Il valore di una vita

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Yannis Vrakas, pastore avventista in Grecia, riflette sulle implicazioni etiche del blocco che colpisce il suo già fragile Paese e gran parte dell’Europa in seguito al coronavirus.

 

Quanto costa una vita umana? Quanto costa mantenere in vita qualcuno?
In genere evito di parlare di “politica” dato che spesso le discussioni finiscono col creare disaccordo, ma il modo in cui i governi e le società di tutto il mondo decidono di affrontare l’epidemia di coronavirus riflette alcune delle convinzioni fondamentali che ogni nazione ha a cuore. Consentitemi di concentrarmi solo sul mio Paese, la Grecia, e su come le misure prese dal governo greco per contenere la diffusione del virus possano servire come promemoria di alcuni dei valori fondamentali che ci appartengono in quanto credenti.

Quando il coronavirus è arrivato in Grecia, il governo ha subito iniziato a imporre misure restrittive per ridurne la diffusione. La logica alla base della decisione era quella di guadagnare tempo e spalmare i casi gravi su una linea temporale più ampia in modo che il sistema sanitario, finanziariamente colpito dalla crisi, potesse trattarli nel miglior modo possibile. Tutto riguardava la gestione delle risorse al fine di prevenire il maggior numero possibile di vittime.

Con il passare dei giorni, le misure sono diventate più rigorose: tutti i negozi hanno chiuso tranne i pochi che forniscono servizi essenziali. L’ingresso al supermercato è limitato per garantire distanze sociali sicure. Le riunioni, pubbliche e private, con oltre dieci persone sono state severamente vietate e ora tutti gli hotel sono chiusi poiché il governo ha vietato alla popolazione di uscire di casa.

Guidare per le strade deserte, vedere le persone indossare le mascherine e fare la fila fuori dal supermercato sembra surreale. Questa sensazione si amplifica quando vedo il personale delle ambulanze vestito con tute bianche prepararsi a trasportare un paziente contagiato dal coronavirus. Mi sento come se fossi in un film di Hollywood. È spaventoso!

E la situazione è peggiore per negozi e aziende. Il mio vicino di casa gestisce un panificio e un bar insieme con la sua famiglia. Ha tredici dipendenti e paga un affitto elevato. Come può sopravvivere se i clienti non ci sono e il governo ha chiuso il bar? È bastato parlare con lui solo pochi istanti per capire quanto sia disperato.

Le misure adottate per contenere il coronavirus sono un grosso problema per l’economia greca in generale e per le singole imprese. E la nostra è un’economia già molto fragile.

 

La questione etica
Credo che il modo in cui consideriamo questa lotta sia collegato a una domanda profondamente etica: quanto valore diamo alla vita? Più precisamente, poiché il coronavirus colpisce prevalentemente gli anziani e le persone già affette da altre patologie, quanto valore diamo alla vita dei più deboli e dei più vulnerabili? Vale la pena perdere la mia impresa per proteggere qualcuno che non incontrerò mai? Vale la pena avere un’altra recessione per salvare la vita a coloro che sono sostenuti da un’economia già debole?

Quando le società si allontanano da Dio, il dogma della “sopravvivenza del più forte” o del più ricco è troppo spesso quello che prevale. Tuttavia, Dio ci ha dato un insieme di valori diverso poiché lui stesso ha assunto una forma umana debole e vulnerabile al fine di salvare i più deboli dell’intero universo.

“Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce” (Filippesi 2:5-8).

Non so quanto siano religiosi i politici greci, ma sono contento che la secolare tradizione cristiana modelli ancora le nostre prospettive sociali e possa guidare le decisioni politiche basate sull’etica. Prego che i miei connazionali cerchino di avere una relazione personale con il Dio che vuole salvare i deboli. Prego anche che queste difficili scelte siano buone per la nostra economia.

Per quanto mi riguarda, ora seguo e comprendo meglio le parole affettuose dell’apostolo Paolo: “Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso, cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri” (Filippesi 2:3-4).

 

 

Fonte: Il Messaggero Avventista

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