Dio è ancora con noi?

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Dio con noi

Mentre Cristo agisce come nostro rappresentante personale nel santuario celeste, può ancora essere con noi attraverso lo Spirito Santo.

 

Mentre mi affrettavo ad andare a lezione, vidi un biglietto nella cassetta della posta del mio dormitorio universitario. Mi aveva cercato il direttore della sede mondiale della chiesa avventista, responsabile dei missionari dell’Asia meridionale.

Mentre vivevano nel Pakistan orientale, i miei genitori erano sopravvissuti ai cicloni e alla guerra civile, ma il Bangladesh, costituitosi da tre mesi, era ancora instabile. Stavano bene?

Quando il segretario di campo della Conferenza Generale per l’Asia meridionale rispose alla mia chiamata, chiesi: “I miei genitori stanno bene?”.

“Non sono i tuoi genitori”, rispose. “Tua sorella è caduta da una rupe”.

“Come sta? Quanto si è fatta male?”.

“Mi dispiace. Non ce l’ha fatta”.

Rimasi in piedi alla reception del dormitorio, incapace di elaborare ciò che mi stava dicendo. Mia sorella minore Lucille, sedicenne al terzo anno della Far Eastern Academy di Singapore, era morta. Era andata in gita con un club femminile su un’isola al largo della costa della Malesia. Mentre camminava intorno all’isola, lei e un’altra ragazza avevano cercato di arrampicarsi su una scogliera per sfuggire all’innalzamento della marea. Lucille era caduta sulle rocce sottostanti. Morì la mattina dopo per lesioni interne mentre il sole sorgeva sull’oceano.

Non ricordo la fine di quella conversazione telefonica. Il resto del pomeriggio lo ricordo in maniera confusa. Essendo figlio di un predicatore, conoscevo bene la morte, ma questa volta era tutto diverso. Non vedevamo l’ora di passare un’estate insieme ai miei genitori in Bangladesh, ma quello che mi faceva più male era il pensiero che non sarei mai più stato con lei. Avevo lettere, avevo foto, ma non avevo lei. Non saremmo mai più stati insieme.

 

Dov’è Dio quando la tragedia colpisce?

Se avete avuto una persona cara che è morta inaspettatamente, o se avete affrontato una diversa tragedia (problemi matrimoniali, difficoltà finanziarie o malattie devastanti) probabilmente vi siete posti le domande che mi sono posto io: “Dov’è Dio? Perché ha permesso che ciò accadesse?”.

Forse vi siete anche chiesti: “Dio è ancora con noi?”. E forse vi siete sentiti come se aveste perso il contatto con Dio. Dio è solo un’altra storiella della mia infanzia? Dio è solo una confortante tradizione del nostro passato pre-scientifico, pre-digitale e pre-pandemico?

La domanda “Dio è ancora con noi?” non è nuova. È stata posta in ogni epoca. È la domanda che devono essersi posti Adamo ed Eva quando sono fuggiti dal giardino dell’Eden.

I discendenti di Abramo, schiavi in Egitto, hanno gridato la stessa domanda. Oppressi dai capi, con i figli condannati a morte dal faraone, con il loro unico eroe, Mosè, esiliato nel deserto per omicidio, avevano ragione di chiedersi: “Il Dio di nostro padre Abramo è ancora con noi?”.

Dio rispose alla loro domanda inviando Mosè a salvare il popolo d’Israele dalla schiavitù. Poi Dio chiese a Mosè di costruirgli una casa per poter vivere in mezzo al suo popolo!

“Essi mi faranno un santuario e io abiterò in mezzo a loro” (Esodo 25:8-9).

Il santuario di Dio nel deserto era solo una tenda portatile, ma in questo piccolo spazio Dio racconta la storia della salvezza in tre atti:

 

  • come Dio si è fatto uomo per salvare il suo popolo dai peccati;
  • come Dio è con noi oggi;
  • come Dio sarà con noi in futuro.

 

Atto primo: i servizi nel cortile del santuario

Il primo atto si svolge nel cortile del santuario. Gli animali sacrificati sull’altare anticipavano la futura morte di Gesù, quando Dio avrebbe sperimentato la morte al nostro posto.

In Matteo 1:20-23, Gabriele ricordò a Giuseppe il messaggio del dramma del cortile del santuario: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua moglie; perché ciò che in lei è generato, viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati. Tutto ciò avvenne, affinché si adempisse quello che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emmanuele, che tradotto vuol dire: Dio con noi”.

Per molti cristiani il primo atto della storia della salvezza è l’intera storia. Se Gesù è diventato un essere umano e ha vissuto qui con noi, se la morte di Gesù ha pagato il prezzo per i nostri peccati, cos’altro dobbiamo sapere del piano della salvezza? Perché il dramma del santuario ha avuto altri due atti?

 

Atto secondo: i servizi del luogo santo del santuario

Il luogo del secondo atto della storia della salvezza si sposta dal cortile del santuario alla sua prima stanza: il luogo santo. Qui l’opera di Cristo per noi è prefigurata dal lavoro dei sacerdoti del santuario. Ogni mattina e sera un sacerdote entrava nel luogo santo come rappresentante del popolo per perorare la sua causa davanti a Dio. Il sacerdote bruciava incenso per simboleggiare le preghiere del popolo che salivano a Dio. Il sacerdote prefigura l’opera di Gesù oggi, che risponde alle nostre preghiere, perdona i nostri peccati e ci difende dagli attacchi di Satana. Ma come risponde questa parte del piano di salvezza alla domanda “Dio è ancora con noi oggi?”.

Mentre mia moglie dirigeva un’unità ospedaliera, uno dei suoi migliori collaboratori fu incarcerato per violazione della libertà vigilata. Lanell non voleva perderlo, così andò all’udienza del tribunale.

Quando il suo caso fu discusso, il giudice chiese se qualcuno volesse parlare in favore di Richard. Con grande sorpresa del giudice, mia moglie si fece avanti. “Sono qui per parlare in favore di Richard. Sono la sua manager al Community Hospital”.

“Oh”, rispose il giudice. “Il Community Hospital? Conosce mio cognato, il dottor Lanahan?”.

Il dottor Lanahan curava i pazienti del reparto di mia moglie; era il mio medico personale e mi aiutava a portare avanti i piani per smettere di fumare. Gli altri imputati, i loro avvocati e le loro famiglie aspettavano mentre mia moglie e il giudice parlavano di suo cognato, il dottor Lanahan.

Alla fine, il giudice chiese a Lanell: “Cosa hai da dire in favore di Richard?”.

“È il mio miglior lavoratore. Ha cambiato vita. La prego di far cadere le accuse e di rilasciarlo dal carcere in modo che possa tornare a lavorare”.

Con un colpo di martelletto, il giudice accolse la richiesta di mia moglie!

Quello che Lanell ha fatto per Richard (e molto di più) è ciò che Gesù fa per noi in cielo. Egli parla in nostro favore, difendendoci dalle accuse di Satana sulla base della sua stessa giustizia.

Ebrei 4:14-16 insegna che: “Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia ed essere soccorsi al momento opportuno”.

Questa è una buona notizia!

Ma a volte desideriamo ancora la presenza fisica di Gesù, l’intimità della presenza di Dio di cui hanno goduto Adamo ed Eva. Vogliamo quello che Giovanni scrive in Giovanni 1:14 della vita di Gesù sulla terra: “E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre”.

Mentre Cristo agisce come nostro rappresentante personale nel santuario celeste, può ancora essere con noi attraverso lo Spirito Santo. Proprio come Gesù ha promesso ai suoi discepoli: “E io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Consolatore perché sia con voi per sempre: lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà in voi. Non vi lascerò orfani; tornerò da voi” (Giovanni 14:16-18).

 

Atto terzo: i servizi del santuario nel luogo santissimo

Nel luogo santo del santuario la luce del candelabro rappresentava la presenza dello Spirito Santo con noi oggi, ma in relazione al terzo atto del dramma del santuario, Gesù promette che diventerà di nuovo Emmanuele, Dio con noi.

“Udii una gran voce dal trono, che diceva: Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro, essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio” (Apocalisse 21:3).

Nei santuari terreni il giorno dell’espiazione era un servizio che si svolgeva una volta all’anno e che simboleggiava il giudizio finale di Dio sia sui santi sia sui peccatori. Raramente vogliamo stare in tribunale davanti a un giudice, quindi come rispondono gli strani rituali del giorno dell’espiazione alla domanda “Dio è ancora con noi?”.

Nel giorno dell’espiazione il sommo sacerdote sceglieva un capro da macellare e ne aspergeva il sangue davanti all’arca nel luogo santissimo. Il sangue del capro asperso nel luogo santissimo nel giorno dell’espiazione faceva parte di un rituale di purificazione del santuario, che indicava la definitiva eliminazione del peccato stesso e la promessa di Dio: “Non ci sarà più nulla di maledetto. Nella città vi sarà il trono di Dio e dell’Agnello; i suoi servi lo serviranno, vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome scritto sulla fronte” (Apocalisse 22:3-4).

La cerimonia della scelta di un secondo capro simboleggiava come il giudizio di Dio contro il peccato sia parte dell’estirpazione del peccato: il giudizio di Dio contro il peccato e contro l’istigatore e l’artefice ultimo del peccato, Satana. Il secondo capro era per “Azazel”, una parola ebraica che rappresenta un nemico demoniaco che combatte contro Dio. Questo capro non veniva ucciso e non era un sacrificio espiatorio. Al contrario, il sommo sacerdote confessava su di esso tutti i peccati d’Israele accumulati nel corso dell’anno, simboleggiando l’eliminazione del peccato dal popolo di Dio e l’accusa del diavolo con i peccati che egli stesso aveva provocato. Il capro veniva poi condotto in una zona isolata e lasciato lì a morire. La gente che assisteva si rallegrava: finalmente erano puri e liberi.

 

Come il giudizio di Dio ci libera dall’amare i nostri nemici

La storia di un evangelista mi ha aiutato a capire questo atto finale del dramma del santuario. Anthony si sentiva scoraggiato quando, in una delle sue riunioni evangelistiche, aveva lanciato un appello affinché il suo pubblico accettasse Gesù, ma nessuno si era fatto avanti. Ma dopo l’incontro, tre sorelle gli si avvicinarono, dicendo: “C’era così tanta gente nella nostra fila che non siamo riuscite a uscire per farci avanti, ma vogliamo essere battezzate”.

Poiché due delle ragazze erano minorenni, Anthony chiese: “Posso parlare con i vostri genitori?”. Le ragazze indicarono una coppia di fedeli membri di chiesa. Anthony rimase sorpreso quando la coppia spiegò che erano i tutori delle ragazze, non i loro genitori.

Le sorelle avevano subito abusi sessuali da parte del padre e dei fratelli. Quando la madre aveva denunciato gli abusi alla polizia, il padre le aveva sparato. Dopo che il padre era stato incarcerato per stupro e omicidio, la coppia di cristiani (avvocati che lavorano in favore dei minori maltrattati) aveva aperto la propria casa per offrire alle ragazze un posto sicuro in cui vivere. “Abbiamo condiviso il Vangelo con loro, quindi siamo felici che chiedano di essere battezzate”, dichiarò la coppia ad Anthony. “Vieni a pranzo da noi il prossimo sabato”.

Il sabato successivo ciascuna delle ragazze aveva delle domande, ma alla fine la più grande, una diciannovenne, chiese: “Come posso essere battezzata se odio gli uomini, se non riesco a perdonare coloro che ci hanno fatto tanto male?”.

Anthony fece una pausa, poi rispose: “Perdonare non significa scusare ciò che tuo padre ti ha fatto. Perdonare significa dare a Dio il compito di giudicare tuo padre. Dio è un giudice giusto. Non lascerà correre. Perdonare non è dire: È colpa mia, né dire: Va tutto bene. Non è negare o scusare nulla. È semplicemente dire: Lascerò che Dio si occupi di questo”.

Poi Anthony aggiunse: “Anche se tuo padre dovesse in qualche modo fuggire dalla prigione, Dio farà in modo che abbia giustizia”. La sorella maggiore rispose: “Sono pronta a essere battezzata. Voglio rinunciare al mio odio”.

Mentre Anthony mi raccontava la sua storia, rimasi stupito. “Come sapevi di dover dare quella risposta?”, gli chiesi.

Mi disse: “Perché da bambino ho subito ripetuti abusi sessuali. Sono andato a quella riunione sapendo come si sentivano quelle ragazze. E l’unico modo per superare i miei abusi è stato credere alla verità del santuario, secondo cui Dio è il giudice dei miei abusatori”.

“Non so dove siano ora i miei abusatori. Se non hanno accettato la salvezza di Gesù, allora è lui il loro giudice e può fare un lavoro molto migliore di quello che posso fare io nel dare loro ciò che meritano. Ma se sono cristiani, poiché è morto per loro, Gesù ha perdonato il loro peccato di abuso proprio come la sua morte ha perdonato i miei peccati. Li ha giustificati. Non rappresentano più una minaccia per gli altri. La giustizia definitiva è trasformare assassini come Mosè, persecutori come Paolo e traditori come Pietro nei più grandi profeti e predicatori del Vangelo”.

La storia della salvezza raccontata nei tre atti del santuario rivela che Gesù ha pagato il prezzo per ogni peccato. Non solo il nostro peccato, ma anche quello del nostro peggior aguzzino. Gesù soffre con noi e per noi. Possiamo affidare a lui il nostro fardello per perdonare e giudicare.

 

Sì! Dio è ancora con noi!

“Dio è ancora con noi?”. Non importa cosa dobbiamo affrontare, se una tragedia, un’ingiustizia o semplicemente il desiderio della presenza di Dio, la verità centrale del santuario dice: “Sì, Gesù è ancora il nostro Emmanuele, il nostro Dio con noi!”. Gesù è stato con noi sulla croce come nostro sostituto morendo della morte che meritavamo, è con noi attraverso il suo Spirito come nostro rappresentante personale in cielo, e quando avrà rimosso ogni traccia di peccato dall’universo, Gesù ricreerà questo mondo e vivrà con noi su questa terra per l’eternità.

 

 

Di Douglas Jacobs, professore di ricerca in pensione della Southern Adventist University.

Fonte: https://adventistreview.org/theology/devotionals/is-god-still-with-us/

Traduzione: Tiziana Calà

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