“Si può essere felicemente sposati con chiunque, se ci si impegna abbastanza”. Vero o falso?

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sposare chiunque

Si può essere felicemente sposati con chiunque? L’idea della felicità come un qualcosa di propria creazione persiste ai nostri giorni, anche se la sua sedimentazione culturale appartiene all’epoca moderna.

Se alcune idee ci vengono imposte dall’autorità della ricerca sociale o dalla pressione psicologica di gruppi o comunità, la credenza altruista in uno stato di felicità che si può costruire da soli dipende da un altro fattore: l’idea che la natura umana sia perfettibile; quindi, abbiamo la capacità di migliorarci come esseri umani, di raggiungere l’autorealizzazione e la definizione sociale attraverso le scelte più lucide, o di trovare il nostro equilibrio emotivo attraverso comportamenti ragionevoli.

 

La prospettiva della felicità: determinata dall’altruismo?

Un importante cambiamento nella comprensione della condizione umana è avvenuto durante il confronto tra il fissismo della visione medievale, sullo sfondo delle grandi scoperte geografiche del XV e XVI secolo, e l’insospettata diversità del pianeta nella sua organizzazione sociale e nelle relazioni interpersonali.

E così, la visione europea dei matrimoni basata su interessi finanziari, potere e influenza, che ignorava l’ideale di autorealizzazione dell’individuo, ha finito per rivelare la sua “miopia” sociale. Nella nuova società, l’individuo doveva misurare le sue doti capitalizzando pienamente la sua natura di essere razionale.

Come continuazione di questa generosa visione dell’Illuminismo, è nato l’ideale della felicità “illuminata”. Ancora oggi, alcune persone credono che il successo del matrimonio risieda solo nella collaborazione di volontà, qualità, buone intenzioni e altruismo nel risolvere le disfunzioni del rapporto, mentre il fallimento deriva dall’egoismo: ogni partner si aspetta solamente che l’altro cambi.

Di conseguenza, è emerso l’ideale dell’amore incondizionato, per offrire tutto con gentilezza, senza chiedere nulla in cambio, circondando la persona amata in un’aura autosufficiente, destinata a illuminare colui che offre l’amore.

 

Più lucidità, più dramma

Se il ritratto originale dell’individuo moderno era anch’esso avvolto dall’aura della razionalità, segnalando luminosi orizzonti di trasformazione umana, gradualmente, in virtù di nuove prospettive teoriche sull’individuo e le sue doti, l’umanità ha subito una “mortificazione narcisistica” (Freud, Lacan) dell’immagine di sé. La teoria clinicamente fondata che la psiche umana non è al 100% coscienza, ma contiene sempre una zona dell’inconscio, quindi del non-razionale, ha fatto scendere la natura umana dal piedistallo dell’onnipotenza attraverso il dominio della ragione.

Le testimonianze dell’area “psi” (psicologia, psichiatria, psicoanalisi, psicosociologia) si sono moltiplicate. Così, le emozioni sconosciute, gli impulsi incontenibili, i sentimenti che hanno “ragioni che la ragione non conosce”, come diceva Blaise Pascal, hanno generato produzioni culturali uniche (vedi il movimento del Romanticismo), ma anche una nuova mentalità riguardo alle relazioni interpersonali.

In questo periodo, la relazione di coppia, spesso dissociata dal matrimonio, cominciò a essere vista come il risultato dell’azione di fattori parzialmente incontrollabili, ribelli rispetto alla ragione e alla volontà (“L’amore vince”, “Il cuore vuole ciò che vuole”, “L’amore non ha bisogno di parole”, e così via).

 

La strada dell’inferno è lastricata di buone intenzioni

È diventato gradualmente chiaro che la ragionevolezza è insufficiente non solo per risolvere i problemi tra partner, ma anche per la conoscenza di sé. I capricci della propria affettività o del comportamento dell’altro, e differenze inconciliabili di temperamento, finiscono per indebolire la vitalità degli inizi.

La lucidità, lungi dal prevedere queste situazioni, si limita a notare il disastro, l’infelicità e il dramma.

La famosa “erosione delle relazioni”, invocata nelle terapie di coppia o nei divorzi, è spesso la conseguenza dell’ignorare fin dall’inizio i potenziali disadattamenti distruttivi. Questo avviene proprio in virtù della convinzione ingiustificata della forza della propria volontà, del proprio pensiero, dei propri sentimenti e della propria personalità.

È un’idealizzazione specifica dei giovani, che vedono tutto sotto una luce pura e che chiamano “amore incondizionato” quello straripamento emotivo dall’interno, spesso proiettato sull’anima di un partner inadatto.

 

La prospettiva della felicità

Il fatto che uno scontro di personalità non sia considerato un motivo valido per il divorzio ha un significato morale: la psicologia dimostra che il temperamento umano è un fatto innato, mentre la personalità si forma attraverso l’educazione, può cambiare nel tempo; sta a ciascun individuo migliorarla o snaturarla nel corso della vita.

Così, se riveliamo una personalità piacevole attraverso il nostro comportamento verso il nostro partner, ma non siamo trattati allo stesso modo, le cose possono ancora andare bene attraverso l’accettazione eroica dell’asimmetria, ma la prospettiva della felicità sembra incerta.

Se entrambi i partner si comportano bene e hanno personalità piacevoli, le possibilità aumentano notevolmente, ma la felicità non è ancora garantita. Questo caso rappresenta il punto massimo di “controllo”: la nostra possibilità di influenzare le nostre chance di essere felici.

Al di là di questo, è più ragionevole riconoscere che le situazioni che possono portarci alla felicità non sono del tutto prevedibili, gestibili, trasformabili dalla nostra volontà, e che la felicità non è una nostra creazione, ma uno stato mentale relazionale più qualcosa di misterioso. Questa è una conclusione pessimistica solo per gli orgogliosi.

Per coloro che confidano nella benedizione divina, è una salvezza sapere che la prospettiva della felicità non risiede nelle loro mani incerte, ma nelle mani piene di doni immeritati e di grazia.

 

 

Di Corina Matei, docente di dottorato presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione e Relazioni Internazionali, Università “Titu Maiorescu”, Bucarest

Fonte: https://st.network/analysis/top/you-can-be-happily-married-to-anyone-if-you-try-hard-enough-true-or-false.html

Traduzione: Tiziana Calà

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