“Credo che Dio abbia guidato il proiettile lontano da me”

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Un missionario avventista condivide come si è sentito protetto da Dio da una morte certa.

 

Erano le 8:10 di un venerdì sera, il 10 maggio 2019: un’ora e una data che rimarranno per sempre impresse nella mia memoria. Mia moglie e io ci eravamo appena seduti a guardare un programma su Hope Channel, per rilassarci dalla nostra intensa settimana all’Università Avventista di Lukanga, nella Repubblica Democratica del Congo, dove sono vice-rettore. Ma quella sera non ci saremmo per niente rilassati.

All’università soggiornavano alcuni visitatori dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Stavano lavorando alla prevenzione dell’Ebola, e la loro presenza aveva creato una forte opposizione tra alcuni abitanti del luogo. Mentre io e la mia famiglia ci stavamo rilassando, un gruppo di uomini armati prese d’assalto il cancello principale del campus. Confiscarono le attrezzature delle guardie di sicurezza, prendendole in ostaggio.

“Dove sono i membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità? Portateci da loro!”. Le guardie li stavano giusto guidando verso le stanze dove si trovavano i nostri ospiti quando gli uomini armati si fermarono: “Abbiamo cambiato idea”, disse uno di loro, “Portateci a casa del vice-rettore!”.

Con molta esitazione, le guardie portarono gli uomini a casa nostra. La nostra casa ha tre ingressi. Fortunatamente, le guardie avevano indirizzato gli uomini verso la porta della cucina, l’unica porta chiusa a chiave.

Ben presto ho sentito dei colpi alla porta. Che strano, ho pensato. Nessuno viene mai da questa porta a quest’ora della notte. E nessuno sbatte così. Chi può essere?

Mi sono avvicinato con cautela alla porta per guardare fuori dalla finestra. Non riuscivo a vedere bene, visto il buio di quell’ora. “Chi c’è?”, ho chiesto, senza però ricevere risposta. Mi stavo spostando per avere una visuale migliore quando, all’improvviso, qualcuno mi ha sparato attraverso il vetro! Sono caduto e ho iniziato a urlare. Ma, grazie a Dio, un pensiero razionale ha calmato il caos nella mia mente. Sdraiati. Stai in silenzio. Forse gli assassini penseranno che sei morto.

Il piano ha funzionato. Riuscivo a sentire che se ne andavano, sparando in aria per annunciare che avevano ucciso qualcuno. Nel frattempo, le guardie erano fuggite nei campi vicini.

Mia moglie e le mie figlie sono arrivate in cucina, urlando e piangendo; ci siamo subito nascosti in dispensa. Mentre pregavamo, richiedendo la protezione del Signore, ho sentito una sensazione di bruciore al braccio destro. Più tardi avrei scoperto che il proiettile mi aveva sfiorato.

Mentre i teppisti sparavano ancora in giro per il campus, una delle guardie si precipitò a casa nostra, per vedere se ero morto. Lo rassicurai dicendogli che stavo bene, cosa che comunque stentava a credere.

Infatti, mentre il racconto di quanto successo si spargeva in tutto il campus, tutti stentavano a credere che fossi ancora vivo. L’assassino mi aveva visto chiaramente dalla finestra mentre io, a causa dell’oscurità esterna, non ero riuscito a vedere niente, nonostante fossimo separati solo da due metri.

So che ci sono momenti in cui Dio non salva i suoi figli dalla morte o dal disastro, ma credo che quella notte abbia fatto un miracolo per me, guidando quel proiettile lontano da me. Sono molto grato della Sua protezione e sono convinto più che mai che il nostro amorevole Padre si prenda cura dei Suoi figli.

 

La versione originale di questo articolo è stata pubblicata da Adventist Mission.

 

 

Di Amir Gulzar, Adventist Mission

Fonte: https://bit.ly/38hXwnN

Traduzione: Tiziana Calà

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