Siate come Gesù. Siate meno gentili.

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Essere troppo gentile ti sta trasformando in un cattivo cristiano? Parliamo di persone piacevoli, di disonestà e di burnout.

 

Sono un cronico “piacione”. E ho sempre pensato che fosse quello che un buon cristiano dovrebbe essere… fino a poco tempo fa.

Come me, puoi trovare difficoltoso dire di no (soprattutto per le richieste legate alla chiesa), raramente chiedi aiuto ad altri nel caso in cui sia un “peso”, o ti accodi ad altri nel concordare o fare complimenti insinceri, solo per piacere agli altri. Se è così, benvenuto nel club dei “piacioni”.

Come cristiano, ho sempre faticato per trovare un equilibrio tra l’amare le persone e il piacere alle persone. In apparenza, piacere alle persone (essere gentili, cortesi, gradevoli e accettabili) rappresenta lo stereotipo del modello che, più o meno consapevolmente, ci aspettiamo che i cristiani rivestano. E non c’è niente di sbagliato in questo. È bello essere gentili. Ma, a volte, mantenere la “bella” facciata cristiana significa mentire agli altri; infrangere i 10 comandamenti. E questo mi dà veramente fastidio.

Sarò onesto con te. Nel parlare con gli amici, gli estranei o anche con le persone care, a volte mi annoio, o mi preoccupo, o mi confondo con le loro parole. Sono sicuro che a volte capiti anche a te. Ma spesso, invece di dire loro che vorrei interrompere la conversazione, che non sono d’accordo o che sono preoccupato da quello che mi stanno dicendo, mi limito a sorridere e ad annuire: il mio cervello si impegna solo per il 10% nella conversazione, abbastanza da farli continuare a parlare e sentirsi appoggiati, abbastanza per loro da continuare ad apprezzarmi.

Altre volte, la gente mi chiede di fare cose che non voglio fare, ma invece di dire “assolutamente no”, sorrido con entusiasmo, per poi rientrare a casa e criticare me stesso, o loro, per non rispettare i miei limiti (che non ho mai stabilito).

Essendo troppo accondiscendente, divento disonesto sia con me stesso sia con gli altri. Dicendo sempre di sì e non riuscendo a porre dei limiti, la vita accelera a un ritmo frenetico e finisco per trascurare la mia salute emotiva, fisica e persino spirituale. Gli effetti collaterali? Burnout, risentimento, lamentele, senso di colpa e persino pettegolezzi. Divento una persona sgradevole da frequentare. E questo rende ancora più difficile l’essere gentile. Il mio sorriso diventa finto, la mia risata ancora più vuota. E così, il ciclo negativo continua.

È questa l’immagine dell’amore vero e disinteressato a cui Gesù ci chiama? Essere “gentili” è davvero ciò che significa essere un discepolo di Gesù?

Per qualche ragione, come cristiani abbiamo equiparato “l’essere come Gesù” all’essere una persona gentile. Ma guardate Gesù: ha fatto cose che probabilmente non definiremmo “gentili”. Ha chiamato i farisei “stolti” (Matteo 23:17), “vipere” (Matteo 23:33), “ipocriti” (Luca 11:44). Ha rovesciato le tavole del tempio (cfr. Matteo 21:12-13) e ha detto ai discepoli “scotetevi la polvere dai piedi”, in caso non avessero trovato accoglienza (Marco 6:11); disse anche a Pietro: “Vattene via da me, Satana!” (Matteo 16:23). Gesù ha detto la verità, anche quando questa ha ferito il giovane ricco in Matteo 19:16-22 e spesso si è separato dalla folla. Non diceva sempre “sì”, non era sempre disponibile e non cercava di piacere alla gente. Infatti, molte persone lo odiavano. Eppure, tutto ciò che Gesù ha fatto, l’ha fatto nell’amore: un amore genuino, che trasforma le vite, che trasforma il mondo, un amore di cui si parla ancora dopo 2000 anni.

Da qualche parte lungo il percorso, abbiamo dimenticato che amare le persone ed essere gentili sono spesso agli opposti. Piacere alle persone non significa veramente piacere alle persone. Sotto la sua facciata rosea, il piacere alle persone è un tentativo egoistico di fare in modo che le persone ci apprezzino. Al contrario, l’amore genuino è essere in grado di dire a qualcuno la verità, anche se fa male, anche se non l’accetteranno o anche se non accetteranno più te.

Tuttavia, questo ha dei limiti critici. “Dire la verità in nome dell’amore” non è una licenza per criticare la ragazza la cui gonna ti sembra troppo corta, o la nuova convertita che porta un Big Mac all’agape della chiesa. Non è una scusa per attaccare comportamenti specifici di chi è spiritualmente vulnerabile. L’insegnamento di Gesù alla donna colta in adulterio di “non peccare più” non criticava il colore delle sue labbra o della sua biancheria intima, ma non era nemmeno d’accordo né si complimentava con quanto da lei fatto. Al contrario, le sue parole d’amore hanno dimostrato un’autentica cura per il suo futuro, dandole autonomia e lasciando spazio allo Spirito Santo di lavorare nel suo cuore e nella sua vita.

Quindi, se stai sperimentando gli effetti collaterali dell’essere un “piacione” (bruciore, risentimento o senso di colpa) forse è il momento di essere più simile a Gesù. Forse è il momento di essere un po’ meno gentile.

 

 

Di Maryellen Hacko

Fonte: https://record.adventistchurch.com/2020/08/26/be-like-jesus-be-less-nice/

Traduzione: Tiziana Calà

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