La preghiera che non volevo fare

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pregare su Facebook

Tutti meritano la preghiera.

 

Dio, non voglio proprio pregare per lui. Ho guardato il nome nella mia lista di amici su Facebook. Aveva ammesso pubblicamente di aver fatto qualcosa di terribile, ferendo uno dei nostri amici in comune. Certamente sarebbe andato bene se lo avessi semplicemente saltato, non pregando per lui, no?

Il mio proposito per il 2020 era stato quello di pregare per i miei amici di Facebook. Ogni giorno guardavo la mia lista di amici e pregavo per due persone, trascorrendo un po’ di tempo a guardare i loro profili Facebook per vedere cosa potevo fare per loro. Poi mandavo loro un messaggio per far sapere loro che erano nelle mie preghiere.

Tutti meritano la preghiera. La risposta alle mie suppliche era forte. Non potevo discutere. Gesù aveva interceduto per coloro che lo avevano crocifisso. Potevo pregare per il mio amico che era caduto in tentazione.

Guardai il suo profilo Facebook. C’era una battuta sui soldi. Ricordando che c’è un po’ di verità dietro ogni battuta, mi chiesi se avesse bisogno di benedizioni finanziarie. Dio, non posso pregare per questo. È troppo personale! È già abbastanza imbarazzante pregare per lui, ma pregare per la sua situazione finanziaria? Ma almeno si merita una qualche benedizione finanziaria?

Dio non mi stava dando un lasciapassare. E così ho scritto un messaggio al mio amico.

“Che il Signore possa darti la grazia mentre ricostruisci la tua vita. Che tu possa rimanere in salute durante la pandemia”, ho scritto. Poi, costringendomi a pregare per l’unica cosa per cui non volevo pregare, ho concluso il messaggio, dicendo: “E che il Signore possa prendersi cura dei tuoi bisogni finanziari”. Ho premuto invio, chiedendomi se mi sarei pentita del mio messaggio.

Ma quando ricevetti la sua risposta, tutto ciò che provai fu sollievo per non aver trascurato il mio dovere. Mi disse che era appena stato messo in congedo non retribuito a causa della pandemia. Non sapeva davvero come avrebbe fatto ad andare avanti finanziariamente.

Ho avuto un sussulto, rendendomi conto di quanto fossi stata vicina a non pregare per qualcuno che stava attraversando una crisi; e per di più, quanto fossi stata vicina a non pregare proprio per la cosa di cui aveva disperatamente bisogno. Gli dissi che sentivo che Dio aveva diretto la mia preghiera per lui.

“Forse sì”, rispose lui.

Quello che non sapevo è che c’era un’altra crisi che stava affrontando. Una crisi di cui non mi stava parlando in quel momento, ma che sarebbe venuta fuori più tardi: una crisi di fede.

Vorrei poter dire che la mia intercessione lo ha riportato sulla retta via, ma non sarebbe vero. Lui lotta ancora con le grandi domande della vita e non si identifica più come cristiano.

Ma questo mi rende ancora più felice di aver pregato per lui. Se avessi saltato il suo nome, mi sarei segretamente chiesta se pregare per lui avrebbe fatto la differenza nella sua decisione.

E mi aggrappo ancora alla speranza, alla speranza che un giorno, quando guarderà indietro ai modi in cui Dio lo ha raggiunto, forse questa esperienza giocherà un piccolo ruolo nel riportarlo tra le braccia di Gesù.

Non importa cosa succederà, sarò sempre felice di aver fatto la preghiera che proprio non volevo fare.

 

 

Di Lori Futcher, editrice del nuovo programma di studi della Scuola del Sabato per ragazzi, adolescenti e giovani “Alive in Jesus” che sarà disponibile nel 2025.

Fonte: https://adventistreview.org/witnessing-for-introverts/the-prayer-i-didnt-want-to-pray/

Traduzione: Tiziana Calà

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