me? Per gli altri? Quanto tempo mi prende? Creo veramente dei contatti o mi rinchiudo in una realtà parallela? Infine, quali persone possono essere beneficiarie? Potremmo continuare e continuare ancora con la lista delle domande. Ma senza portar qui delle risposte, poiché il più importante è che ognuno si prenda il tempo per porsele e per rispondervi.

Il secondo insegnamento tratto dalla Bibbia, lo troviamo più specificatamente nell’esempio di vita di Cristo. L’evangelista Giovanni utilizza un termine molto preciso quando parla della sua venuta sulla Terra: “E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi [6].” Gesù è venuto, letteralmente in greco, “piantare la sua tenda”, al nostro fianco. Raggiungendo così l’umanità. Tutto il suo ministero si è svolto secondo questo principio: ha mangiato con i pubblicani, frequentato donne adultere e vissuto accanto a tutti i reietti della società dell’epoca. L’insegnamento che ci dà: raggiungere il nostro prossimo dove si trova.

Lo stesso nel campo delle reti sociali. Ci sono gli affezionati di quella o quell’altra rete: Facebook, Twitter … Forse vi diranno: “la nostra chiesa deve assolutamente essere visibile in questa o in quella rete.” Ma la nostra riflessione di partenza deve soprattutto portarci a chiedere: “Dove sono le persone che vogliamo toccare?” Per esempio in Francia nell’universo della tecnica utilizzano molto Twitter. Mentre in Svizzera è una rete poco utilizzata dai tecnofili. Di conseguenza è utilizzata ancor meno dal grande pubblico. È importante sapere dove sono presenti i nostri membri, i nostri giovani, i nostri amici. L’approccio che non funziona è quello di creare una rete e di dire: “Raggiungeteci”.

Come posso allora utilizzare al meglio questi strumenti? Vi devo confessare che, pur essendo un tecnofilo, non sono entusiasta di Facebook, malgrado che sappia che molti dei miei membri e dei miei giovani l’utilizzino. L’adopero unicamente per comunicare gli avvenimenti e contattare direttamente le persone. Ma ho fatto la scelta (che sarà diversa da una persona all’altra) di non esporre la mia vita personale.

Il terzo insegnamento che possiamo trarre dalla Bibbia è il fatto ch’essa già ci proponeva una rete sociale: la Chiesa.

“Poiché come il corpo è uno e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, benché siano molte, formano un solo corpo, così è anche di Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati in un unico Spirito per formare un unico corpo, Giudei e Greci, schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un solo Spirito (…) Voi siete il corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua[7].”

La Chiesa è quindi il luogo in cui ogni membro può venire con le sue differenze per arricchire il corpo di Cristo. Una rete in cui ciascuno si edifica a vicenda sia personalmente che spiritualmente.

Corpo che è la soluzione di Dio per permetterci, guidati dallo Spirito Santo, di compiere il mandato evangelico: “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli …[8]” Così dunque l’uso di queste reti sociali deve avere per obiettivo finale di servire la rete sociale biblica. Dobbiamo raggiungere la gente là dove si trova per condurli in seguito a Dio, affinché possano a loro volta far parte del corpo di Cristo.

Il nostro mondo evolve molto in fretta e dobbiamo incessantemente essere curiosi. Evidentemente non tutto è buono. Bisogna essere prudenti e agire con consapevolezza. Ma neppure tutto è cattivo e oggi più che mai, le nuove tecnologie, utilizzate con cognizione di causa, possono permetterci di creare contatti e condividere la Parola di Dio. Tutto questo evidentemente si fa nel corso di un processo in cui ragione e ispirazione son legati intimamente. Perché, lo credo, abbiamo qui un potenziale incredibile per tessere delle relazioni e per l’evangelizzazione.

Non dimentichiamo quindi questa parola dell’apostolo Paolo, viviamo con l’esempio di Cristo e serbiamo l’obiettivo della nostra rete sociale ultima: la Chiesa.

[1] DESJARDINS Jeff, What happens in an internet minute in 2016 ?, 25 avril 2016, Visual Capitalist, 10 octobre 2016 <http://www.visualcapitalist.com/what-happens-internet-minute-2016/>  [2] BOISVERT-BEAUREGARD Sophie, L’usage des médias sociaux chez les jeunes : les deux côtés de la médaille, s.d., C’est malade ! Un blogue pour les professionnels jeunesse, 09 octobre 2016 <http://blogsgrms.com/cestmalade/lusage-des-medias-sociaux-chez-les-jeunes-les-deux-cotes-de-la-medaille/[3] FREDOUELLE Aude, Nombre d’utilisateur de Facebook dans le monde, 29 juillet 2016, Journal du Net, 10 octobre 2016 <http://www.journaldunet.com/ebusiness/le-net/1125265-nombre-d-utilisateurs-de-facebook-dans-le-monde/[4] ZEISSIG Philippe, Une minute pour chaque jour, Mont-sur-Lausanne, Lyon, Neuchâtel, Ouverture, Olivétan, OPEC, p. 289. [5] 1 Tessalonicesi 5 :21 (versione Nuova Riveduta) [6] Giovanni 1:14 [7] 1 Corinzi 12 :112-13, 27 [8] Matteo 28 :19 

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