Niente Bibbia per il nostro studio biblico

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Nei momenti più bui, quando sembrava che tutto ci fosse stato portato via, ho capito che c’era qualcosa che nessuno poteva prendere: la mia fede.

 

Il mio viaggio non è andato come avevo immaginato. A causa di un problema con i miei documenti, sono stata trattenuta mentre entravo in un paese straniero. Incredibilmente, sono stata persino mandata in prigione per una settimana, finché il malinteso non è stato risolto.

Prima di partire da casa, avevo confidato che Dio voleva che facessi questo viaggio. Anche se le cose non sembravano andare secondo il mio piano originale, ho capito che era ancora con me. Credevo che avrebbe fatto in modo che tutte le cose si sarebbero risolte per il meglio e così ho reclamato quella promessa prima di salire sul camion della polizia.

Mentre venivo processata, ho dovuto aspettare in una stanza fredda. Una giovane donna, con niente di più caldo di una maglietta a mezze maniche, era in piedi, non lontana da me. Dato che indossavo un maglione e un cappotto, le ho dato il mio cappotto. Abbiamo iniziato a parlare e le ho detto che ero cristiana. Lei mi ha chiesto: “Pensi che Dio mi ami ancora?”.

Aveva vissuto molte situazioni difficili, e quando mi ha fatto questa domanda, ho visto un’opportunità per condividere la mia fede. Le ho raccontato di Paolo e Sila in prigione, e lei mi ha chiesto di cantare. Ho cantato un paio di inni, vedendo con stupore i suoi occhi riempirsi di lacrime.

Poco dopo, siamo state private di tutti i nostri averi e ci è stata fornita un’uniforme. Poi qualcuno ci ha condotto in una cella molto piccola.

Non c’erano finestre, ma il Figlio della giustizia splendeva anche in quella squallida cella.

Quando alle 5:00 del mattino venne servita la colazione, ho chiesto alla mia nuova amica se potevo pregare. Fu la prima di molte preghiere. Con il passare della settimana, ero felice di vedere che anche lei voleva unirsi a me nel pregare.

La cella era fredda. Indossavamo un’uniforme a maniche corte e le nostre coperte erano leggere. Non avevamo altro da fare che aspettare che qualcuno ci chiamasse. Speravo di andarmene entro il sabato, ma il sabato è passato e nessuno è venuto a prendermi. Ho pensato a Giovanni Battista e a come doveva essersi sentito, solo e dimenticato.

Mentre ero sdraiata sulla mia brandina, riflettendo sulla storia di Giovanni, mi sono resa conto che sulle pareti della nostra cella c’erano scritti molti versetti della Bibbia e preghiere. Ho capito che, proprio come stavo facendo io allora, altre prima di me si erano aggrappate alla Bibbia, nel tentativo di superare la disperazione.

Nei momenti più bui, quando sembrava che tutto ci fosse stato portato via, ho capito che c’era qualcosa che nessuno poteva prendere: la mia fede.

Dopo aver trascorso una settimana come detenuta, mi hanno fatto uscire. Ma prima di andarmene, ho abbracciato la mia nuova amica. Non avevo sicuramente pianificato questo incontro, ma credevo che Dio mi avesse usato per benedire qualcun’altro. L’amore di Gesù, specialmente la sua disponibilità a dare la sua vita per una sola persona, è diventato sempre più reale per me.

Molte persone in tutto il mondo sperimentano lo sfollamento per motivi diversi. Perdono le proprie case, i propri vestiti e molte volte la propria speranza.

Essendo stata identificata con un numero e avendo indossato una sporca uniforme da carcerata, mi sono improvvisamente resa conto di quanto avrei potuto fare per un’altra persona semplicemente chiamandola per nome e offrendole un po’ di conforto.

Quando Giovanni languiva in prigione, gli fu detto che Gesù faceva miracoli (cfr. Luca 7:22). Attraverso la mia testimonianza ho potuto condividere la compassione e l’amore di Dio con qualcuno che aveva dimenticato che anche lei era amata. Un miracolo è nato in quella cella senza finestre.

All’inizio di un nuovo anno, ora che posso tenere di nuovo in mano la mia Bibbia, sono più determinata che mai a incidere nel mio cuore quei versetti ben amati che mi hanno dato forza e mi hanno permesso di condividere la speranza con un’altra persona in difficoltà.

 

 

Di Carolina Ramos

Fonte: https://www.adventistworld.org/no-bible-for-our-bible-study/

Traduzione: Tiziana Calà

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