Una questione di vita o di morte

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Stai preparando attivamente il tuo cuore per il prossimo ritorno di Gesù? O sei una vergine addormentata, che vive come se ti restassero più di 60 anni di vita?

 

Se potessi scoprire la data della tua morte, lo faresti?

Per quanto sia morbosa questa domanda, credo che la risposta di una persona possa rivelare molto su di essa: la sua visione del mondo, il tipo di personalità e le sue tendenze, e persino i suoi idoli. Ma in questi tempi incerti, quando il panico della pandemia rende facile rimuginare sulla morte, la distruzione e la fine del mondo, questa domanda non è solo un interessante argomento di conversazione. È il confronto.

La notizia è piena di filmati di donne che lottano per le necessità domestiche, vecchi e giovani accucciati e che tossiscono incontrollabilmente per le strade, linee rosse che tendono fortemente verso il basso mentre la nostra economia entra in un territorio inesplorato. Nel giro di pochi giorni, la vita come la conosciamo è cambiata radicalmente.

Eppure, allo stesso tempo, è tutto un po’ surreale. Mi siedo nella sicurezza del mio salotto qui in Australia, socialmente isolato, sì, ma ancora caldo, nutrito e comodo, mentre il mondo si dipana intorno a me. Mentre alcune famiglie e aziende devono affrontare lo sfratto o il fallimento, io lavoro da casa in pigiama. Mentre altri governi non possono aiutare i loro cittadini, il mio offre un pacchetto da 189 miliardi di dollari. Mentre gli ospedali all’estero sono stracolmi e sotto-organico, i nostri (finora) se la stanno cavando.

Come se fossi sospeso in una sequenza di sparatorie al rallentatore, guardo i proiettili sempre più vicini, ma senza essere colpito. Non fraintendetemi, sono pronto a schivare i proiettili: leggo la mia Bibbia, guardo il telegiornale, mi lavo le mani e metto in pratica le distanze sociali. Ma sono anche nella fase di negazione. È facile staccarsi dai titoli dei giornali, soccombere alla fatica della compassione e ridurre le persone a statistiche.

Ma questa negazione non è un’esperienza o un fenomeno nuovo causato dalla paura della fine del mondo. Ho praticato la negazione, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, da sempre. Come un 1%, do per scontato la mia istruzione, il mio lavoro, la mia famiglia, il mio nutrimento, il mio abbigliamento e i miei comfort. Ho tutto ciò di cui ho bisogno e anche di più. Vivo e respiro con noncuranza.

Matteo 24:37-39 dice: “Come fu ai giorni di Noè, così sarà alla venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni prima del diluvio si mangiava e si beveva, si prendeva moglie e s’andava a marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e la gente non si accorse di nulla, finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così avverrà alla venuta del Figlio dell’uomo”.

Non voglio essere uno di quei compiaciuti deridenti che alzano gli occhi al cielo e ridono di quella barca gigantesca. Non voglio essere una delle cinque stupide vergini, senza olio sufficiente nella propria lampada (cfr. Matteo 25). Non voglio essere tiepido, vomitato dalla bocca di Dio alla fine dei tempi (Apocalisse 3:16). Voglio essere un cristiano in fiamme, sempre pronto all’oggi, nonostante questo potrebbe essere il mio ultimo giorno sulla terra, sempre portando il messaggio di speranza di Dio ovunque io vada.

Quindi, tornando alla mia domanda iniziale, la risposta è un sonoro “Sì!”, non perché la mia morte potrebbe essere ancora lontana più di sessant’anni, ma perché sono davvero fiducioso che la risposta sarà “Errore, data non trovata”. E anche se la risposta dovesse essere una data ben precisa, voglio che quella data sia il più presto possibile. Credo che stiamo vivendo gli ultimi giorni e tutto ciò che voglio, disperatamente, è essere tenuto tra le braccia di mio Padre, senza mai lasciarlo andare.

Sia che questa pandemia segni la fine, sia che si tratti solo del “principio di dolori” (Matteo 24:8), è terrificante ed emozionante allo stesso tempo. Forse Dio sta mettendo alla prova ognuno di noi in questo periodo difficile; forse l’incertezza è un’opportunità per rafforzare la nostra fede e i legami tra di noi, proprio come lo era per i discepoli nei primi capitoli di Atti. Vedo una paura diffusa che attira le persone, apre nuove conversazioni, stimola domande esistenziali, così come un nuovo desiderio della speranza e della pace offerta da Gesù.

Quindi vuoi diventare un membro della nostra comunità, affrettando così il suo avvento? Sei disposto a trasformare radicalmente le tue priorità, la tua prospettiva e il tuo atteggiamento, man mano che il suo ritorno si avvicina? O continuerai come una vergine addormentata, come se ti restassero più di 60 anni da vivere?

Signore, ti prego, svegliami prima che sia troppo tardi!

 

 

Di Maryellen Fairfax

Fonte: https://record.adventistchurch.com/2020/04/16/a-life-or-death-question/

Traduzione: Tiziana Calà

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