“Prega come puoi”

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Sarò onesta con voi. Trovo che la preghiera sia molto difficile. Se dovessi dare una spiegazione a tutte le lacrime che ho versato negli ultimi anni, la maggior parte di esse sono arrivate durante le conversazioni con Dio. Parte del motivo per cui trovo che la preghiera sia difficile è che non è sempre stato così. Ho avuto periodi della vita in cui la preghiera rappresentava una grande gioia. In cui mi ritagliavo uno spazio, la maggior parte dei giorni, per camminare su lunghi tratti di spiagge sabbiose e parlare con il mio Creatore. Dove la preghiera portava conforto, chiarezza e direzione.

Ma da un po’ di tempo non è più così. Al contrario, la preghiera è stata la fonte di profonde ferite e delusioni. Più e più volte mi sono ritrovata a chiedermi: “Dove sei?” e, se sei lì, da qualche parte, “perché questo sembra un rapporto a senso unico?”.

La vita a volte ci riserva delle carte difficili. Anche come cristiani, non siamo immuni alla sofferenza. Possiamo essere in piena forma quando all’improvviso ci troviamo in una situazione in cui non riusciamo a trovare un senso. La pioggia cade e noi siamo come un vestito bagnato che viene messo nell’asciugatrice e sballottato a tutta velocità. Per alcuni, le risposte arrivano rapidamente. Così come la pace, la chiarezza, la guarigione e la direzione. Ma altri si trovano bloccati nel mezzo, aspettando, facendosi domande, cercando di farsi strada a tentoni attraverso la confusione e cercando di conservare la propria fede. È qui che spesso vengono poste le nostre domande sulla preghiera e su Dio:

Le mie preghiere sono importanti? Perché Dio risponde solo alle preghiere di alcune persone? C’è un’equazione divina che consiste in ciò che chiedo, nel tempo che dedico e nella quantità di persone che pregano che attira l’attenzione di Dio? Se il Signore dice che tutto è possibile, perché non fa nulla?

Alcune delle parole più note e confuse di Gesù sulla preghiera furono pronunciate ai discepoli e a una folla di persone durante il sermone sul monte. Gesù disse: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve; chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa” (Matteo 7:7-8).

Le istruzioni di Gesù sembrano piuttosto semplici: cercare, chiedere, bussare e ricevere. Ma non sempre questo accade. Allora, cosa facciamo quando il nostro chiedere non porta a ricevere o quando il nostro cercare ci lascia con più domande che risposte?

Nel suo libro “Praying like Monks, Living like Fools”, Taylor Staton spiega che le tre parole “chiedere”, “cercare” e “bussare” sono scritte in un tempo verbale greco di cui non abbiamo l’equivalente grammaticale né in inglese né in italiano. Esse implicano un’azione continua che si svolge nel presente e nel futuro. Il modo più letterale per tradurre questo passo di Matteo 7 è: “Continuate a chiedere e riceverete. Continuate a cercare e troverete. Continuate a bussare e la porta vi sarà aperta”. La risposta di Gesù a chi chiede senza ottenere risposte e si stanca è… la perseveranza.

Ma la perseveranza, per definizione, è un duro lavoro. Non è facile continuare a rivolgersi a Dio per le stesse cose per settimane, mesi, anni o, per alcuni, decenni. Quando la lotta è sempre la stessa, quando la malattia persiste, quando le domande si moltiplicano, quando il cuore fa ancora male e quando i desideri non vengono soddisfatti, rivolgersi a Dio ancora e ancora è faticoso. Per questo motivo, molti rinunciano, altri si amareggiano e altri ancora evitano di pregare. Come l’amore e la fiducia, anche la preghiera comporta dei rischi. Perché cosa succede se il Signore non dovesse mai rispondermi? Che ne farò di tutte le sue promesse? Come farò a credere che tutto ciò che dice è vero?

Purtroppo, non ho una risposta a tutte le domande più concrete sulla teologia della sofferenza. Ci sono alcune risposte intellettuali, ma non reggono molto quando la vita sembra essere entrata in una spirale negativa o quando si ha a che fare con forti turbolenze. Quello che voglio fare è offrirvi un po’ di incoraggiamento per il cammino che state percorrendo.

Allora, cosa fare quando gli eventi della nostra vita ci portano alla preghiera, ma la nostra preghiera non sembra cambiare la nostra situazione? Come facciamo ad avere la forza per persistere e resistere? Ecco alcune cose che ho trovato utili:

 

Esserci, il più umanamente possibile.

Spesso pensiamo di doverci presentare a Dio inginocchiati per terra, con le mani giunte e un monologo di lodi poetiche pronunciato a bassa voce. Ma Dio non si aspetta questo da noi. L’unico requisito per venire a lui è che lo facciamo con onestà. Basta guardare i Salmi. Le preghiere di Davide erano piene di brontolii, gemiti, lamentele, pugni agitati, accuse, lacrime disordinate… e sono sicura che alcune imprecazioni sono state omesse nella traduzione.

Se non potete andare a Dio con la lode, andate a lui con la vostra rabbia, tristezza, confusione e delusione. Se non potete pregare con speranza, parlategli dei vostri dubbi. Se non potete pregare per un’ora, sfogatevi per un minuto e poi continuate la vostra giornata. Se siete a corto di parole, scegliete un Salmo o una preghiera pre-scritta che vi sembra cada a pennello, scrivetela o ripetetela a Dio.

 

Non limitare la preghiera alle parole.

L’essenza della preghiera è il tempo di qualità. Certo, Dio vuole che gli parliate, ma capisce che viviamo momenti in cui questo è difficile. Se avete difficoltà a trovare le parole o se parlare di qualcosa vi opprime, provate a passare del tempo con Dio in altri modi. Ascoltate canti di lode e lasciate che le parole dei brani siano la vostra preghiera. Uscite nella natura. Esprimetevi in modo creativo attraverso l’arte. Scrivete le vostre preghiere come poesie o lettere. O, per dirlo con le parole di Davide, “Fermatevi […]” (Salmo 46:10).

 

Impegnarsi nella disciplina del ricordo.

È facile ricordare le cose che ci causano dolore e sofferenza. Come si dice, il corpo tiene il conto. Ma non è sempre facile ricordare le nostre benedizioni, soprattutto durante un periodo difficile. Tuttavia, spesso possiamo trovare speranza per il futuro quando identifichiamo ciò che Dio ha fatto nel passato. Pete Greig afferma: “Ricordare è il cuore della Bibbia. Si potrebbe dire che è il motivo per cui è stata scritta […]. Si tratta di una disciplina spirituale essenziale”. Prendetevi del tempo per pensare alle cose grandi e piccole che stanno andando bene, alle benedizioni della vostra vita e delle vite di coloro che vi circondano. Scrivetele, in modo da poter vedere l’elenco delle cose che si sommano nel tempo.

 

Circondarsi di persone che pregano con e per gli altri.

Secondo la piramide dei bisogni di Maslow, dopo il cibo e l’acqua, l’amore è il bisogno più importante che dobbiamo soddisfare in quanto esseri umani. Non solo viviamo una vita più appagata quando siamo connessi con gli altri, ma la nostra salute mentale migliora e abbiamo una maggiore capacità di recupero quando viviamo delle prove difficili. Troppo spesso rimaniamo in silenzio e cerchiamo di risolvere i nostri dubbi e le nostre difficoltà da soli. Se posso darvi un consiglio che mi ha aiutato tanto, è quello di trovare delle persone di cui vi potete fidare, di essere aperti con loro su quello che state attraversando e di lasciare che vi aiutino a portare i vostri pesi e fardelli. Chiedete loro di pregare per voi e soprattutto con voi. Spesso le persone possono dare speranza alle nostre situazioni e ascoltare le loro preghiere può costituire un balsamo per l’anima.

Per me la preghiera è ancora difficile e sto ancora aspettando che le mie domande trovino risposta, che i miei desideri vengano soddisfatti e che io possa ricevere la guarigione. Ma mi aggrappo alla speranza che Dio è buono, che vuole risponderci, soddisfare i desideri del nostro cuore e vederci pieni di gioia e libertà in questa vita. Sa che quest’ultima può essere dolorosa e promette che non sarà così per sempre.

Come scrive Staton, “Dio plasma la storia in modo che i momenti di maggior dolore diventino i momenti di maggior redenzione, stravolgendola per essere sicuro che il dolore che proviamo sprigioni la potenza di una nuova vita, e le lacrime che piangiamo diventino le fondamenta di un mondo migliore. Ci è stato promesso che verrà un giorno in cui il Padre stesso asciugherà ogni lacrima dai nostri occhi. Ma fino ad allora, viviamo di una promessa intermedia: Non lascerò che una sola delle vostre lacrime vada sprecata”.

Se state attraversando un periodo di confusione o se state attraversando qualche sentiero scomodo e accidentato che non vi aspettavate, continuate a chiedere, a cercare, a bussare. E quando diventerete impazienti di aspettare e lotterete per mantenere la speranza, ascoltate queste parole di Dom John Chapman: “Pregate come potete, non come non potete”.

 

 

Di Zanita Fletcher

Fonte: https://record.adventistchurch.com/2023/06/16/pray-as-you-can/

Traduzione: Tiziana Calà

 

“La tua fede ti guarirà”
Dalla schiavitù alla libertà

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