La lotta di un medico contro la depressione

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Ecco un dato inquietante: i medici hanno il più alto tasso di suicidi di qualsiasi altra professione. Può essere spiacevole leggere che negli Stati Uniti quasi 400 medici si tolgono la vita ogni anno. Come può un medico trovare assistenza in un sistema che sembra chiaramente fallire? Di recente mi sono incontrato con il dottor Charles, appassionato di fitness, fanatico di calcio e padre, per parlare della sua lotta personale.

 

“Non riuscivo più a vedere il mio futuro”. È così che il dottor Charles descrive il suo momento di realizzazione. Appena terminata la specializzazione, con un matrimonio in crisi da cinque anni, un figlio neonato da cui stava per separarsi e una carriera che sembrava avere pochi obiettivi, stava consumando denaro nel tentativo di trovare la felicità. “Ero ingrassato di 9 chili, probabilmente ero prediabetico ed ero molto arrabbiato con Dio”, racconta. Improvvisamente confrontato con l’incertezza della vita, quest’uomo, che dall’esterno sembrava avere tutto, ha attraversato a 30 anni una crisi di mezza età.

Il dottor Charles non è il solo. I casi dei medici che lottano con pensieri suicidi è un problema globale. Alcuni studi hanno rivelato che circa il 13% dei medici maschi soffre di depressione. Il numero di medici donne è significativamente più alto, quasi il 20%. In Australia, nel 2017, alcuni medici in formazione si sono tolti la vita nel giro di pochi mesi e i servizi sanitari ne hanno immediatamente preso atto. Un’indagine di Beyond Blue ha rilevato che i giovani medici sperimentano livelli di disagio psicologico significativamente più elevati rispetto alla popolazione generale, aumentando il rischio del suicidio.

In un settore ultra-competitivo, le settimane lavorative di 70-80 ore rappresentano la norma per molti giovani medici. “Nella mia professione, c’è un ritmo incessante che inizia nel momento in cui si inizia la scuola di medicina. Non c’è un attimo di tregua”, afferma il dottor Charles. Ma se le lunghe ore di lavoro possono portare al burnout, il dottor Charles si rifiuta di considerare lo stress lavorativo come il fattore principale del suo momento di crisi personale. Piuttosto, lo considera come una cosa normale. “Ogni persona di alto livello o motivata lavora molto a lungo. Magari non sono così stressati, ma hanno la stessa etica del lavoro. I medici non sono gli unici professionisti che possono vantare questa problematica”.

Parlando con franchezza di come ha scelto di affrontare la sua battaglia contro la disperazione, il dottor Charles vuole dare speranza ai suoi colleghi. È questo il motivo che lo spinge a raccontare la sua storia.

 

Cerchio di sostegno

“Avere qualcuno con cui parlare è fondamentale per superare la crisi”; questo è il primo aspetto che vorrebbe sottolineare. Per molti medici è difficile cercare aiuto per la depressione, perché rischiano di perdere la licenza medica e questo li dissuade dal parlarne. Il dottor Charles (uno pseudonimo) ha chiesto di non rivelare il proprio nome, la propria sede lavorativa e la propria specializzazione medica.

Ma per le persone che lottano contro la depressione, l’isolamento può diventare un killer silenzioso. “Le amicizie forniscono lo spazio sicuro e protettivo necessario per far attecchire le radici della guarigione”.

Il dottor Charles sottolinea l’importanza di avere interazioni al di fuori del luogo di lavoro e di rimanere in contatto con la famiglia e gli amici più stretti. “Questi amici sono i miei personali professionisti della salute mentale. Mi aiutano a trovare l’equilibrio all’interno del grande caos che vivo quotidianamente”.

 

Gestione del tempo

La strada verso la guarigione è stata lunga per il dottor Charles, ma ha iniziato accettando la realtà delle cose. “Dovevo avere il controllo del mio tempo e della mia vita”, dichiara. Ciò che decise di fare lo indirizzò verso una linea d’azione che avrebbe rivitalizzato la sua vita e gli avrebbe dato un rinnovato scopo. Si è deciso a trovare la gioia di vivere.

“Ho iniziato eliminando gli ostacoli a quella che immaginavo sarebbe diventata la mia nuova normalità. Avevo sentito il testo di una canzone che diceva: Il cemento e le auto sono le sbarre della loro stessa prigione, così ho eliminato il lungo viaggio in auto per andare al lavoro trasferendomi a pochi passi dall’ospedale”.

Il dottor Charles ha anche limitato le sue giornate lavorative a turni di 12 ore: giornate ancora lunghe, ma almeno l’ospedale non rappresentava più la sua casa e il suo ufficio allo stesso tempo. La sua priorità era quella di trascorrere il proprio tempo con il figlio di quattro anni.

 

La salute

Il cambiamento dell’orario di lavoro del dottor Charles gli ha permesso di avere del tempo per prendersi cura del proprio benessere. Si è quindi iscritto in palestra e si è impegnato a seguire un regime alimentare e di fitness rigoroso. “Amo l’allenamento con i pesi così come amo la lettura, elementi per me fondamentali per mantenere una buona salute mentale. Mi alleno quotidianamente ascoltando audiolibri”. Era determinato a correggere i valori delle sue analisi del sangue che mostravano la sua propensione a diventare diabetico, quindi ora segue una dieta a base vegetale.

 

Il quadro generale

Trovare un sano equilibrio tra lavoro e famiglia è fondamentale, ma che dire della sua vita spirituale? “Nell’abbracciare il cambiamento, ho scoperto che l’unica costante è che Dio non cambia mai. Noi cambiamo, il nostro lavoro cambia, il nostro stile di vita cambia, le nostre conoscenze cambiano, le nostre finanze cambiano, ma mentre le nostre esperienze con Dio possono cambiare, Dio rimane sempre lo stesso”.

E sviluppa ulteriormente questo pensiero. “Trovavo felicità e appagamento nelle amicizie e nelle nuove esperienze e così la mia comprensione di Dio stava cambiando radicalmente: i cambiamenti nella mia vita stavano allargando il mio territorio”. Non sta parlando di benedizioni finanziarie o di un portafoglio immobiliare in crescita, ma di una crescita spirituale; la sua conoscenza più profonda di Dio deriva dai propri incontri personali col Signore stesso.

 

Un fardello condiviso

Molti dei nostri medici soffrono in silenzio, ed è importante che le storie di speranza vengano condivise per evitare che anche un singolo medico si ritrovi a soffrire da solo. Il dottor Charles mi incoraggia a leggere il lavoro della dottoressa Pamela Wible, medico dell’Oregon, che sta combattendo la causa dei suoi colleghi che sentono il suicidio come l’unica opzione rimasta loro. “Lei è un faro di cambiamento; non solo di speranza, ma di vero e proprio cambiamento”.

Alla domanda se ha qualche consiglio da dare ai suoi giovani colleghi del settore medico che si trovano in una simile situazione di disagio, ha risposto: “Chiedete aiuto, fate esercizio fisico, ampliate le vostre esperienze di vita e rendetevi conto che i cambiamenti fanno parte della vita”.

 

 

Di Nigel Byng, scrittore freelance con sede a West Palm Beach, in Florida

Fonte: https://st.network/health/back-from-the-brink-a-doctors-struggle-with-depression.html

Traduzione: Tiziana Calà

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