Le tristi conseguenze dello stress del lutto

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Col cuore spezzato non si scherza.

 

Il massacro di Uvalde, in Texas, dove a maggio scorso hanno perso la vita 19 studenti e 2 insegnanti, continua a far parlare di sé. Continueremo a pregare per le famiglie delle vittime mentre attraversano le differenti fasi del loro dolore. Tuttavia, i notiziari non menzionano il fatto che le vittime di questo massacro sono state in realtà 22 e non 21.

Il marito di una delle insegnanti massacrate ha avuto un infarto quando ha saputo della morte della moglie. È morto anche lui. La causa è stata indicata come infarto da “cuore spezzato”. Ebbene sì, è morto letteralmente per un “cuore spezzato”, un attacco di cuore, causato dal fortissimo stress e dolore associato alla perdita improvvisa della moglie.

La “sindrome del cuore spezzato” è una reale diagnosi medica che si verifica più frequentemente di quanto si possa credere. Nella letteratura medica è chiamata anche cardiomiopatia di Takotsubo. Nella cardiomiopatia di Takotsubo qualsiasi estremo stress emotivo provoca l’esplosione di una delle camere del cuore. Questo può scatenare sintomi simili a quelli di un attacco cardiaco, tra cui dolore al petto, affannamento e fiato corto. Se un individuo ha già un’ostruzione parziale delle arterie del cuore, “lo scoppio” può ridurre l’afflusso di sangue ai muscoli cardiaci, causando un attacco cardiaco ed eventualmente la morte, anche se è per fortuna questa resta una conseguenza piuttosto rara.

 

Tristezza letale

Gli anziani sono vulnerabili alle complicazioni di salute indotte dallo stress. Forse avete conosciuto qualcuno che è morto poco dopo la morte del proprio coniuge, dopo che avevano vissuto insieme per numerosi anni. Questo accade anche se il coniuge superstite conduce una vita relativamente sana.

Uno studio del 2012 pubblicato sulla rivista Circulation ha rilevato che il rischio di avere un infarto aumenta di 21 volte nel giorno immediatamente successivo alla morte di una persona cara. Il rischio rimane sei volte più alto nella settimana successiva. Il Journal of the American Medical Association (JAMA Internal Medicine) conferma che il rischio di infarto o ictus dopo la perdita di un partner rimane elevato per tutto il mese successivo l’evento stesso.

Per aiutarci a comprendere questo fenomeno, analizziamo innanzitutto il lutto in sé. Il libro di Elizabeth Kubler-Ross del 1969 “On Death and Dying” ha cambiato il modo in cui guardiamo le persone che soffrono per la perdita di una persona cara. Grazie alle sue ricerche e pubblicazioni, il modello delle cinque fasi del lutto è diventato ormai famoso. Al giorno d’oggi viene largamente utilizzato, soprattutto con i malati terminali o negli ospizi. Oggi la maggior parte delle persone sa che le cinque fasi sono: rifiuto, rabbia, patteggiamento, depressione e infine accettazione. Durante una qualsiasi delle prime quattro fasi, il corpo può, a causa dello stress del lutto, andare incontro a cambiamenti negativi che possono inevitabilmente portare al danneggiamento degli organi vitali.

 

Lo stress della morte

Lo stress stesso può causare diretti cambiamenti fisici all’interno del nostro corpo. Gli studi dimostrano che lo stress abbassa la resistenza dell’organismo alle infezioni, mentre le sue difese risultano notevolmente alterate. Inoltre, lo stress provoca il rilascio di un ormone chiamato cortisolo. Questo ormone provoca cambiamenti nel nostro corpo, tra cui l’aumento della pressione sanguigna e del fabbisogno di zuccheri. Questo perché sotto stress il nostro cervello richiede il 12% di energia in più, per prepararsi a “combattere o fuggire”. Con l’aumento della pressione sanguigna, la diminuzione della resistenza a combattere le infezioni e l’aumento del glucosio che circola nel cervello, un individuo può rischiare di subire danni agli organi vitali.

Il personaggio biblico di Giobbe, in preda allo stress e al dolore per la perdita di tutti i suoi figli avvenuta nello stesso giorno, coglie l’ampiezza di questo sentimento:

 

“Ah, se il mio travaglio si pesasse,

se le mie calamità si mettessero tutte insieme sulla bilancia!

Sarebbero trovati più pesanti della sabbia del mare.

Ecco perché le mie parole sono temerarie” (Giobbe 6:2-3).

 

La conclusione della questione è che la pesantezza del dolore può influire sulla nostra salute. Come abbiamo visto, le situazioni di stress possono causare cambiamenti fisici nel nostro corpo che, in alcuni rari casi, possono portare alla morte.

Come possiamo quindi contrastare questa “pesantezza” di cui parla Giobbe? Come gestire l’inevitabile stress che il lutto porta con sé? Concludo con sei consigli per aiutarvi e aiutarci ad affrontare qualsiasi situazione traumatica, validi in particolar modo in seguito alla morte di una persona cara:

 

Attenzione al cuore

  • Accettate di essere in un periodo di forte stress. Datevi il tempo di elaborare il lutto. Rendetevi conto che il lutto è un processo che alla fine porta all’accettazione della situazione.
  • Trascorrete del tempo con amici e familiari. Parlate loro del vostro dolore. Ricordate che anche loro potrebbero soffrire.
  • Prendetevi cura di voi stessi. Aumentate gli antiossidanti e le vitamine anti-infiammatorie nella vostra alimentazione. Non trascurate di assumere i farmaci prescritti dal vostro medico.
  • Riprendete i vostri hobby. Cercate di mantenere i vostri impegni quotidiani. Se necessario, prendete in considerazione la possibilità di unirvi a un gruppo di sostegno.
  • Se necessario, rivolgetevi a un consulente professionale che vi aiuti ad affrontare il lutto che state vivendo.
  • Ma soprattutto, pregate. Dio sta attraversando questo momento con voi. Ha già mandato il Consolatore. Egli è e sarà con voi durante questo periodo di grande dolore.

 

 

Di Dr. Richard G. Berry

Fonte: https://www.messagemagazine.com/articles/how-the-stress-of-grief-will-literally-kill-you/

Traduzione: Tiziana Calà

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