Una lettera al Signor King

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Caro Signor King,

Ho iniziato a scriverti questa lettera il giorno del tuo compleanno. Anche se il dono della vita ti è stato tolto, volevo offrirti un regalo che dimostrasse che la tua eredità continua a vivere. Un regalo che prova che il tuo sogno è diventato realtà.

 

Tante cose sono successe da quando te ne sei andato. Le strade su cui una volta hai camminato raccontano nuove storie. Le crepe del marciapiede cambiano a ogni passo. La pioggia lava via le lacrime che sono cadute, il sangue che è stato versato e persino il gas che ha lasciato un dolore pungente negli occhi di molti manifestanti pacifici come te. Ogni bruciatura, colpo e livido ricordava loro che manifestare per i propri sogni non è un’azione a buon mercato. Anche se le grida del cielo lavano i residui delle strade, le crepe del marciapiede rimangono. Servono a ricordarci che, nonostante il dolore si riveli difficile da dimenticare, anche il cambiamento che ne deriva è potente.

 

Le interazioni quotidiane a cui spesso non do valore, sono, ai tuoi occhi, vere e proprie pietre miliari. Guardo ragazze di varie razze bere dalla stessa fontana dopo una partita di pallacanestro. Vedo ragazzini di tutte le sfumature giocare insieme nella neve. Il 44° presidente degli Stati Uniti era un afroamericano, così come sua moglie. Mi siedo nei primi banchi con alle mie spalle ragazzi bianchi, marroni, gialli, in una scuola dove, come molte, una volta regnava il razzismo.

 

Signor King, questo era il tuo sogno, e io l’ho visto realizzarsi. Non solo nel Maryland o nel Michigan, ma in tutto il mondo. Questo sogno che avevi per l’intera nazione si è diffuso in lungo e in largo. Hai alzato la mano con fervore nella lotta per l’uguaglianza, senza sapere che la punta delle tue dita avrebbe toccato luoghi in cui non eri nemmeno mai stato. Queste sono le tue crepe sul marciapiede, questo è il tuo promemoria che ricorda di come il cambiamento sia stato frutto anche di dolore. E anche se molte cose sono cambiate, troppe sono rimaste le stesse.

 

Sognavi che i tuoi quattro figli vivessero in una nazione dove non sarebbero stati giudicati per il colore della loro pelle, ma per il loro carattere. Anche se i bambini di tutte le razze giocano insieme, i ragazzi neri di 12 anni vengono uccisi a colpi di pistola per strada. I bambini immigrati sono rinchiusi in gabbie, separati dai loro genitori al confine. Qui il loro carattere non ha alcun valore.

 

Le chiese che una volta erano un luogo sacro, ideali per sognare, sono diventate case per gli incubi. Gli orrori derivanti dall’odio, come il bombardamento della chiesa battista della 16a strada nel 1963, sono stati paragonati a sparatorie di massa a sfondo razziale come quella della chiesa di Charleston nel 2015.

 

Signor King, la lotta è tutt’altro che finita. La disuguaglianza è ancora presente sotto varie forme. Le donne non hanno le stesse opportunità degli uomini per quanto riguarda la retribuzione, mentre le minoranze non hanno le stesse opportunità dei bianchi per quanto riguarda il lavoro e la casa. L’incarcerazione di massa è diventata una realtà nella comunità nera. La violenza delle armi e la brutalità della polizia continuano a esistere. Loro gridano, signor King, ma noi gridiamo più forte. Stiamo gridando “Le vite nere sono importanti”, stiamo gridando in memoria di Mike, Tamir, Trayvon, Sandra ed Eric! Gridiamo, affermando che tutti gli uomini sono creati uguali; gridiamo con ogni fratello e sorella in Cristo che si unirà a noi. Nero, bianco, marrone, giallo, di qualsiasi colore: stendiamo tutti le mani verso Dio, anche quando è difficile sentirlo. Lasciamo che le lacrime cadano in ogni fessura che il nostro dolore ha lasciato sul pavimento. Sentiamo il cambiamento sotto i nostri piedi e sappiamo che ogni giorno che passa ci avviciniamo sempre di più. Finalmente liberi, finalmente liberi! Ecco cosa gridiamo; lo gridiamo prima ancora che arrivi la libertà, perché crediamo che il Figlio che ci verrà a liberare, rappresenta la libertà.

 

 

Di Kyara Samuels

Fonte: https://bit.ly/3arE0H8

Traduzione: Tiziana Calà

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