Affrontare la persona allo specchio

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La grande attrazione del mondo virtuale deriva dal fatto che offre ai suoi utenti la possibilità di evadere. All’interno di quel mondo, essi sentono di poter nascondere la propria identità e di poter soddisfare ogni loro fantasia senza subire alcuna conseguenza. La possibilità di nascondere la propria identità offre un senso di libertà, che in fondo non è una cosa negativa da desiderare. Ma è possibile che la libertà di azione arrivi senza alcuna restrizione?

 

È un bene o un male?

Essenzialmente, nel corso della storia, i teorici della natura umana hanno contribuito a due prospettive che interessano l’argomento di questo articolo: quella perfezionista e quella antitetica. La prospettiva perfezionista sulla natura umana afferma che l’uomo è intrinsecamente buono, al contrario dell’ambiente e del contesto in cui vive. La prospettiva antitetica afferma che l’individuo è intrinsecamente corrotto e quindi ha bisogno di alcune restrizioni per agire correttamente. Le persone sono intrinsecamente buone o cattive? Qual è la verità?

Se l’uomo è buono per natura, allora come mai, nel corso della storia umana, il male è stato più presente del bene (guerre, sfruttamento dei propri simili, ecc.)? La Bibbia offre una prospettiva abbastanza ampia e credibile sulla natura umana e, allo stesso tempo, una descrizione dettagliata del suo processo di degrado morale. Il libro della Genesi mostra come il male sia entrato nel nostro mondo per scelta dell’essere umano. Secondo la Bibbia, da quel momento in poi, il primo impulso dell’umanità fu verso il male.

In seguito, il re Davide disse nel Salmo 51:5: “Ecco, io sono stato generato nell’iniquità, mia madre mi ha concepito nel peccato”. Nei Vangeli, Gesù Cristo ha dichiarato che l’umanità è fondamentalmente peccatrice: “Se dunque voi, che siete malvagi […]” (Matteo 7:11). Quando scrisse queste parole, l’apostolo Paolo sottolineò che l’umanità è incline al male: “Perché abbiamo già dimostrato che tutti, Giudei e Greci, sono sottoposti al peccato, com’è scritto: Non c’è nessun giusto, neppure uno. Non c’è nessuno che capisca, non c’è nessuno che cerchi Dio. Tutti si sono sviati, tutti quanti si sono corrotti. Non c’è nessuno che pratichi la bontà, no, neppure uno. […] Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Romani 3:9-12,23).

Anche l’apostolo Giovanni è categorico sulla natura peccaminosa dell’umanità: “Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi. […] Se diciamo di non aver peccato, lo facciamo bugiardo, e la sua parola non è in noi” (1 Giovanni 1:8,10). Pertanto, l’intera Bibbia rafforza l’idea che non esiste alcun essere umano che possa affermare di non essere stato toccato dal peccato.

Se la natura umana è fondamentalmente peccaminosa, allora in ogni persona c’è la potenzialità di qualsiasi forma di male (sia per tipo sia per grado). Questo fatto dovrebbe rendere ogni essere umano consapevole della propria inclinazione o propensione a commettere il male in un ambiente che lo favorisca. Le circostanze innescano solo la manifestazione o la risonanza del male esistente nell’essere umano. L’uomo ha l’inclinazione, la predisposizione e l’impulso al male. Questo fatto mette a rischio l’idea stessa di comunità e di società.

 

Rieducazione, sottomissione…

Come può la società umana esistere e sostenersi considerando che siamo tutti fondamentalmente malvagi? La necessità di regole o leggi che regolino le relazioni umane è ovvia e Dio ha dato al popolo appena creato una legge di ubbidienza subito dopo la creazione. La legge dell’ubbidienza era rappresentata dal divieto di mangiare dall’albero della conoscenza del bene e del male, un comandamento che metteva alla prova la volontà della prima famiglia di ubbidire a Dio. Era una prova di maturità, la cui istituzione dimostra la necessità di ordine e disciplina, necessari anche in un mondo in cui il peccato non esisteva ancora. La libertà di scelta dell’essere appena creato implicava anche la possibilità di scegliere il male, che è esattamente ciò che accadde.

 

…o rinascita?

Se questo era il caso prima che i primi esseri umani cadessero nel peccato, la situazione è ancora più significativa ora che la natura dell’umanità è caduta e le persone hanno inclinazioni e tendenze malvagie. Nel loro stato attuale, gli esseri umani non hanno bisogno di coltivare il male per compierlo. Secondo la Bibbia, il male non è solo un ambiente inadatto in cui nasciamo. Il male fa parte della nostra natura innata. Fa parte del nostro codice genetico.

Se subito dopo la creazione gli esseri umani potevano scegliere da soli tra il male e il bene, allo stato attuale non possono fare a meno di compiere il male. Ci vuole una potenza esterna alla natura umana per aiutare le persone a scegliere il bene. Nel suo dialogo con Nicodemo, uno dei membri del sinedrio, Gesù Cristo distingue tra vita morale e vita spirituale. Per quanto riguarda la soteriologia, la moralità non è sufficiente; è necessario qualcos’altro. “In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio” (Giovanni 3:3).

La rinascita di cui parla Gesù Cristo non è altro che il processo di trasformazione dell’essere umano, che inizia con la morte redentrice di Gesù. Il salario del peccato è la morte, ma Cristo ha preso il nostro posto. La Bibbia non trascura di presentare le fasi del processo di trasformazione effettiva dell’essere umano: (1) liberazione dalla colpa del peccato (la fase del perdono della colpa del peccato); (2) liberazione dal potere del peccato (la fase della santificazione/trasformazione effettiva); e (3) liberazione dalla natura del peccato (la fase della glorificazione, il momento del ritorno di Gesù Cristo, quando Dio cambierà la natura dell’uomo).

Tuttavia, tutto ciò che Dio fa per gli esseri umani nel processo di trasformazione non invalida il ruolo della sua legge. Il sermone sul monte non è un annullamento della legge, ma una riaffermazione della stessa, una riabilitazione e un recupero dei suoi significati persi nel corso dei secoli. La regola offerta da Gesù, “Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la legge e i profeti” (Matteo 7:12), non rappresenta un ideale utopico, ma costituisce un desiderio che mira a stabilire un ordine nella vita individuale e sociale. Le persone possono seguire questa regola imponendosi un autocontrollo, in modo che la loro libertà non influisca negativamente su quella degli altri.

Parlando degli ultimi giorni, l’Apocalisse sottolinea l’esistenza del popolo di Dio, che osserva “i comandamenti di Dio e la fede in Gesù” (Apocalisse 14:12). La legge di Dio non è solo una tappa del processo di riabilitazione dell’essere umano. Per l’umanità e l’universo, essa è il fondamento stesso del governo di Dio.

 

 

Di Marius Mitrache

Fonte: https://st.network/analysis/top/evil-facing-the-person-in-the-mirror.html

Traduzione: Tiziana Calà

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