Sei uno stacanovista?

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Entro il 2030 le epidemie scompariranno; la vita verrà prolungata grazie all’intervento di iniezioni che ci faranno arrivare fino a 150 anni; le auto saranno quasi obsolete, di fronte a una maggiore diffusione degli aerei. Queste erano le previsioni fatte nel 1930 da F.E. Smith, un politico britannico amico di Winston Churchill.

Per quanto riguarda il lavoro, ha aggiunto, molti avranno una settimana lavorativa di due giorni, mentre gli operai lavoreranno per 16-24 ore alla settimana in fabbriche ormai automatizzate, dove il lavoro sarà “estremamente facile e noioso”.

Nonostante questo, tutti nel 2030 si potranno permettere di fare sport e, con l’aumentare della ricchezza complessiva, “potremmo tutti dilettarci nella caccia alla volpe”, qualcosa che Smith aveva fatto[1].

Adesso, a soli una decina di anni dal 2030, queste previsioni ci appaiono ridicole, proprio come avere “l’ufficio senza carta”, cosa che ci eravamo ripromessi con l’avvento del computer.

Il lavoro, il troppo lavoro e i “martiri del lavoro”

Il lavoro è una parte fondamentale della nostra vita. Nonostante abbiano una settimana lavorativa da 38 ore, molti lavorano ancora di più. Uno studio fatto su oltre 16.000 lavoratori ha rilevato che circa l’8% potrebbe essere descritto come “stacanovista”[2]. Altre stime riportano questo dato fino al 25%.

Un’indagine effettuata su 5.000 lavoratori degli Stati Uniti ha scoperto che i ragazzi della nuova generazione erano più propensi a diventare degli stacanovisti. L’Harvard Business Review riporta che “le nuove generazioni hanno infatti più probabilità di vedersi, in maniera fiera, come ‘martiri del lavoro’ rispetto ai lavoratori più anziani, finendo anche per utilizzare meno il proprio tempo libero[3]”.

Questo studio ha anche rivelato che il 43% di questi “martiri del lavoro” appartengono alla nuova generazione, rispetto al 29% dei partecipanti ai sondaggi. La nuova generazione è anche più propensa (48%) a voler essere vista come “martire del lavoro” dai propri capi e rispetto a quelli della generazione X (39%) e ai nati durante il baby boom (32%).

La psicologa Linley McMillan ha affermato che “un vero e proprio stacanovista è molto motivato e ha difficoltà a disimpegnarsi dal proprio lavoro, spesso saltando i pasti e non vedendo i segnali di pericolo a livello relazionale e salutare[4]”.

Che cosa caratterizza uno stacanovista?

Nonostante la causa non può essere limitata a una sola problematica, Lisa Orbé-Austin, psicologa specializzata sui problemi di carriera, trova come causa comune il “fenomeno dell’impostore”. Le persone che ne soffrono sono “persone che si sentono sempre in dovere di dimostrare qualcosa perché non sono così brave come la gente pensa”.

Non importa da quanto tempo lavorano o le loro precedenti occupazioni, continuano a pensare che è solo una questione di tempo prima che la loro incompetenza venga scoperta.

“A volte le persone crescono sentendosi dire che non sono intelligenti; arrivano quindi a pensare di non esserlo davvero, ma di avere solamente la capacità di lavorare sodo”, ha dichiarato Orbé-Austin[5].

Purtroppo, essere stacanovisti porta sempre a un’esistenza breve e circoscritta e, successivamente, al rimpianto.

John aveva questo tipo di rimpianto. Era uno dei moribondi del libro di Bronnie Ware, The Top Five Regrets of the Dying (letteralmente, I primi cinque rimpianti dei moribondi).

Aveva lavorato troppo. “Ho consacrato meno tempo a quello che mi teneva veramente in vita: la mia famiglia e Margaret (la moglie), la mia cara Margaret. Mi ha sempre amato e sostenuto; ma io non c’ero per lei[6]”.

Per contrastare lo stacanovismo, Orbé-Austin raccomanda di stabilire dei chiari confini ma ammette che non è sempre facile. Questo è poi reso ancora più difficile dalle tecnologie perché siamo sempre connessi, sempre reperibili, anche quando non siamo fisicamente sul posto di lavoro.

I confini da stabilire comprendono: comunicare alle persone quando non si è reperibile; disattivare le notifiche sul cellulare e non ricevere (o controllare) le mail di lavoro durante il fine settimana e sviluppare “altri lati di sé” al di fuori del lavoro.

Stacanovismo vs duro lavoro

Si dice spesso che essere uno stacanovista possa aiutarti ad avere successo sul lavoro. Questo è un mito, afferma Malissa Clark dell’università della Georgia. La sua ricerca ha rilevato che, mentre gli stacanovisti possono trascorrere più tempo a pensare e a spendersi per il lavoro, questo non va necessariamente a beneficio loro o del proprio datore di lavoro.

“Non solo l’essere stacanovisti non aiuta a migliorare la produttività altrui, ma abbiamo scoperto che questa patologia è anche strettamente correlata all’aumento dello stress lavorativo e del burnout”.

“Lo stacanovismo è legato principalmente a risultati negativi”, mentre l’impegno lavorativo -anche se con orari prolungati- “è legato principalmente a risultati positivi[7]”.

Inoltre, l’essere stacanovisti causa conflitti tra la famiglia e il lavoro, a causa delle emozioni negative presenti, mentre l’impegno lavorativo porta all’arricchimento della famiglia e alle emozioni positive[8].

Lavorare sodo non è un problema, essere stacanovisti lo è.

Una soluzione data da Dio

Il sabato è un concetto che troviamo nella Bibbia, a partire dalla creazione; questo principio è stato anche ribadito nel quarto comandamento, così come da Gesù che si dichiara “signore del sabato” nel Nuovo Testamento.

La parola “sabato” significa molto semplicemente riposo, fermata, interruzione.

E se ti senti schiavo del tuo lavoro, vale la pena notare che il sabato presentato all’interno dei Dieci Comandamenti è stato dato in primo luogo a degli schiavi in fuga, al popolo d’Israele. Erano appena scappati da una vita in cui non potevano fare altro che lavorare, molto probabilmente sette giorni alla settimana.

“Osserva il giorno del riposo per santificarlo, come il Signore, il tuo Dio, ti ha comandato”, dice il comandamento, che prosegue collegando l’osservare il sabato con la liberazione dalla schiavitù. “Lavora sei giorni, e fa’ tutto il tuo lavoro, ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al Signore Dio tuo; non fare in essi nessun lavoro ordinario […] Ricordati che sei stato schiavo nel paese d’Egitto e che il Signore, il tuo Dio, ti ha fatto uscire di là con mano potente e con braccio steso” (Deuteronomio 5:12-15).

Ecco come lottare contro il martirio del lavoro. Fermarsi ed esistere, riposarsi e riflettere. Questo concetto è così lontano dal nostro mondo sempre occupato.

A.J. Swoboda, in Subversive Sabbath, dice: “La verità è che è difficile per tutti vivere il sabato nel nostro mondo frenetico e impegnato. Il sabato va contro la struttura e il sistema della società che abbiamo costruito, diventando una specie di resistenza a quel mondo”.

È “uno stile di vita alternativo che va contro quanto conosciuto nel nostro mondo”.

E può essere difficile immaginare un giorno alla settimana che non includa il lavoro; un giorno in cui ci si allontana dalla vita lavorativa di tutti i giorni per concentrarsi su qualcosa di più importante, come le relazioni, per cominciare.

E, per essere fedeli al comandamento, concentrarsi sul proprio rapporto col Signore.

Un ultimo concetto per i martiri del lavoro

Swodoba afferma: “Sempre più spesso, l’unica maniera in cui ci possiamo davvero sentire bene riguardo alle nostre vite, è se ci esauriamo nel farlo… sembra come se questo mantra culturale fosse un comando di Dio, ma il Signore non ci ha mai chiesto di lavorare fino al burnout”.

“Non siamo stati creati solo per lavorare”.

“Il lavoro non è il nostro scopo ultimo[9]”.

Hai tempo per un test sullo stacanovismo?

Sviluppata presso l’Università di Bergen (Norvegia), la scala delle dipendenze da lavoro di Bergen utilizza i seguenti sette criteri di base per identificare le dipendenze da lavoro. Utilizzando la scala seguente, attribuisci alle frasi un punteggio: (1) Mai; (2) Raramente; (3) A volte; (4) Spesso e (5) Sempre:

  • Pensi a come poter avere più tempo per lavorare.
  • Trascorri molto più tempo a lavorare rispetto a quando hai cominciato.
  • Lavori per ridurre i sensi di colpa, di ansia, di impotenza e depressione.
  • Ti è stato detto di ridurre la mole lavorativa ma non hai seguito il consiglio.
  • Sei stressato se non puoi lavorare.
  • Dai la priorità al lavoro piuttosto che agli hobby, alle attività ricreative e all’esercizio fisico.
  • Lavori così tanto da avere conseguenze negative sulla salute.

Se in quattro o più frasi hai messo “spesso” o “sempre”, probabilmente sei uno stacanovista[10].

Un sabato o il sabato?

Il concetto del sabato è spesso usato per riportare un po’ di vitalità. Le persone sono incoraggiate a prendere un giorno qualsiasi, o parte di esso (mini sabati), per staccare.

Tuttavia questo non corrisponde all’idea originale: “Poiché in sei giorni il Signore fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò il Signore ha benedetto il giorno del riposo e lo ha santificato” (Esodo 20:11).

Il sabato biblico, il settimo giorno della settimana, è quello che è stato benedetto dal Signore. È quello che ti aspetti di sentir dire da una rivista prodotta dalla Chiesa Avventista del Settimo Giorno. Ma ricorda che la benedizione di Dio ha un certo valore.

Gesù si è definito “signore del sabato” (Luca 6:5) e ha frequentato regolarmente la sinagoga in giorno di sabato (Luca 4:16). Parlava e osservava il sabato come settimo giorno.

Purtroppo ai tempi di Gesù i capi religiosi avevano cambiato il significato del sabato, togliendo la “delizia” (Isaia 58:13) da questo giorno. Gesù ci ha mostrato un modo migliore di viverlo, condannando coloro che lo rendevano un giorno di regole.

Il teologo australiano Robert K. Mclver ha fatto delle ricerche, scoprendo che l’aumento dell’osservanza domenicale con la conseguente diminuzione del rispetto del sabato è iniziato a Roma e ad Alessandria d’Egitto. Poi, sotto il “patronato attivo di Costantino [imperatore romano, 306-337] sono cominciate le tendenze che alla fine hanno portato al trionfo del culto domenicale sul sabato in gran parte del mondo cristiano”.

Mentre il giorno in cui la maggior parte dei cristiani adorano il Signore può aver subito un cambiamento, il sabato biblico continua ad avere lo stesso valore[11].

Di Bruce Manners

Fonte: https://www.hopechannel.com/au/read/are-you-a-workaholic

Tradotto da Tiziana Calà

[1] https://www.bbc.com/news/magazine-30379986
[2] https://www.psychiatry.org/news-room/apa-blogs/apa-blog/2017/08/working-too-much-hard-worker-or-workaholic
[3] https://hbr.org/2016/08/millennials-are-actually-workaholics-according-to-research
[4] Citato in Dilvin Yasa, “The rise (and rise) of workaholism”, Kudos, 12 / 2017, pp. 26-28.
[5] https://lp.experteer.fr/fr-the-ladders/?affiliate=ladders_fr_2018_1&utm_source=ladders&utm_medium=display&utm_content=lp
[6] Bronnie Ware, The Top Five Regrets of the Dying, Hay House, Australia, 2012, p. 74.
[7] https://www.fastcompany.com/40531406/there-are-four-types-of-workaholic-and-none-of-them-work
[8] http://www.apa.org/science/about/psa/2016/04/workaholism.aspx
[9] https://www.christianitytoday.com/ct/2018/march-web-only/keeping-sabbath-saved-my-marriage-my-ministry-and-probably-.html
[10] https://www.uib.no/en/news/36450/driven-work
[11] https://research.avondale.edu.au/cgi/viewcontent.cgi?article=1105&context=theo_papers

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