ESSERE LIBERI – GALATI 5.13

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Che cosa vuol dire essere protestanti? Vuol dire essere liberi. Lo dice Galati 5, lo dice l’intero evangelo, la Bibbia intera. Essere cristiano vuol dire diventare un uomo libero. Essere protestante vuol dire assumere la responsabilità, il peso, il rischio e la gioia della libertà, in modo cosciente e coerente.

Si può facilmente spiegare tutta la storia dell’umanità come la storia dell’incessante lotta per la libertà. L’uomo è capace di lottare per la libertà e di conseguirla; non è però capace di conservarla, di vivere con essa, di crescere in essa. Si potrebbe dire: l’uomo non può vivere senza la libertà, ma non sa vivere con la libertà.

Ci volgiamo al testo biblico che per tre volte ci colmerà di stupore.

La prima sorpresa ci coglie appena iniziato il testo: Voi, fratelli, siete chiamati alla libertà. Perché dev’essere chiamato alla libertà, l’uomo? Non è forse libero? Proprio questa è la prima cosa che il testo ci chiede: che consideriamo la libertà non come qualcosa di scontato, ma come una domanda che c’interpella, come un problema aperto. Io sono chiamato alla libertà. Non sono ancora pienamente libero. La libertà è ancora davanti a me, non in me. La libertà è il mio destino, non un mio carattere ereditario. È esterna a me. Non è un avere, ma un diventare. Sono chiamato alla libertà. E chi ci chiama alla libertà? Dio, dice la Bibbia. Anche questo ci sorprende, perché di solito Dio è considerato il limite della libertà piuttosto che la sua sorgente. Dio ama la nostra libertà più di quanto l’amiamo noi. Perché egli è libero e desidera che lo seguiamo come uomini liberi. Perciò ci chiama a libertà. È un appello, non un comando, un invito divino a diventare liberi.

Una seconda sorpresa ci coglie in questo testo, nel quale Paolo aggiunge: Badate soltanto che con la libertà non diate spazio alla carne. Paolo parla qui dell’uso della libertà. Siamo chiamati non a lodare la libertà, ma a usarla. Perché l’uomo è libero soltanto quando applica la propria libertà.

Ma come la si deve usare? Non in modo da dare spazio alla carne, dice Paolo. Che vuol dire? Dare spazio alla carne significa togliere spazio alla croce di Cristo. Dove regna la carne, sparisce la croce. Un cristianesimo carnale passa accanto alla croce e non porta la propria croce, è insomma un cristianesimo senza croce.
Ed eccoci al terzo passo: ma per mezzo dell’amore servite gli uni agli altri. Viene così espressa la reciprocità sostanziale della libertà cristiana. La libertà è reale soltanto quando è reciproca, cioè quando è uguale per tutti. Io non sono libero se tu non lo sei. Ovvero siamo tutti uguali nella libertà, ovvero siamo, tutti, non veramente liberi.
praise-squareQui si aggancia la seconda e ultima osservazione: L’uno deve servire l’altro. Questo servizio include tutto. Dunque: uomini che non temono la libertà delle donne, ma si mettono al loro servizio; genitori che non temono la libertà dei figli, ma si mettono al loro servizio; direzioni ecclesiastiche che non temono la libertà delle chiese locali, ma si mettono al loro servizio.

Il servizio più alto che si può rendere all’altro, è mettersi al servizio della sua libertà. Servire alla libertà degli altri – a questo siamo chiamati.

Perché ogni uomo è chiamato alla libertà, e la libertà è perfetta solo quando nessuno ne rimane escluso.

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