Eruzione a St. Vincent: scuole e chiese avventiste diventano centri di accoglienza per gli sfollati

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Se le spettacolari eruzioni dell’Etna, di alcune settimane fa, hanno creato curiosità e solo alcuni disagi alle linee aeree e agli abitanti dei dintorni, il risveglio del vulcano La Soufrière, dalla parte opposta del pianeta, ha costretto all’evacuazione oltre 20.000 persone.

Dormiente per 42 anni, il 9 aprile la vetta più alta dell’isola di St. Vincent, nei Caraibi, ha iniziato una serie di esplosioni eruttive lanciando cenere rovente e lapilli a oltre seimila metri di altezza. La cenere ha ricoperto i quartieri e le strade dell’isola, arrivando fino alle Barbados, distanti circa 179 chilometri.

Il vulcano si è fatto sentire anche lunedì 12 aprile, sprigionando nuvole mortali di gas bollente, cenere e rocce giù per la montagna; e poi ha tuonato di nuovo martedì mattina, 13 aprile, poco dopo l’alba, nell’anniversario di un’altra violenta eruzione avvenuta nel 1979.

L’Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso (Adra) lavora con le autorità locali per coordinare i soccorsi.
“La popolazione colpita necessita di cibo, acqua, prodotti per la pulizia personale e per l’igiene e dispositivi di protezione individuale” ha affermato Alexander Isaacs, direttore di Adra nei Caraibi “Lavoriamo 24 ore su 24 per fornire questi generi di prima necessità a coloro che ne hanno bisogno”.

L’agenzia umanitaria e le comunità avventiste provvedono rifugi e distribuiscono da 200 a 300 pasti al giorno. Almeno dieci scuole e chiese avventiste sono diventate centri ufficiali di accoglienza per 600 sfollati. A causa dell’aumento della domanda, il numero dei pasti distribuiti è raddoppiato in questi ultimi giorni.

“L’eruzione ha avuto un grave impatto su colture e alberi, e ha interrotto l’approvvigionamento idrico e le linee elettriche in tutta l’isola. Una delle principali preoccupazioni è la qualità dell’aria intorno all’isola, che potrebbe avere un impatto sulle persone con problemi respiratori. Un altro problema è dover affrontare anche i contagi del Covid-19, che rimane una minaccia per le persone evacuate e riunite nei rifugi” ha evidenziato Isaacs.

La peggiore eruzione del vulcano La Soufrière si verificò il 6 maggio 1902, e provocò la morte di circa 1.600 persone.

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Fonte: HopeMedia Italia

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