Dio: amore e matematica

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La paziente non era a letto. C’erano fiori e bigliettini sul davanzale della finestra, il caffè, sicuramente freddo, sembrava essere lì da un po’ e alcuni fogli e riviste erano sparsi sul letto. Avvicinandomi, vidi la paziente seduta su una sedia nell’angolo accanto all’armadio. Sembrava fragile, debole, magra, ma aveva un sorriso accogliente e gioioso sul viso che è rimasto anche quando mi sono presentato e le ho chiesto il permesso di sedermi per parlare. Fu più che accogliente quando mi invitò ad accomodarmi. Iniziò a parlare, dicendo: “Non sono mai stata una persona religiosa. Ho iniziato a credere in Dio quando sono stata ricoverata qui sei giorni fa”.

Mi affascinava sentire quella donna parlare con entusiasmo e con un’estasi gioiosa. Era piena di vita e il suo viso aveva un bagliore radioso mentre continuava a parlare. “Non credevo in Dio, ma gli ultimi tre giorni di permanenza qui mi hanno dimostrato che mi sbagliavo. Sono costretta a credere che effettivamente c’è un Dio… (alcuni momenti di silenzio, prima di continuare) quando vedo l’amore e le cure che ricevo da queste persone che si prendono cura di me, sono costretta a pensare a Dio. Ero indifesa quando sono arrivata qui. Le cure compassionevoli che mi forniscono… (altro silenzio) sicuramente c’è qualcosa di divino qui”.

Incantato, rimasi in silenzio per un po’. Poco dopo mi chiese: “Steve, com’è possibile? Com’è possibile che mi amino e si prendano cura di me? Sono tutti formati professionalmente per essere come loro? Non è umanamente possibile…”. Scuoteva la testa mentre parlava dolcemente, lentamente, con l’emozione ben visibile sul viso. Mentre continuavo ad ascoltare, notai le lacrime nei suoi occhi. Cercava di parlare, ma le parole non uscivano. Con molta fatica si lasciò andare alle lacrime e disse: “Non ricordo l’ultima volta che sono stata amata, non ricordo l’ultima volta che qualcuno si è preso cura di me. Penso che sia Dio… (silenzio mentre continua a piangere). Penso che Dio sia una combinazione di amore e matematica”.

Uscendo da quella stanza, non volevo continuare le mie visite per quel giorno. Andai nel mio ufficio e mi sedetti, ripensando alle parole che aveva pronunciato: “Penso che Dio sia una combinazione di amore e matematica”. Se questo è ciò che aveva sperimentato all’ospedale avventista di Sydney, allora deve essere vero!!! Mi sono chiesto come fosse arrivata a quella conclusione.

“Dio è amore” è una frase comunemente usata. Il tema viene ampiamente ripreso e trattato da inni, sermoni e conversazioni più informali. Ma quante volte sentiamo dire: “Sì, ho sperimentato l’amore di Dio”? “Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio!” (1 Giovanni 3:1).

Ma la matematica era al di là della mia comprensione. Mi sono seduto nel mio ufficio con gli occhi chiusi a ripensare alle parole che la donna aveva pronunciato. “Ciò che accade all’ospedale avventista di Sydney è una combinazione di amore e matematica”. Riflettere su ciò che accade in questo ospedale avventista mi ha aperto gli occhi.

Come mi capita di fare spesso quando non trovo risposte alle domande della vita, sono andato a ricercare la mia risposta nella Scrittura. Pertanto, ho preso la Parola di Dio e ho chiesto allo Spirito Santo di mostrarmi la formula matematica che questa donna aveva sperimentato nel suo letto di malattia. Ecco che il buon Dio ha rivelato nella Scrittura una formula matematica che credo venga praticata all’ospedale avventista di Sydney.

“Voi, per questa stessa ragione, mettendoci da parte vostra ogni impegno, aggiungete alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza l’autocontrollo, all’autocontrollo la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l’affetto fraterno e all’affetto fraterno l’amore” (2 Pietro 1:5-7). La Scrittura ci chiede di abbracciare e praticare l’addizione. La fede è progressiva! Il grado di fede varia da un individuo all’altro. Alla fede che è in noi, dobbiamo aggiungere la formula dell’addizione. Bontà, conoscenza, autocontrollo, perseveranza, pietà, affetto fraterno e amore. Non è forse di questo che parlava la donna seduta nell’angolo della stanza? Non è forse questa la formula matematica che sta funzionando così bene in questo ospedale?

Un gruppo multiculturale di persone che lavorano in turni diversi, un corpo interdisciplinare che lavora insieme, orari fitti, richieste varie da parte della maggior parte dei pazienti, ma, a prescindere da tutto questo, il terreno comune per tutte le persone coinvolte nell’ospedale è il paziente. Il cristianesimo in azione: curare il corpo, la mente e lo spirito del paziente.

L’altro giorno, mentre camminavo tra i reparti, ho incontrato un’infermiera in lacrime che mi ha raccontato di aver fatto del suo meglio per aiutare una paziente, ma che quest’ultima era molto arrabbiata, irritata e scontenta di lei. La paziente aveva pronunciato parole dure, ma l’infermiera era disposta a versare le sue lacrime fuori dalla stanza e allo stesso tempo era determinata a rientrare nella stanza per continuare a prendersi cura dei bisogni della paziente. Aveva uno spirito di bontà e di conoscenza. Sapeva di non essere il motivo per cui la paziente si comportava in modo maleducato. Era l’agonia che la paziente stava vivendo. Salutandomi, l’infermiera mi disse: “Questa paziente ne ha passate tante nella vita, ho bisogno di starle accanto”.

L’autore cristiano Bill Crowder scrive: “È lo Spirito che ci fa maturare nell’immagine di Cristo, affinché possiamo dare gloria al Signore Gesù Cristo” (cfr. Galati 3:1-3). Siamo chiamati a essere sottomessi al suo controllo nella nostra vita. Questa è la nostra responsabilità. Ma lo Spirito Santo è colui che produce l’immagine e la somiglianza di Cristo in noi. Ricordate che l’opera che Cristo ha compiuto per noi, il suo Spirito la completa in noi quando “cooperiamo” con lui!

“Sbarazzandovi di ogni cattiveria, di ogni frode, dell’ipocrisia, delle invidie e di ogni maldicenza” (1 Pietro 2:1). In altre parole, SOTTRAENDO ogni cattiveria, frode, ipocrisia, invidia e maldicenza di ogni genere.

Il teologo Wayne Grudem ritiene che ci sia un rimando al comandamento di amarsi “intensamente a vicenda di puro cuore” di 1 Pietro 1:22. Questo versetto spiega più nel dettaglio cosa si intende per “amarsi intensamente a vicenda”: bisogna allontanare (rinunciare, sbarazzarsi, sottrarre). Come? Nella maniera in cui siamo abilitati a farlo dallo Spirito Santo (cfr. Romani 8:13). Egli ci dà il desiderio e la forza di eliminare questi atteggiamenti e queste azioni, ma noi dobbiamo comunque portare a termine l’opera di “allontanamento”, perché si tratta di una nostra responsabilità. Li scacciamo perché ora abbiamo il desiderio e il potere di farlo. L’amore autentico richiede di sottrarre alla propria vita ogni malizia, inganno, ipocrisia, invidia e calunnia di ogni tipo.

Tutte le abitudini e gli atteggiamenti di questo elenco di vizi rappresentano violazioni del comandamento fondamentale “ama il prossimo tuo come te stesso” (Matteo 5:43; 19:19; 22:39; Marco 12:31,33; Luca 10:27; Romani 13:8-10; Galati 5:14) e non devono essere portati avanti da un discepolo di Gesù. Dobbiamo imitare l’esempio di Gesù, che era un comportamento di amore per gli altri, indipendentemente dalla loro risposta e/o reazione.

Questo è esattamente ciò che accade all’ospedale avventista di Sydney. Possiamo avere differenze di opinione o di idee all’interno dell’organico, ma non dobbiamo mai tenere dentro di noi qualcosa che possa danneggiare l’altro. Così, l’ambiente di lavoro armonioso, l’impegno disinteressato nella cura dei pazienti, la filosofia del mettere il paziente al primo posto portano alla sottrazione di alcuni elementi nella vita di ognuno di noi.

Il modo in cui ci trattiamo vicendevolmente ha un impatto diretto sul nostro rapporto con Dio. Si possono trattare le persone in maniera scortese, spettegolare su di loro e nutrire amarezza, si può avere una lingua tagliente e uno spirito critico, e si possono guardare dall’alto in basso le persone che non sono come noi. Finché vi comporterete in questo modo, non crescerete mai spiritualmente. Questi peccati relazionali soffocano la Parola di Dio nella vostra vita. Questo spiega perché vedete una crescita spirituale e totale. Perché lo sradicamento e l’emancipazione di sé rappresenta un affare quotidiano nella vita del personale del nostro ospedale.

“Grazia e pace vi siano moltiplicate nella conoscenza di Dio e di Gesù, il nostro Signore” (2 Pietro 1:2). È la moltiplicazione all’opera. Quando i primi due passaggi della formula (l’addizione e la sottrazione) sono all’opera, avviene la moltiplicazione. Non era forse la grazia di Dio e la pace di Dio che la donna seduta su quella sedia nell’angolo della stanza stava sperimentando?

Credo che questa formula matematica sia il disegno divino per ogni istituzione che esiste per la causa che ci ricorda la croce del Cristo. Per ogni persona che vive nelle ore più importanti della storia della terra, in un momento in cui le incertezze della vita sono come mai prima d’ora, quando è senza precedenti in tutte le forme, e ci si chiede dove stia andando il mondo. Crisi economica, crisi morale, crisi sociale, crisi politica. Non è forse la grazia di Dio e la pace di Dio che desideriamo e che possono farci superare tutto? In effetti, la grazia di Dio e la pace di Dio sembrano rappresentare i doni più grandi che si possano fare a un paziente in ospedale.

“Sforzati di presentare te stesso davanti a Dio come un uomo approvato, un operaio che non abbia di che vergognarsi, che tagli rettamente la parola della verità” (2 Timoteo 2:15). L’ultimo passaggio di questa formula matematica è la “DIVISIONE”. La vita che il personale di questo ospedale vive quotidianamente nei reparti è la divisione del Vangelo. Non è necessario sedersi e predicare dalla Genesi all’Apocalisse per toccare delle vite. La cura che il nostro personale mostra costituisce un riflesso di Cristo e del suo Vangelo.

Il pastore Michael P. Green ha scritto di un’illustrazione della parte di Dio e della parte dell’uomo. Alcuni anni fa, una scuola di agricoltura dello stato dell’Iowa ha condotto una ricerca; lo studio riportava che la produzione di cento moggi di mais da un acro di terreno richiedeva 1.814.369 kg di acqua, 3.084 kg di ossigeno, 2.358 kg di carbonio, 72 kg di azoto, 56 kg di potassio, 34 kg di zolfo giallo e altri elementi troppo numerosi da elencare. Oltre a questi ingredienti, sono necessari pioggia e sole al momento giusto. Sebbene siano necessarie anche molte ore di lavoro dell’agricoltore, è stato stimato che solo il 5% dei prodotti di una fattoria può essere attribuito agli sforzi dell’uomo. Così è nel regno spirituale: “Dio fa crescere!” (1 Corinzi 3:7).

Il vangelo del Re che sta per tornare viene pienamente vissuto e messo in pratica nell’ospedale avventista di Sydney. La confessione della donna nell’angolo della stanza era il riconoscimento della verità evangelica vissuta nella vita dei membri del personale. Sì, cara donna, hai ragione: “Dio è una combinazione di amore e matematica”. Egli è infatti il più grande matematico che il mondo abbia mai conosciuto e tiene nel palmo della sua mano questo nostro ospedale, ognuno di noi, così come ogni istituzione della nostra chiesa.

Questa formula matematica può essere la carta vincente del successo di ogni istituzione, di ogni chiesa e di ogni famiglia.

 

 

Di Steve Stephenson, responsabile dei servizi di assistenza spirituale dell’Adventist HealthCare

Fonte: https://record.adventistchurch.com/2023/01/24/god-love-and-mathematics/

Traduzione: Tiziana Calà

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