“Sì, lo voglio”

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Nove anni fa, mentre io e il mio fidanzato eravamo alle prese con il piegare fiori di carta, dipingere bottiglie di vetro e progettare e realizzare le nostre partecipazioni di matrimonio, una domanda sorgeva con una certa regolarità: perché non facciamo una fuga d’amore?

 

Nel tentativo di risparmiare qualche soldo, abbiamo dovuto organizzare e realizzare molte cose da soli, compreso il mio abito da sposa. Tra le spese, la logistica e il tempo richiesto, lo stress e l’esaurimento ci hanno fatto perdere il controllo, facendoci spesso arrabbiare. Il nostro rapporto non è mai stato così teso come durante il periodo dell’organizzazione del matrimonio. Ne abbiamo colto l’ironia e per questo ogni tanto ci dicevamo di dover fare una fuga d’amore, lontani da tutto e tutti.

Fortunatamente il nostro rapporto è sopravvissuto, il giorno del matrimonio è stato meraviglioso (nonostante la grandine e la pioggia siano apparse senza invito alla nostra cerimonia all’aperto) e siamo stati felici di aver speso solo una piccola parte rispetto alla media nazionale (stimata in circa 50.000 dollari dai siti web dedicati ai matrimoni).

I bei ricordi del matrimonio stesso hanno cancellato quelli negativi legati all’organizzazione del matrimonio. Siamo stati contenti di aver perseverato con una cerimonia di matrimonio tradizionale invece di scegliere di sposarci con una semplice cerimonia officiata da un celebrante, alla sola presenza di due testimoni.

È difficile determinare con esattezza il numero di coppie che si sono sposate in modo “tradizionale” rispetto a quelle che hanno scelto altre modalità: le statistiche ufficiali contano il numero di matrimoni registrati, non il modo in cui questi siano stati celebrati. Al giorno d’oggi i matrimoni spaziano dalla cerimonia convenzionale in chiesa, seguita da un ricevimento, fino ai micro-matrimoni che mantengono alcuni elementi tradizionali, senza dimenticare le fughe in comune, tutte legalmente registrate e riconosciute.

Tuttavia, se si presume che i ministri di culto tendano a non presiedere i matrimoni celebrati al di fuori delle chiese, allora circa il 78% di tutti i matrimoni celebrati in Australia nel 2017 (per un totale di 112.954) sono stati condotti in modo non propriamente tradizionale.

Nel 2004 Josh e Britt Withers hanno fondato la Pop-Up Wedding Co. e nel 2013 si sono reinventati per diventare The Elopement Collective.

“Da quando abbiamo reso disponibile i nostri servizi, sempre più persone affermano di trovarli vantaggiosi, un’alternativa più amichevole”, dichiara Josh. “Non so se siamo stati noi i pionieri della tendenza o se esisteva già, ma da quando abbiamo iniziato a promuoverla, centinaia di persone all’anno ci chiedono informazioni, perché l’idea di sposarsi senza dover invitare tutti i cugini e parenti, e anche solo il pensiero di qualche dramma che potrebbe esserci… alcune persone vogliono solo sposarsi senza le conseguenti seccature”.

Mentre un tempo il termine “fuga d’amore” evocava l’immagine di una coppia che si sposava in fretta e furia, per evitare uno scandalo o l’obiezione dei genitori, nel ventunesimo secolo la fuga d’amore si basa più sulla semplicità.

Melanie e Mark Richardson hanno fatto la loro fuga d’amore nel settembre dello scorso anno. “Abbiamo deciso di fare una fuga d’amore dopo una grande festa di fidanzamento in cui ci siamo visti a malapena nel corso di tutta la serata”, racconta Melanie. “Abbiamo deciso che avremmo preferito trascorrere insieme il nostro momento speciale. Abbiamo iniziato a pianificare un matrimonio tradizionale, ma ci siamo ritrovati a fare scelte per compiacere gli altri e non noi stessi”.

Sebbene molti possano pensare che la decisione di fare una fuga d’amore sia basata esclusivamente sulle finanze (e certamente ci sono dei vantaggi economici), le ragioni che le coppie adducono per questa scelta sono di solito quelle di voler evitare le seccature e la diplomazia necessarie per organizzare un matrimonio tradizionale.

“Molte persone pensano che sia una questione di soldi, ma non si tratta esclusivamente di questo”, dice Josh, riferendosi alle coppie che si sono rivolte a The Elopement Collective. “Vogliono solo evitare di organizzare un grande evento. Un matrimonio è un evento pubblico [ma è anche come un] compleanno. Alcune persone non vogliono 100 o 200 persone per il loro compleanno e sono molto felici di una celebrazione più intima e personale”.

A differenza delle fughe d’amore “tradizionali” (pur ammettendo che esista un termine del genere), le fughe d’amore dei giorni nostri tendono a comprendere un numero maggiore di invitati rispetto al semplice celebrante e al numero necessario di testimoni per rendere ufficiale il matrimonio. Josh stima una media di sei/otto invitati, che spesso coinvolge genitori, fratelli e sorelle, amici intimi ed eventuali figli della coppia (o di precedenti relazioni di uno dei due futuri coniugi).

Dieci parenti stretti hanno partecipato alla fuga d’amore di Melanie e Mark che, nonostante l’ambientazione non convenzionale sulla spiaggia, hanno scelto di mantenere alcuni elementi tradizionali: si sono scambiati le fedi e il padre di Melanie l’ha accompagnata lungo la “navata”.

I matrimoni sono stati spesso considerati come un’invenzione cristiana: nelle società occidentali sono stati tradizionalmente celebrati all’interno delle sacre mura di una chiesa e, fino a poco tempo fa, anche le coppie non cristiane sceglievano di sposarsi lì. Che cosa significa allora per il cristianesimo e per il matrimonio di una coppia la recente tendenza a fare una fuga d’amore? La fuga d’amore (o il matrimonio in qualsiasi luogo al di fuori di una chiesa) ha un impatto sulla santità del matrimonio stesso?

Il dottor Loyd Uglow è professore di storia e scrittura presso la Southwestern Assemblies of God University in Texas, negli Stati Uniti. In un articolo intitolato “La storia del matrimonio” sul sito dell’università, scrive: “Sebbene sia chiaro che Dio ha istituito il matrimonio fin dall’inizio, ci sono state diverse opinioni sul fatto che i matrimoni siano principalmente eventi religiosi o secolari. Per gran parte dell’era paleocristiana, la chiesa si è tenuta fuori dai matrimoni, lasciando che fosse lo stato a gestire l’unione tra un uomo e una donna. Poco dopo l’800 invece, la chiesa ha iniziato a celebrare matrimoni, rendendo, qualche secolo dopo, il matrimonio uno dei sacramenti (almeno per quanto riguarda la chiesa cattolica)”.

Uglow suggerisce che, mentre il matrimonio è stato creato e santificato da Dio, la cerimonia matrimoniale è semplicemente un rituale adottato dalla chiesa cristiana, e non necessariamente un evento indicato dal Signore.

Il dottor Trafford Fischer, pastore ed educatore familiare con 10 anni di esperienza come direttore dei Ministeri della Famiglia della Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno, presso la divisione Sud-Pacifico, concorda con Uglow.

“Mentre la Bibbia parla di amore e certamente affronta il tema della sessualità all’interno e all’esterno del matrimonio, resta incredibilmente in silenzio su tutti i dettagli di un servizio o di una cerimonia nuziale, né fornisce alcuna specifica che Dio potrebbe richiedere riguardo all’ordine del servizio, al luogo o a chi dovrebbe partecipare”, afferma Fischer.

“La Bibbia sembra tacere sull’argomento della fuga d’amore. Se accettiamo che la fuga d’amore rappresenta un desiderio di sposarsi, con un coinvolgimento minimo della famiglia e degli amici, allora si può dire che la fuga d’amore non è anti-biblica. La coppia sceglie di sposarsi, che è ciò che la chiesa insegna come mandato biblico, e si assicura che il suo matrimonio sia legalmente accettabile e registrato dallo stato”.

Alla fine dei conti, l’indicatore chiave di un matrimonio riuscito non è tanto il modo in cui è stata celebrata la cerimonia, ma piuttosto la decisione che una coppia ha preso di dichiarare un impegno ufficiale l’uno verso l’altra.

“C’è una differenza tra celebrare un matrimonio e sposarsi”, sostiene Josh. “È come dire che per arrivare a Brisbane da Sydney, il modo più comune sia l’aereo; sì, ma ci sono altri modi: si può andare in macchina, prendere un treno o persino andare a nuoto. Lo stesso vale per una coppia: vogliono solo essere sposati; danno valore al matrimonio”.

Fischer si affretta a sottolineare che c’è una differenza tra le fughe d’amore e le relazioni di fatto, nel senso che in genere c’è un elemento di voto, che “può essere significativamente vincolante per una coppia, se si dichiara e si mantiene [il voto] con serietà, giurando davanti ai testimoni che vogliono mantenere la loro relazione nel bene e nel male… fino a che la morte non li separi! Questo può costituire un serio fattore di unione per le coppie che la convivenza non fornisce”.

Per i cristiani, questo livello di impegno coinvolge una terza parte: Dio. Una cerimonia matrimoniale cristiana riconoscerà la presenza di Dio e la sua guida nella relazione, richiedendo la sua benedizione per il futuro della coppia.

Coloro che criticano il matrimonio possono affermare che le statistiche che mostrano un calo del numero di matrimoni e i frequenti tassi di divorzio rappresentano la prova della mancanza di efficacia del matrimonio; tuttavia, quando si analizzano insieme i dati relativi a matrimoni e divorzi, questi dati raccontano in realtà una storia diversa.

In base all’ultimo censimento australiano del 2016, “il numero di persone sposate è più di 5,5 volte superiore a quello dei divorziati. […] Il numero di persone sposate aumenta ogni anno, poiché il tasso di divorzio è molto più basso del tasso di matrimonio e sta diminuendo”, scrive Caitlin Fitzsimmons in un articolo del Sydney Morning Herald. “Il matrimonio in Australia sta cambiando ma va ancora per la maggiore”.

A quanto pare, il successo di un matrimonio non dipende tanto dal luogo in cui si celebra il matrimonio, dal budget o dal numero di invitati presenti; si tratta piuttosto del desiderio di un livello di impegno più profondo.

 

Joachim e Sam

“Avevamo ancora un matrimonio completo, solo in scala ridotta. Se avessimo avuto un matrimonio in scala reale, avremmo avuto oltre 80 persone e tantissime spese, comprese gli alloggi per gli ospiti, gli anelli, la location, i fotografi e molto altro. Inoltre, sapevamo che nostro figlio autistico non sarebbe riuscito a gestire un matrimonio in grande stile. Quindi è stato più semplice così e in definitiva perfetto per noi. Abbiamo trascorso una giornata fantastica e anche i bambini hanno potuto godersi la giornata”.

 

Theodora e Chaan

“Dopo essermi frequentata per sette anni ero al settimo cielo quando Chaan mi ha chiesto di sposarlo! Il primo compito da portare a termine era la lista degli invitati. Vivendo su un’isola sapevamo che sarebbe stato un matrimonio in grande stile, ma non avremmo mai immaginato 536 persone! Dopo 18 mesi di discussioni su chi tagliare dalla lista, ho dato a Chaan un ultimatum: o tutti o nessuno. Non potevamo permetterci tutti, quindi abbiamo scelto nessuno”.

“Abbiamo prenotato un Airbnb su una spiaggia isolata, noleggiato il mio abito, comprato il suo, invitato alcuni amici per assistere alla cerimonia, un amico pastore per rendere il tutto legale e un fotografo per immortalare la giornata. È stata la decisione migliore: per noi è stata perfetta! Abbiamo mostrato alle famiglie il video e le foto. Abbiamo avuto qualche contraccolpo, ma tutti hanno capito perché l’abbiamo fatto”.

 

 

Di Melody Tan; vive a Sydney con il marito e il figlio.

Fonte: https://st.network/analysis/top/saying-i-do-wedding.html

Traduzione: Tiziana Calà

Uganda: la Chiesa Avventista prende le distanze dalla legge anti-gay
Le dieci grandi fughe nella Bibbia

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