Il Dio che si prende cura di tutti i miei bisogni

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“Il mio Dio provvederà a ogni vostro bisogno, secondo la sua gloriosa ricchezza, in Cristo Gesù” (Filippesi 4:19).

 

La Bibbia è piena di promesse in cui Dio afferma che si prenderà cura di noi. E se guardiamo al nostro passato, con i suoi momenti di sole e di tempesta, possiamo vedere la sua mano che scrive tranquillamente la nostra storia, indisturbata dal clamore degli eventi.

Nonostante tutte le occasioni in cui abbiamo visto la sua bontà scorrere sulle nostre vite, ci preoccupiamo ancora quando le nostre vite entrano in una stagione di pioggia, che copre i sentieri battuti su cui abbiamo camminato insieme. Cominciamo a inciampare, come osserva un autore cristiano, in una moltitudine di “se” e “ma”.

Non importa quale minaccia o incertezza incomba su di noi, Dio ci conduce comunque a “verdeggianti pascoli” e “acque calme” (cfr. Salmo 23:2), e la sua pace ci segue anche nell’oscurità della “valle dell’ombra della morte” (cfr. Salmo 23:4).

Scrivendo della necessità di affidare a Dio il futuro e i problemi che erodono la nostra pace interiore, Ellen White afferma: “L’ansia è cieca e non vede il futuro, ma Gesù scorge la fine sin dal principio. Ci aiuta in ogni difficoltà” (La speranza dell’uomo, p. 243).

Il Dio che moltiplicò la farina e l’olio della vedova di Sarepta fino alla cessazione della siccità, che sostenne il profeta Elia con i corvi, che mandò la manna dal cielo e fornì l’acqua dalla roccia al popolo d’Israele nel viaggio nel deserto, è lo stesso che promette di portare i nostri fardelli e di soddisfare i nostri bisogni.

 

Il Dio in cui vale la pena confidare

In quelle mattine in cui il dolore è così acuto che persino alzarsi dal letto sembra una missione impossibile, la scrittrice cristiana Jeana Stuart condivide il fatto che deve scegliere a quale voce della sua mente credere: quella che le sussurra che il dolore l’accompagnerà sempre e che le spese mediche si accumuleranno fino a diventare insormontabili o quella che le ricorda che Dio rimane lo stesso, indipendentemente dalle circostanze.

In un articolo incentrato sulle promesse divine, Stuart, che soffre di sindrome dolorosa miofasciale, elenca la moltitudine di bisogni di cui Dio si prende cura nella nostra vita quotidiana.

Il Dio che provvede al nutrimento per gli animali (cfr. Salmo 104:27; Salmo 145:15-16) si prende cura dei nostri bisogni fisici in misura molto maggiore: “Non siate dunque in ansia, dicendo: Che mangeremo? Che berremo? Di che ci vestiremo? Perché sono i pagani che ricercano tutte queste cose; ma il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose” (Matteo 6:31-32).

Dio ci offre una guida in tutti i nostri bivi, così come nei giorni ordinari (cfr. Salmo 32:8), e il modo provvidenziale in cui siamo guidati è meglio osservato quando ripensiamo al nostro viaggio percorso.

Inoltre, Dio ci dà conforto e aiuto nella sofferenza (cfr. 2 Corinzi 1:4), forza nella tentazione (cfr. 1 Corinzi 10:13), pace in ogni circostanza (cfr. Filippesi 4:7) e salvezza (cfr. Giovanni 14:6).

Uno dei più grandi doni di Dio è il riposo, dichiara Stuart, sottolineando che sperimentarlo è strettamente legato alla fiducia in Dio, alla volontà di cedere a lui il controllo della nostra vita.

Il segreto del riposo perfetto sta nella completa sottomissione, dice Ellen White, insistendo sul privilegio che abbiamo di assaporare la gioia del cielo anche qui, nella valle del pianto: “Quando entriamo nel riposo di Cristo, il regno dei cieli inizia qui […]. Il regno dei cieli è un continuo avvicinarsi a Dio attraverso Cristo. Più a lungo restiamo e più ci avviciniamo a lui […] più intensa sarà la nostra felicità. Poiché attraverso Gesù entriamo nel riposo, il regno dei cieli inizia qui. […] Il regno dei cieli è un continuo avvicinarsi a Dio attraverso Cristo. Quanto più a lungo siamo nel regno della beatitudine […] e quanto più conosciamo Dio, tanto più intensa sarà la nostra felicità”.

In un articolo che cerca risposte alla domanda che spesso ci affligge, che la esprimiamo o meno (“Dio soddisferà i miei bisogni?”), il pastore Garrett Kell presenta quattro modi per rafforzare la nostra fede.

Prima di tutto, abbiamo bisogno di riposare nelle promesse che Dio ci fa. Se non si dimentica nemmeno degli uccelli del cielo, che non hanno granai né provviste su cui contare (cfr. Matteo 6:26), si prenderà cura anche di noi, anche se non lo farà nel modo in cui si prende cura degli altri e forse nemmeno nel modo in cui ci ha abituato in passato, dice Kell.

Ricordare a noi stessi la fedeltà che Dio ci ha riservato in passato (condividendola con altri o magari rileggendo il nostro diario di preghiera) è fondamentale perché arriveranno giorni in cui l’aiuto divino sembrerà assente. Le circostanze cambieranno, il modo in cui Dio interviene potrebbe essere diverso da quello a cui eravamo abituati, ma la lezione che dobbiamo imparare è quella di confidare in lui a prescindere.

In terzo luogo, dobbiamo essere aperti e preparati agli interventi di Dio, anche se possono sembrarci strani o atipici. Consideriamo, ad esempio, Elia: se avesse pensato ai mezzi con cui procurarsi il cibo durante il periodo di mancanza di risorse, probabilmente gli ultimi scenari che avrebbe preso in considerazione sarebbero stati quelli in cui un angelo gli preparava il pasto o un corvo gli procurava regolarmente pane e carne.

Infine, per rafforzare la nostra fiducia in Dio, dobbiamo essere grati per le benedizioni di oggi (la “tavola” che egli ci apparecchia), invece di concentrarci ossessivamente sulle cose di cui temiamo di essere privati domani.

 

Il Dio che vuole portare tutte le nostre preoccupazioni

Forse la preoccupazione è uno dei peccati di cui ci preoccupiamo meno perché non riusciamo a vedere quanto sottilmente ci distolga dall’avere una relazione vibrante con Dio. È uno di quei peccati “rispettabili”, come li chiama lo scrittore cristiano Jerry Bridges quando scrive il perché ritiene che la preoccupazione (insieme alla frustrazione) abbia una natura peccaminosa.

Innanzitutto, la preoccupazione tradisce la nostra mancanza di fiducia in Dio. Sappiamo che egli si prende cura degli uccelli, delle bestie e dei gigli del campo e ci chiede di gettare su di lui tutte le nostre ansie (“Gettando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi” 1 Pietro 5:7), eppure dubitiamo che egli sarà con noi nelle circostanze che temiamo.

In secondo luogo, la preoccupazione rappresenta un rifiuto della provvidenza di Dio. Ci lasciamo dirottare dalle cause immediate della situazione che ci preoccupa, ignorando il fatto che tutte le cose sono sotto il controllo di Dio.

Analizzando il testo di Matteo 6:25-34, che affronta il tema della preoccupazione, il pastore Kevin DeYoung riflette su alcuni dei motivi per cui non dovremmo lasciare che il nostro cuore sia turbato.

“L’ansia è un affronto alla bontà di Dio e al valore degli uomini e delle donne fatti a sua immagine”, dichiara il pastore, osservando che dovremmo lasciare che gli scoiattoli e gli uccelli al di là delle nostre finestre siano i nostri predicatori ogni volta che il futuro ci preoccupa.

Alcuni cristiani si preoccupano a tal punto da vivere come se Dio non esistesse e dovessero tenere strettamente le redini della loro vita. Questo è paganesimo, dice senza mezzi termini DeYoung, ricordandoci che Dio promette di fornire non necessariamente l’abbondanza, ma ciò di cui abbiamo bisogno per vivere finché è il suo progetto di vita. Questo vale la pena sottolinearlo ancora di più perché Dio non ci ha nascosto il fatto che, finché il peccato non verrà sradicato, i cristiani vivranno gli stessi problemi di coloro che lo rifiutano e potranno persino essere perseguitati e uccisi per la loro fede.

Dio ci dà grazia solo per i problemi e le sfide di oggi, non per quello che accadrà domani. Tuttavia, la nostra pace (o la sua mancanza) deriverà dalle cose per cui viviamo, dichiara DeYoung.

Se abbiamo fatto della comodità, dell’aspetto fisico, della carriera (o di qualsiasi altra cosa temporale) lo scopo della nostra vita, allora la nostra preoccupazione ha motivo di ribollire. Ma se viviamo per il regno dei cieli che sta per arrivare, allora abbiamo la certezza che riceveremo la patria migliore che possiamo desiderare.

Fino a quel giorno, il cuore del Padre ci cullerà con tutto ciò di cui sa che abbiamo bisogno. Perché lui è il Dio per il quale non solo tutte le nazioni sono “come la polvere minuta delle bilance” (Isaia 40:15), ma anche colui che veglia teneramente anche su un fragile passero, che cade senza che nessuno se ne preoccupi (cfr. Matteo 10:29).

 

 

Di Carmen Lăiu, redattrice di Signs of the Times Romania e ST Network

Fonte: https://st.network/analysis/top/the-god-who-takes-care-of-all-my-needs.html

Traduzione: Tiziana Calà

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