Spagna, nel nome della libertà religiosa

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Morto di Covid-19 lo scorso 6 aprile, Riaj Tatary ha avuto l’opportunità di normalizzare la vita quotidiana della comunità musulmana. Lo ha fatto per 28 anni a capo della Commissione islamica del Paese iberico.

 

“Riaj Tatary è stato un servitore di Dio, fedele alle sue convinzioni, da buon musulmano. L’ho incontrato nel 1998, quando essere presidente dell’Unione avventista spagnola significava assumere la direzione dell’Associazione internazionale per la difesa della libertà religiosa (Aidlr)”. Lo ricorda così Alberto F. Guaita, pastore emerito della chiesa avventista in Spagna, dalle pagine della Revista Adventista.

“Da allora” aggiunge “ci siamo incontrati  in occasione di riunioni, seminari o conferenze sulla libertà religiosa in diverse università spagnole, oltre a interviste radiofoniche o televisive, e attività organizzate dall’Aidlr in collaborazione, spesso, con il Ministero della Giustizia tramite la direzione generale degli Affari religiosi”.

Si è spento il 6 aprile Riaj Tatary, colpito dal coronavirus. Di origine siriana, ma in Spagna dall’età di vent’anni, dove aveva studiato medicina, aveva presto iniziato a ricoprire diverse responsabilità nella comunità musulmana spagnola. “Ha dovuto vivere momenti difficili, come tutte le minoranze religiose, prima della democrazia e soprattutto dopo” afferma il past. Guaita “Tensioni interne che ha saputo canalizzare fino all’unione dei musulmani spagnoli in Federazione, ma soprattutto esterne, ovvero gli attacchi terroristici nel nostro Paese e in così tanti luoghi”.

Dall’ufficio stampa Coreis (Comunità religiosa islamica italiana) apprendiamo che Riaj Tatary è stato co-firmatario, insieme all’altro presidente Mansur Escudero, dell’Accordo (Intesa) con il Ministero della Giustizia del governo di Spagna. Nel Cie (Comunità islamica di Spagna) svolgeva quest’anno la funzione di presidente.

 

Difensore dei musulmani e della libertà religiosa
Fino all’ultimo, Riaj Tatary ha difeso l’atteggiamento pacifico della stragrande maggioranza dei musulmani e il loro desiderio di vivere con tutti nel rispetto e nella tolleranza. “Ogni volta cercava di non giudicare tutti dall’atteggiamento di alcuni estremisti, radicali e violenti in nome della religione. Ciò gli creò antipatie all’interno e all’esterno della sua comunità” dice il past. Guaita “Ma va riconosciuto il grande servizio che ha reso ai musulmani e alla libertà religiosa in generale nel nostro Paese”.

E conclude: “Il Signore, i giusto giudice, darà a ciascuno secondo la fedeltà alla propria coscienza e la fiducia nella misericordia divina. Ci mancherà e speriamo che chiunque gli succederà nelle sue responsabilità seguirà le sue orme di difensore, educato e gentile, dei diritti umani, a cominciare da quello più elementare, che è la libertà di religione e di credo”.

 

 

Fonte: Il Messaggero Avventista

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