La possibilità di vivere

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Dio offre solo doni buoni.

 

Era un giorno qualunque quando arrivò la telefonata. “Mamma”, incominciò mio figlio, “le analisi del sangue indicano un problema con la bambina. Potrebbe avere la sindrome di Down”.

“Oh, Carlos*, preghiamo”. Presa in contropiede, riattaccai il telefono senza sapere cos’altro avrei potuto fare o dire a mio figlio che soffriva così. La nostra famiglia aveva affrontato molte prove, ma questa sembrava diversa. Mio figlio e mia nipote erano in un guaio bello e buono!

La seconda telefonata confermò la nostra più grande paura: la loro bambina aveva la sindrome di Down. “Mamma, ti manderemo una foto dell’ecografia. Molly è al terzo mese”. Ci fu una pausa prima che aggiungesse: “I medici vogliono che prendiamo in considerazione un aborto”.

Mi resi conto solo in seguito dell’angoscia che Carlos e Molly provavano. Non andarono al lavoro per una settimana dopo aver appreso la notizia. Lottarono con l’idea di abortire la loro bambina. La foto della mia nipotina non ancora nata arrivò per posta qualche giorno dopo. La strinsi al cuore e gridai a Dio: “Non possono abortire questa bambina! Il suo corpicino e la sua testa sono perfettamente formati. Oh, Signore, non mi importa se ha la sindrome di Down, io la amo già. Voglio che abbia la possibilità di vivere”.

 

Una decisione difficile

Il giorno peggiore fu quello in cui il medico chiese a Carlos e Molly di incontrare una commissione ospedaliera per decidere se abortire o meno. Si riunirono per quattro ore e non riuscirono a prendere una decisione. La riunione si concluse con il personale dell’ospedale che disse loro che avrebbero richiamato entro poche ore per avere una risposta definitiva. Durante quelle ore di attesa, decisero di tenere la bambina. Carlos mi chiamò per comunicarmi la loro decisione e tutti noi piangemmo di gioia. La felicità e la pace arrivarono insieme alla decisione di mettere questa piccola vita nelle mani di Dio.

Dopo aver terminato la telefonata, presi la foto della nascitura e la strinsi nuovamente al cuore. Tutte le preoccupazioni legate alla sindrome di Down e ai problemi che ne sarebbero potuti derivare vennero messe al loro posto, nelle mani di Colui che l’aveva creata.

Carlos e Molly iniziarono a sistemare la cameretta. Una bella carta da parati, simpatiche tende con animali stampati sopra e, naturalmente, una sedia a dondolo. Quando Stephanie nacque, sentii l’emozione nella voce di mio figlio. Sapevo che per lui la bambina era perfetta. Non vedevo l’ora di stringerla per davvero al mio petto.

 

Imparare nuove lezioni

Vorrei poter esprimere a parole quanto Stephanie sia speciale per tutti noi. Ha fatto tutte le cose che fanno gli altri bambini. Ha raggiunto le sue tappe fondamentali con i suoi tempi. Anche se ci sono stati problemi di salute, i suoi genitori hanno affrontato queste sfide con poco sforzo, grazie al loro amore per lei. L’amore che a sua volta dà alla madre, al padre, alla sorella maggiore e al resto della famiglia è più che incredibile. In particolare, quando ci sono io, tutte le sue attenzioni vanno alla nonna, a me. Le coccole e i baci sono così preziosi e so che lei sa che le voglio tanto bene.

Devo confessare che in passato mi sono allontanata da un bambino con la sindrome di Down. Non avevo capito che si tratta di un disturbo cromosomico. Sebbene siano diversi nell’aspetto, questi bambini compensano col loro amore. La loro comprensione può essere limitata, ma sono in grado di crescere e contribuire non solo alla famiglia, ma anche alla società. Ogni bambino con sindrome di Down è prezioso. C’è voluta Stephanie per insegnarmi questo. Ma ne ho tratto una lezione ancora più grande di questa.

I medici hanno guardato i risultati dei test e hanno visto una bambina imperfetta. Le nostre preoccupazioni e paure all’inizio hanno fatto sì che i miei figli lottassero per arrivare alla decisione giusta. Ma la nostra famiglia ha imparato che siamo tutti imperfetti. Quando Stephanie è arrivata nel nostro mondo, non abbiamo visto cosa la rendesse diversa; abbiamo solo visto che andava a completare la nostra famiglia. Dio fa lo stesso con noi. Il futuro di Stephanie è incerto, ma i suoi genitori e i suoi nonni sono impegnati ad aiutarla in ogni modo possibile. I suoi genitori sanno che dare a questa bambina il diritto alla vita è stata la decisione giusta. L’impegno di Dio nei nostri confronti si è manifestato su una croce. Il suo amore per noi abbonda. Anche il Signore, se scegliamo di vivere per lui, ci ha dato il diritto alla vita, alla vita eterna. Un giorno Gesù tornerà per portarci a casa, dove tutte le nostre imperfezioni, non solo quelle di Stephanie, verranno trasformate e spariranno in un batter d’occhio. Vivremo per sempre con lui. Io non vedo l’ora… e voi?

 

 

*Tutti i nomi sono stati cambiati.

 

 

Di Maria-Louisa Escarra (pseudonimo)

Fonte: https://adventistreview.org/magazine-article/the-chance-to-live/

Traduzione: Tiziana Calà

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