UNIONE E DISUNIONE, TOLLERANZA E INTOLLERANZA: IL MONDO CAMBIA

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L’Europa sta per scoppiare? Donald Trump sarà presidente degli Stati Uniti? Dopo Parigi, Bruxelles, Nizza, a che punto arriveranno gli attentati? La persecuzione e il fanatismo religioso diventeranno le caratteristiche principali del XXI secolo? Sono molte domande per iniziare una riflessione sulla nostra epoca. Potreste dirmi che le generazioni precedenti non si sono trovati di fronte a domande del genere. A volte mi chiedo quali domande si ponevano i nostri nonni quando scoppiò la seconda guerra mondiale. Il mondo è peggiore oggi o 80 anni fa, o due secoli fa? In ogni il mondo va a rotoli, e questo ci deve fare riflettere. Le cose non migliorano nonostante le promesse dei politici durante le campagne elettorali, tutti i progressi scientifici, tutte le azioni di buona volontà, tutti i sacrifici. L’accumulo e la successione di crisi sempre più grandi hanno caratterizzato questi ultimi anni. Sembra di essere sulle “montagne russe” che passano da una discesa vertiginosa all’altra. Le soluzioni proposte offrono delle illusioni, dicendo che tutto si sistemerà, ma non si ha nemmeno il tempo di prendere fiato che si presentano nuove crisi.

Soffiava un vento di ottimismo

21 anni fa, quando ho ricevuto l’incarico nel dipartimento degli affari pubblici e della libertà religiosa per la Chiesa mondiale, un vento di ottimismo attraversava il nostro pianeta. Nell’ex Unione Sovietica o regimi comunisti crollavano e la libertà religiosa tornava in auge. Marc Finley predicava al Cremlino e Billy Graham riempiva lo stadio di Mosca. In questo contesto pieno di speranza, organizzai il mio primo congresso mondiale della libertà religiosa. I problemi che i nostri membri di chiesa affrontavano erano legati soprattutto all’osservanza del sabato. Uscimmo poco a poco da una grande campagna anti-setta nell’Europa occidentale. I gruppi religiosi minoritari venivano accusati di minacciare la famiglia, la democrazia, la repubblica. Si chiamavano in causa casi di manipolazioni mentali, di abusi sessuali, di distorsione di denaro. Le sette, che nessuno riusciva a definire, erano nell’insieme colpevoli di tutti i mali. Anche se siamo stati citati poche volte, a causa del nostro rispetto del sabato, diventammo potenziali vittime collaterali. Intrattenuti dalle “deviazioni settarie”, il pubblico e le autorità dimenticarono che il fanatismo, le deviazioni morali e l’intolleranza sono presenti in qualsiasi ideologia e religione. Si ignorava l’esistenza di una corrente violenta e distruttrice al seno di una religione ben stabile.

I primi segni del ritorno delle persecuzioni

Era il 2 marzo 1997. Dov’ero quando ricevetti la notizia? In Asia, credo. Non c’era più niente da fare. Era troppo tardi per reagire. Gadzimurat e Tatiana Gadziyev, una coppia di avventisti, erano stati sequestrati, torturati per due o tre giorni, poi bruciati in una piazza pubblica davanti a 5000 persone manifestando. La televisione locale trasmetteva l’evento. Per quale motivo? La scene aveva luogo a Buinaksk, una città della repubblica autonoma del Dagestan, che faceva parte della Federazione Russa. La maggior parte della popolazione era musulmana. Gadzimurat veniva accusato di aver violentato e ucciso una ragazzina di 12 anni. Venimmo a sapere dalla piccola comunità avventista locale che Gadzimurat, recentemente convertito, condivideva la sua nuova fede apertamente. Secondo loro, non c’era nessun dubbio sul fatto che questa esecuzione era risultato del fanatismo religioso. Noi eravamo più inclini a interpretare questo tragico evento come l’indizio di un mondo che se ne andava. Fu l’annuncio di un mondo in cui uccidere, massacrare in nome di Dio e per la sua gloria sarebbe diventato di nuovo all’ordine del giorno. Le nuove tragedie ancora più orribili arrivarono dall’Indonesia, dal Sudan, dal Pakistan, dall’India.. Nessuno in quel momento si sarebbe mai immaginato che questi sarebbero stati gli avvenimenti che, non più così sporadici, avrebbero caratterizzato il XXI secolo. Per coloro i quali avevano ancora qualche dubbio, l’11 settembre 2001 ne fu la prova. Il mondo cambia ed è un po’ come se ogni volta che si presenta un segno di speranza, un avvenimento tragico lo segue per dirci che è inutile sperare.

Degli interrogativi preoccupanti

Il 10 dicembre 1948, al Palazzo di Chaillot a Parigi, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo fu accettata dai 58 stati membri delle Nazioni Unite. L’articolo 18 da un’eccellente definizione della libertà di coscienza e di religione. Oggi un tale documento, sebbene sia essenziale per le nostre libertà, non otterrebbe l’approvazione della maggioranza in seno al Consiglio dei Diritti dell’uomo di Ginevra. Mettere in discussione la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, è per la società come mettere in discussione i Dieci Comandamenti per le chiese. Questo documento eccezionale nella storia dell’umanità è, per molti governi, considerata troppo occidentale. Permettetemi di reagire: troppo occidentale? Ciò significa dimenticare che in tutte le culture, tutte le civiltà, tutte le religioni, uomini e donne hanno lottato e continuano a lottare per le loro libertà fondamentali. Dimenticare che ci sono voluti mille persecuzioni e di lotte per ottenere queste libertà. Troppo occidentale? È dimenticare che le nostre libertà fondamentali rappresentano un enorme progresso contro l’ordine naturale delle cose. Nella storia dei rapporti di potere, come in natura d’altra parte, la legge del più forte ha prevalso quasi sempre. I diritti dell’uomo sono universali. Ci ricordano che ogni essere umano ha una dignità donatagli dal suo creatore. La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo non si ispira forse ai 10 comandamenti? Bisogna promuoverla e difenderla prima che sia troppo tardi.

La separazione tra Chiesa e Stato

Anche un altro valore ha perso importanza. Si tratta della separazione Stato-Chiesa. Per noi avventisti, una tale separazione è un rispetto dei diritti delle minoranze religiose. È però vero che pochi paesi la praticano, anche nel mondo occidentale. Per sfruttare i benefici dell’unione Stato-Chiesa, mi è stato spesso citato l’esempio del Regno Unito e della Scandinavia. In questi paesi la libertà religiosa è ben accettata. La situazione è simile in Germania, in Italia, in Spagna e nella maggior parte dei cantoni svizzeri. Ci sono ovviamente più libertà per le religioni minoritarie in Spagna, in Italia, e nei paesi nordici che in Francia, dove la separazione è un principio acquisito da un secolo. Si potrebbe obiettare che a prescindere dalla separazione, lì dove le istituzioni democratiche erano forti, e dove una o più culture sono ben stabili, la libertà ha delle buone fondamenta. Ma cosa succede quando questi due fattori sono assenti? Prendiamo l’esempio dei paesi a maggioranza musulmana, buddista, ortodossa, indù, dove la religione e lo stato sono strettamente uniti. Troviamo quindi ciò che è successo nell’occidente cristiano per più di 1000 anni: la discriminazione, e in qualche caso la persecuzione delle minoranze religiose. Non abbandoniamo questo valore, è troppo importante. L’unione tra stato e religione non favorisce la libertà.

Il mondo è sempre più religioso

Durante i miei viaggi ho potuto constatare la crescita della religione nell’emisfero sud e soprattutto nelle terre dell’Islam. La prima volta che sono stata a Giacarta, sono rimasto impressionato dalla modernità di questa città. L’Indonesia è il paese musulmano più popolato. All’epoca, per strada, poche donne e ragazze portavano il velo. Quindici anni dopo, se ne vedevano dappertutto. Questo ritorno della religione aveva degli effetti negativi, soprattutto per i cristiani. Infatti, è molto raro che un picco della pratica religiosa faccia aumentare il livello di tolleranza e di rispetto degli altri. Quando si pensa all’Australia, al Canada e soprattutto all’Europa, si ha l’impressione che il mondo sia sempre meno religioso. In realtà lo è sempre di più. Il peso della religione è sempre più forte in tutti i campi della vita. In Europa è il contrario. La secolarizzazione è tale che la religione è quasi scomparsa di scena. Non ci sono più dibattitti politici su dei soggetti come l’origine della vita, l’aborto, il matrimonio omosessuale. Se si crede alla creazione, allora si viene etichettati come gli infrequentabili. Probabilmente, si può ricevere un invito a prendere parte a un programma televisivo sulle credenze strane e bizzarre. Le tradizioni cristiane sussistono come le tradizioni pagane sotto forma di eredità culturale. Nel dubbio, possiamo fare un sondaggio in strada e chiedere qual è il significato dei giorni festivi come la Pentecoste, l’Ascensione, o il 15 agosto. Natale e Pasqua si salvano ancora per poco da questa tendenza, ma per quanto tempo ancora? Negli Stati Uniti, alcune scuole pubbliche hanno vietato l’uso della parola “Christmas” per dire Natale. Il motivo? Perché presenta la parola “Christ”.

Il Cristianesimo, “nemico” dell’occidente secolarizzato

Le élite occidentali sono cresciute con il pensiero che la religione e in particolare il cristianesimo non avrebbe avuto futuro. La religione era sinonimo di passato e di ignoranza. La scienza e il progresso tecnologico avrebbero spazzato via queste legende. Il problema è che questa visione non corrisponde più alla nostra realità. A causa dei movimenti della popolazione, l’occidente di oggi si trova di fronte allo sviluppo della religione dei paesi del sud. Ora, cosa succede quando questi due mondi si incontrano e si affrontano al punto da volersi eliminare a vicenda? Il nostro mondo occidentale secolarizzato è sempre più confuso sui propri valori. Non si sa bene da dove viene e dove va. In questo senso non è ben equipaggiato per resistere a una religione più forte che la può conquistare. Ma questo è un altro discorso.

Tuttavia, una buona notizia

L’evangelo è la buona notizia. È portatore di valori eterni. Ci riempie di felicità e di speranza anche quando i segni delle catastrofi future si accumulano. Le cose vanno peggiorando, ma la speranza non ha abbandonato il nostro mondo. Il messaggio di Gesù è più attuale che mai. Per questo, le catastrofi non mettono in discussione il nostro futuro glorioso. Il male vinto usa le sue ultime armi nella battaglia ma la sua causa è persa. Cristo ha vinto la morte e il suo regno è alle porte.

Il mio futuro non dipende dal BREXIT

croix-lumiereIl mio futuro non dipende dal BREXIT, dal futuro degli USA, dallo Stato Islamico e dai suoi massacri, dal cambiamento climatico, ma da colui in cui io ripongo tutta la mia fiducia e che presto tornerà. È lui che dà un senso al nostro servizio per la società e per il nostro prossimo. È lui che mi da la voglia di condividere i suoi valori di giustizia, di libertà, di verità. Ogni volta che siamo dal lato della giustizia, della libertà, della verità, siamo dei rappresentanti del regno in cui Cristo è il re. Ciò mi fa ricordare un pastore anglicano molto conosciuto per il suo impegno contro l’apartheid in Sud Africa. Lo avevo invitato insieme ad altri rappresentanti delle religioni al nostro settimo congresso mondiale della libertà religiosa. Rimase sorpreso di vederci difendere questa libertà per tutti, non solo per noi. Fu come una rivelazione per lui. Alla fine del congresso, mi invitò a casa sua con mia moglie. Lo vedo ancora sul ciglio della porta confessando “John, ho sempre pensato che voi avventisti foste una setta, limitati e senza mostrare interesse verso gli altri. Ciò che ho scoperto durante questo congresso ha cambiato totalmente la mia percezione della vostra chiesa. Ammiro la vostra azione per il bene della società”. Il mondo cambia e a volte ci fa dirottare, ma la buona notizia è che i valori dell’Evangelo sono sempre gli stessi. Sono portatori di speranza, di pace, di giustizia e di libertà. Quindi, non siamo timidi! Mettiamoli in pratica! Sono segni del regno di Dio che viene. Gesù non ci ha forse chiamati a essere “la luce del mondo e il sale della terra”? Ciò significa che nella storia dell’umanità, il Signore non ci chiama a essere degli spettatori, anche se scrupolosi. Ci chiama a essere attori, a fare la differenza là dove ci troviamo, a vivere come lui ha vissuto.

“LE ZONE BLU”
ALORA, QUESTO RIENTRO DOPO LE VACANZE ?

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