Mi sento vecchissimo quando si parla di social media. Sono la mia famiglia e i miei amici che mi suggeriscono di dare un’occhiata a qualcosa. Quando faccio un giro su Facebook, Instagram, YouTube o WhatsApp, inevitabilmente scopro avventisti che commentano lo stato del mondo. Ci sono commenti sui segni dei tempi, sulle elezioni negli Stati Uniti, su chi credere, su uragani e disastri, sull’invasione della Russia in Ucraina, sulla situazione in Medio Oriente, sul riscaldamento globale, sul papa e su molte altre cose.
Sospetto che gli avventisti stiano seguendo i segni perché Gesù ci ha detto di vegliare, di stare attenti e di essere pronti per il suo ritorno (cfr. Marco 13:33-37). Nel dialogo di Gesù sulla distruzione del tempio e sulla fine del mondo ci sono due tipi distinti di segni: quelli nel mondo esterno, come menzionato sopra (cfr. Matteo 24:5-8) e quelli all’interno della chiesa (cfr. Matteo 24:9-14). La maggior parte dei commenti che ho notato riguardava ciò che sta accadendo nel mondo. Ma noi possiamo fare poco per questi segni, se non aiutare coloro che sono colpiti da guerre, carestie, disastri e sconvolgimenti politici. Sono grato che gli avventisti siano molto bravi ad aiutare le persone in caso di disastri e che ADRA abbia anche un programma chiamato “Disaster Ready Church”. Ma ciò che accade nel mondo è fuori dal nostro controllo.
Tuttavia, possiamo essere coinvolti nei segni che riguardano la chiesa. Ci sono due fattori: il nostro cammino e la nostra temperatura spirituale e la missione che Dio ci ha chiesto di compiere (cfr. Matteo 24:9-14). Questi due fattori, il nostro cammino spirituale e la missione di Dio, sono collegati. La vicinanza a Dio influisce sul nostro ruolo nel portare il Vangelo nel mondo.
Come giardiniere per hobby, so che la qualità della frutta o della verdura che coltivo dipende dalla qualità del terreno. Delle buone radici si possono sviluppare solo in un buon terreno e costituiscono il fattore più importante per la qualità e la quantità del raccolto. Anche il profeta Isaia potrebbe aver apprezzato il giardinaggio, visto che scrive: “In avvenire, Giacobbe metterà radice, Israele fiorirà e germoglierà, e copriranno di frutta la faccia del mondo” (Isaia 27:6). Se le nostre radici sono nella Parola di Dio, questo ci avvicinerà al suo amore infinito. Se riusciremo a rimanere in contatto con Dio in preghiera, nonostante le nostre sensazioni, è più probabile che rappresenteremo e parleremo di Dio con gioia e convinzione. Se invece saremo lontani da Dio, la sua Parola verrà trascurata e la preghiera sarà solo un rituale religioso, senza essere inclini a vivere o a parlare del messaggio trasformatore di Gesù.
Il sorprendente messaggio d’amore di Dio riempirà il mondo intero e noi possiamo essere parte di questa rivoluzione. La chiesa sarà perseguitata, perché il diavolo vuole distruggerla. Ma anche con questa opposizione, la chiesa, ovvero tu e io, può ancora essere un albero forte. Questo è stato illustrato nella vita della chiesa di Cuba dagli anni ‘60 agli anni ‘90, un’epoca di forte dominio comunista. All’inizio, il governo comunista cubano si impadronì delle scuole, delle cliniche e delle case editrici di proprietà e gestite dalla chiesa. Alle chiese era vietato tutto. Come poteva la chiesa sopravvivere quando le sue principali istituzioni di testimonianza erano state eliminate? Tuttavia, la chiesa è cresciuta lo stesso. Cresceva perché nessun governo può fermare la testimonianza personale. Il popolo di Dio sussurrava una parola di speranza a un vicino spaventato alla fermata dell’autobus, pregava per un compagno di lavoro in ospedale, sosteneva i propri parenti con cibo o vestiti. La testimonianza personale è sempre il modo più potente ed efficace di impegnarsi con Dio nella sua missione.
A Cuba, anche il sabato rappresentava una potente testimonianza silenziosa. La gente notava che gli avventisti continuavano a riunirsi per il culto e la comunione: questo li rendeva resistenti e gioiosi. Alcuni avventisti sono stati arrestati e incarcerati perché osservavano il giorno di sabato in onore del loro Creatore e Redentore, ma questo non ha fatto che rafforzare la determinazione degli altri a essere fedeli nella preghiera e nella pratica della fede.
Nell’attesa del ritorno certo di Gesù, spendiamo le nostre energie su ciò che possiamo cambiare piuttosto che su ciò che non possiamo cambiare. Che possiamo essere discepoli fedeli, rimanendo in contatto con Dio e condividendo la nostra vita di fede personale con gli altri, piuttosto che speculare sulle ultime notizie dei giornali. In questo modo collaboreremo con Dio nella sua missione.
Di Glenn Townend
Fonte: https://record.adventistchurch.com/2024/11/14/the-root-and-fruit-of-mission/
Traduzione: Tiziana Calà