Ritratto di una madre

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Gioie inspiegabili, notti insonni, sogni realizzati, paure fondate o irrazionali, ampi sorrisi, lacrime amare, ricompense inaspettate e sacrifici: tutti questi elementi si intrecciano nella vita di un genitore responsabile, con il risultato che non è facile capire quanto possano essere difficili e belli allo stesso tempo.

 

E mentre gli sforzi di entrambi i genitori restano indiscutibili, un’attenzione speciale viene rivolta alle madri, forse per il legame speciale che hanno con i figli.

Naveen Barakat è stata ripresa da un fotografo dell’UNICEF mentre abbraccia Rasol, sua figlia di sei anni. Con un sorriso comprensivo, la incoraggia ad andare a scuola, il posto di cui ha più paura.

Solo pochi mesi prima, la famiglia Barakat viveva in un condominio nella striscia di Gaza, da cui tutti sono dovuti fuggire quando la zona ha cominciato a venir bombardata. In poche ore, tutto ciò che rimaneva della loro casa era ridotto in macerie. Si sono rifugiati in una scuola protetta dalle truppe delle Nazioni Unite, ma una notte, l’edificio scolastico è stato bombardato, e Rasol e sua sorella, Samar, hanno assistito alla morte del padre sotto le macerie. Anche Naveen venne gravemente ferita, mentre le ragazze riportarono lievi ferite dovute dalle schegge.

Superando la sua sofferenza, Naveen fa del suo meglio per dare alle ragazze un po’ di stabilità. Sono stipate insieme ad altre nove persone nella casa del nonno, costituite da due stanze; ma almeno, sono al sicuro. Le due ragazze sono seguite da alcuni psicologi dell’UNICEF per superare il trauma di ciò che hanno vissuto. Naveen è sempre accanto a loro quando hanno bisogno di sostegno e conforto. “Le mie figlie hanno perso tutto e hanno bisogno di tutto ciò che può essere loro offerto. D’ora in poi, dovrò essere la loro madre e il loro padre”.

Xiang Yuncui e sua nipote Tan non possono passare inosservate. Ogni giorno, Yuncui porta la nipote sulla schiena per più di cinque chilometri attraverso una zona montagnosa per portarla a scuola. Nella Cina rurale, l’accesso all’istruzione è difficile, soprattutto a causa delle lunghe distanze che i bambini devono percorrere. Per i bambini disabili, un tale sforzo si rivela quasi impossibile.

Tan soffre di paralisi cerebrale, che ha colpito le sue gambe; non può quindi andare a scuola da sola. Suo padre è morto in un incidente stradale e sua madre lavora per mantenere la famiglia. L’unico aiuto su cui può contare è quello di sua nonna.

Indipendentemente dalla stagione, partono almeno due ore prima, per arrivare in tempo a scuola. Sua nonna aspetta che lei finisca le lezioni, poi tornano a casa. “Una volta, mia nonna ha dovuto correre per portarmi a scuola in tempo. È caduta e si è fatta male alle ginocchia. Eppure in quel momento, ha cercato di nascondere le sue ginocchia sanguinanti alla mia vista”.

Le notizie che le riguardavano riportate dalla stampa hanno attirato l’attenzione delle autorità comunali, che hanno promesso alla famiglia di pagare l’operazione che potrebbe aiutare Tan a camminare. Nel frattempo, sua nonna continua a portare Tan sulla schiena, come ha fatto negli ultimi tre anni, nel lungo tragitto verso la scuola.

Adelina Toncean aveva solo 25 anni quando Cristi entrò nella sua vita. Aveva visto la sua foto in un giornale di Constanţa. L’articolo menzionava che il bambino di due anni aveva bisogno di un’operazione salvavita al cuore. Adelina, che lavorava nell’ambito delle assicurazioni, aveva una situazione finanziaria eccellente. In un modo che non sa spiegare, sapeva che Cristi sarebbe diventato il suo bambino.

Andò all’ospedale per informarsi sulla sua situazione, poi fece una telefonata a Cluj, dove il bambino era stato ricoverato, e scoprì che la sua malattia non poteva essere curata. Era in ospedale da quando era nato, e sua madre lo aveva visitato solo poche volte durante tutto quel lasso di tempo.

Adelina chiese a un medico di dirle l’aspettativa di Cristi, e questi le consigliò di rinunciare, perché nell’arco di due o tre anni il bambino sarebbe morto. Sconvolta dall’indifferenza del medico e dalla condanna del bambino alla solitudine, Adelina cercò di adottarlo. La madre biologica rifiutò e lei lo prese in affidamento.

Cristi, o Blondie, come lei lo chiamò più tardi, non morì dopo due o tre anni. Riuscì ad andare a scuola e Ade, come lui chiamava Adelina, divenne la sua migliore amica. “Ci guardavamo e ci abbracciavamo. Era mio amico. Penso che mi abbia dato i consigli migliori”, ha dichiarato Adelina.

Nell’estate del 2014, Cristi aveva 13 anni e si era innamorato per la prima volta. Quando tornò dalle vacanze, però, le sue condizioni peggiorarono. Sapeva che la fine era vicina. Morì alla fine di novembre, lasciando un diario e una giovane donna devastata. Presto Adelina trovò conforto nel cercare di salvare altri bambini. È così che ha incontrato Andrei, appena due settimane dopo la morte di Cristi. Per Andrei, non era troppo tardi per un’operazione al cuore in Italia. Lei andò con lui, prendendosi cura di lui dopo l’operazione. Anche Andrei era stato abbandonato in ospedale, così decise di adottarlo. Oggi Andrei ha quattro anni ed è un bambino allegro e affettuoso.

Dopo il successo dell’operazione di Andrei, Adelina ha capito l’importanza di una diagnosi tempestiva e di trovare delle soluzioni per i bambini con gravi problemi di salute. Si è unita alle associazioni che aiutano le famiglie e i bambini abbandonati, al fine di diagnosticare nel più breve tempo possibile le malattie che potrebbero essere curate. Continua anche a sostenere i bambini abbandonati negli ospedali, soffrendo e gioendo al loro fianco.

Storie come quelle di Naveen, Yuncui o Adelina attirano l’attenzione della stampa e ci raggiungono più facilmente. Ogni giorno, in tutto il mondo, milioni di storie rimangono sconosciute ai più. Tuttavia, ognuno di noi ha esempi di madri che ci mostrano quanto valgono i sorrisi, le cure costanti e l’amore incondizionato.

 

 

Di Andreea Irimia

Fonte: https://st.network/analysis/top/the-portrait-of-a-mother.html

Traduzione: Tiziana Calà

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