Vaccinazione contro il Covid 2/4 – Principi di vaccinazione

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L’AMALF RIFLETTE CON VOI

 

COSA PENSARE DELLA VACCINAZIONE CONTRO IL COVID?

 

Mentre le campagne di vaccinazione su larga scala vengono implementate in tutto il mondo, tutti si pongono domande sull’efficacia e sui potenziali pericoli dei vaccini contro il Covid.

 

Si tratta di domande legittime a cui AMALF cerca di fornire risposte obiettive e basate su prove scientifiche.

 

Ma per capire questi dati, è necessario ricordare alcuni concetti di base.

 

QUAL È IL PRINCIPIO DELLA VACCINAZIONE? (CNRS)

In breve: un vaccino stimola una reazione del nostro sistema immunitario per “riconoscere” un virus o un batterio specifico senza ammalarsi. Quando poi entriamo in contatto con questo virus o batterio, il nostro sistema immunitario “si ricorda” di questo agente patogeno. In questo modo, il nostro corpo reagisce per distruggere il virus o il batterio, producendo anticorpi per proteggerci dalla malattia.

Il principio della vaccinazione è sempre lo stesso: si tratta di presentare un agente patogeno (virus, ma anche batterio o parassita) al nostro sistema immunitario affinché impari a riconoscerlo e formi anticorpi specifici che saranno pronti a neutralizzarlo quando lo incontreremo nella vita reale. In realtà, non è l’agente patogeno in quanto tale a scatenare la risposta immunitaria, ma le proteine specifiche sulla superficie del virus, gli antigeni. Questi antigeni sono la chiave che permette al virus di entrare nella cellula, che poi utilizza per riprodursi. In merito al coronavirus, l’antigene meglio riconosciuto è la proteina “S” (Spike), la proteina a punta che dà al virus il suo caratteristico aspetto “appuntito”.

L’idea del vaccino è ovviamente quella di inoculare l’agente patogeno in una forma totalmente innocua che non rischia di scatenare la malattia da cui cerca di difenderci. Diverse tecniche sono possibili per raggiungere questo scopo, da tecniche collaudate come l’utilizzo di tutto il virus reso innocuo, a tecniche più recenti come i vaccini a DNA o RNA. Tutte queste strade vengono attualmente esplorate nella ricerca di un vaccino contro il Covid-19.

180 candidati-vaccini contro il Covid-19 sono in fase di sviluppo e oltre 40 sono in fase di sperimentazione clinica.

 

QUALI SONO LE TECNICHE UTILIZZATE PER PROGETTARE I VACCINI?

In breve: la maggior parte dei vaccini contiene i virus o i batteri indeboliti o morti che causano la malattia.

Altri vaccini contengono solo particelle di virus o batteri.

Una tecnologia più recente fornisce vaccini che contengono materiale genetico in modo che il nostro corpo possa produrre particelle dell’agente infettivo stesso, contro cui il sistema immunitario farà gli anticorpi.

Ci sono anche vaccini che usano altri virus non dannosi, con lo scopo di introdurre nel corpo il DNA che può indurre il nostro corpo a produrre la stessa proteina S che indurrà a sua volta la produzione di anticorpi.

  1. Il virus intero, attenuato o inattivato

La prima tecnica, usata a partire dall’introduzione della vaccinazione, è quella di presentare il virus intero al sistema immunitario, il che significa coltivarlo in quantità molto grandi, quasi sempre in forma di uova. Questo è l’approccio portato avanti da diversi laboratori cinesi, in particolare per lo sviluppo di un vaccino contro il COVID. Per garantire che il vaccino sia sicuro per l’organismo, il virus può essere presentato in forma inattiva (ucciso) o attenuata. In quest’ultimo caso, il virus è ancora vivo ma ha perso la sua natura pericolosa.  Si tratta di selezione genetica. Si conservano solo i ceppi virali che hanno acquisito mutazioni che non portano la malattia. Molti vaccini sono stati sviluppati su questo modello (rosolia, febbre gialla, morbillo, ecc.).

Nel caso di un virus inattivato, il virus è morto e ha perso la capacità di replicarsi nell’organismo; di solito questo sistema prevede alcuni richiami prima di risultare efficace. Nel caso del virus attenuato, il virus è vivo e ha conservato la sua capacità di moltiplicarsi nell’organismo: una singola iniezione è quindi di solito sufficiente. Svantaggio dei vaccini a virus intero: c’è un rischio statistico, impossibile da eliminare completamente, che una piccola parte di particelle virali mantenga la capacità di infettare l’individuo. Un altro svantaggio, specifico dei vaccini inattivati (uccisi), è che la conformazione (la forma) della proteina S è alterata, il che potrebbe rendere il vaccino meno efficace.

  1. Un pezzo di virus

Seconda possibilità: invece di presentare l’intero virus al sistema immunitario, ci si concentra sull’antigene che provoca la risposta immunitaria. In questo caso, non c’è rischio di sviluppare la malattia. L’idea è di avere la proteina Spike prodotta da linee cellulari di mammiferi e introdotta nel corpo in combinazione con un adiuvante che darà al sistema immunitario il segnale d’allarme. Se iniettata da sola, una proteina, anche se è una proteina virale, non sarà considerata pericolosa dal corpo, che ne produce miliardi. La combinazione adiuvante-antigene, al contrario, viene immediatamente riconosciuta come un corpo estraneo: i macrofagi, la prima linea di difesa del sistema immunitario che perlustra costantemente il corpo, lo “mangia” e identifica “S” come una proteina esogena. Viene quindi avviata la produzione di anticorpi. I vaccini contro l’epatite B e il papillomavirus sono prodotti con questa tecnica, scelta da Sanofi, in collaborazione con GlaxoSmithKline, per il suo vaccino contro il COVID. Questo vaccino non sarà pronto prima di almeno la fine del 2021.

  1. I vaccini a DNA/RNA

Poiché è stabilito che il ruolo della proteina Spike, la proteina “a punta” del coronavirus, è cruciale nell’innescare la risposta immunitaria neutralizzante del Covid-19, perché non farla produrre direttamente dal corpo umano, introducendo nelle nostre cellule la sequenza genetica che codifica la produzione di questa proteina virale? Questo evita l’iniezione di particelle intere di Covid-19 all’interno dell’organismo o l’uso di adiuvanti. Problema: il DNA o l’RNA sono degradati dai nostri enzimi non appena entrano nel corpo. Per assicurarsi che il codice della proteina Spike raggiunga intatto l’interno delle nostre cellule, ha bisogno di un veicolo che lo trasporti.

Gli scienziati hanno due opzioni:

  • Possono fare un involucro completamente artificiale, composto di molecole che imitano i lipidi e le proteine, che avrà tutti le caratteristiche di un virus, senza tuttavia esserlo. Questa è l’opzione adottata dal laboratorio Pfizer in collaborazione con BioNTech e dalla società Moderna.
  • Inserire il DNA in un virus reale, ma innocuo per noi. Questa è la soluzione adottata dai russi (Sputnik V), Johnson & Johnson e Astra-Zeneca / Oxford. Utilizza come vettore un adenovirus (virus a DNA) che non provoca gravi malattie nell’uomo, nel cui DNA è stato inserito un gene (DNA) che codifica la produzione della proteina S. Questo gene è ottenuto copiando l’RNA messaggero del virus COVID-19 per mezzo di un enzima chiamato trascrittasi inversa. L’adenovirus iniettato è quindi un OGM. Richiederà una particolare vigilanza.

 

 

Dottor Kohlia Stéveny, Bruxelles

Aggiornato al 03 febbraio 2021

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