FRANÇOIS SCERBA, NO ARMATA MILITARE

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Intervista a cura di Magazine Avventista

Chi è François Scerba?

Sono un pediatra e ho fatto il servizio militare come medico militare non armato. Sono cresciuto in una famiglia svizzera ancorata alla fede cristiana avventista. Imparare sempre più della Bibbia è una delle basi fondamentali dell’educazione che ho ricevuto. Persone come Gandhi e altri eroi della non violenza sono stati altri esempi per me.

Da poco il mondo scopre Desmond Doss e il suo impegno pacifico nell’esercito per difendere il suo paese. Il film “La battaglia di Hacksaw Ridge” è addirittura stata nominata a sei oscar. Anche tu hai vissuto un impegno non armato. Com’è stato per te?

La prima decisione fu quella di non essere un obiettore di coscienza con la condizione di poter servire nelle truppe sanitarie e soprattutto senza armi. Essere reclutato come soldato sanitario è stato abbastanza facile visto che l’esercito cerca sempre dei futuri medici. Il rifiuto delle armi è stato un po’ più complicato, ma ebbi il sostegno della FSRT con la quale avevo preparato un solido dossier. Sono poi stato sottoposto a una serie di domande da parte di una commissione. Dopo questo “interrogatorio”, sul mio libretto di servizio è stato messo il timbro tanto atteso “Servizio senza armi”. Una delle domande che mi era stata fatta era sapere cosa avrei fatto nel caso in cui qualcuno minacciasse la mia famiglia con delle armi. Avevo risposto che se fossi stato armato, avrei aumentato la possibilità di una sparatoria, e che essendo disarmato sarebbe stato più facile poter comunicare con l’aggressore ed evitare il peggio.

Da dove viene questa convinzione di non dover portare un’arma?

Giunto alla maggiore età, ricevetti la convocazione per il reclutamento dell’esercito, e mi posi varie domande: si può essere avventisti e servire nell’esercito? È coerente con la mia fede e le mie convinzioni? Cosa dice la Bibbia a questo proposito?

La Bibbia dice che bisogna rispettare la legge degli uomini, poiché essa è benedetta da Dio. Ovviamente fino a quando la legge degli uomini non è direttamente in contraddizione con la legge di Dio. La legge dice che sono obbligato a servire il mio paese? Ok! Come? Essendo armato? Imparando a battermi? Usando delle armi? Stop! Proteggere e servire sono dei valori perfettamente coerenti con i valori cristiani. Ma togliere la vita a qualcuno per proteggere quella di qualcun altro per il solo motivo che non siamo della stessa nazionalità? Non voglio entrare nella discussione sull’utilità di un’arma nel XX secolo in Svizzera o sulla natura asimmetrica dei conflitti attuali. È qui che dalla Bibbia deriva la visione secolare: non dobbiamo proteggere la vita dei nostri concittadini. Dobbiamo proteggere la vita di ogni essere umano: il nostro prossimo.

Da un punto di vista esterno si può pensare che l’esercito e la fede non possono coesistere. Come lo vivi oggi nel tuo quotidiano essendo medico e ufficiale senza armi dell’esercito svizzero?

Nel nostro paese con un esercito di milizia, è abbastanza facile dimenticarsi dell’esercito quando siamo dei civili. Durante i miei giorni di servizio, pregavo che i giorni si facessero più corti. E durante i lunghi periodi di formazione iniziale, era a volte difficile. Soprattutto era difficile non identificarsi come un “soldato”. Penso che l’esercito svizzero ha fatto degli sforzi in questi ultimi decenni per inserire tutte le culture che sono parte dell’attuale Svizzera.

Anche se non si tratta della stessa epoca, hai vissuto anche tu, come Doss, delle situazioni difficili a causa del tuo impegno pacifista?

Penso che sia stato in modo molto meno drammatico che per Doss! Nella scuola per le reclute ero spesso mal visto dai miei superiori quando sistematicamente ogni venerdì sera me ne andavo in “congedo personale”, mentre il resto della truppa restava fino al sabato mattina. Ritornavo la domenica qualche ora prima del resto della truppa per degli inutili “lavori compensatori”, ma niente di male. Per quanto riguarda i miei compagni, o non chiedevano niente, o erano molto comprensivi. Da ciò è nato anche qualche interessato all’interno della mia stanza!

Cosa potresti dire ai giovani cristiani che esitano ad impegnarsi in modo duraturo?

Quando il servizio è obbligatorio, non c’è esitazione per il reclutamento. Ma ognuno si deve fare delle domande riguardo le proprie convinzioni, e su come servire al meglio il nostro Dio. Al giorno d’oggi, l’accesso a un servizio civile in alternativo al servizio militare è molto più facile che nel 1997. I partiti politici di destra provano in questi casi ad ostacolare i giovani che scelgono il servizio civile. Se si decide di servire nell’esercito, invito sinceramente tutti i giovani a interrogarsi sul significato di portare un’arma.

Omaggio a Esther Etienne
DISTRUTTO

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La rivista ufficiale della Federazione Chiesa Avventista del Settimo Giorno della Svizzera romanda e del Ticino.

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