L’epoca delle bugie

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Sapevate che il pesce d’aprile si festeggia in molti paesi? In Brasile, da dove vengo io, le cose possono essere un po’ più intense che qui in Australia, a partire dal nome, che si traduce liberamente come “Giorno delle bugie”. Più che un giorno per fare scherzi, molti brasiliani considerano questa data come un lasciapassare per mentire.

Crescendo in chiesa, sono stato avvertita di non partecipare mai a tali celebrazioni, poiché Satana è il padre della menzogna (cfr. Giovanni 8:44). Intorno a me, altri credevano alla validità di quel giorno e inventavano scuse, senza troppi sensi di colpa, per giustificare i loro errori: “È comunque il giorno delle bugie. Non conta come menzogna”, dicevano.

La menzogna è presente in questo mondo fin dai suoi albori, quando Satana ha pronunciato la prima menzogna riportata nella Bibbia, ingannando Eva nel giardino dell’Eden (cfr. Genesi 3:4-5) e provocando la caduta dell’umanità.

Oggi, forse più che mai, le bugie sono diventate una parte importante della nostra società. Superano le “bugie bianche” occasionali, dette quando uno è in ritardo ma assicura all’altro che è “quasi arrivato”. Superano persino le “tradizionali” bugie dei politici. Sono diventate più insidiose e pervasive, una vera e propria industria della menzogna.

Nel 2016, la parola dell’anno scelta dall’Oxford Dictionary rifletteva questa nuova triste realtà. La parola post-verità è stata scelta dopo un anno dominato da un discorso politico e sociale molto carico: le elezioni americane e la Brexit. Secondo il dizionario, post-verità costituisce un aggettivo definito come “relativo a qualcosa o che denota circostanze in cui i fatti oggettivi sono meno influenti nel formare l’opinione pubblica rispetto agli appelli alle emozioni e alle convinzioni personali”.

Il presidente dell’Oxford Dictionary, Casper Grathwohl, ha affermato che la popolarità del termine è stata “alimentata dall’ascesa dei social media come fonte di notizie e dalla crescente sfiducia nei confronti dei fatti offerti dal gruppo sociale dominante [o dai media tradizionali]”.

In questo nuovo contesto, le teorie cospirative e l’industria delle “fake news”, in una crescita continua e redditizia, prosperano tra le masse, soprattutto in occasione di significativi eventi mondiali.

Sull’enciclopedia Britannica, Scott Reid afferma che “le teorie del complotto aumentano in periodi di ansia diffusa, incertezza o difficoltà, come durante le guerre e le depressioni economiche e all’indomani di disastri naturali come tsunami, terremoti e pandemie. […] Ciò suggerisce che il pensiero cospiratorio è guidato da un forte desiderio umano di dare un senso alle forze sociali che sono auto-rilevanti, importanti e minacciose. […] Il contenuto delle teorie cospiratorie è emotivamente carico e la sua presunta scoperta può essere gratificante”.

Già nel 2016 Grathwohl aveva suggerito che la post-verità sarebbe diventata “una delle parole chiave della nostra epoca”, e non si sbagliava. Da allora il fenomeno non ha fatto che aumentare, soprattutto negli ultimi due anni. La Bibbia aveva effettivamente previsto questa tendenza: “Molti falsi profeti sorgeranno e sedurranno molti” (Mateo 24:11).

Che cosa dobbiamo fare, dunque, se abbiamo la verità ma viviamo in un’epoca in cui la verità sta diventando un bene raro e prezioso? Viverla intensamente. Ma “intensamente” non significa sbatterla in faccia agli altri, puntare il dito e svergognarli per come conducono la loro vita. Questo non farebbe altro che etichettarci come fanatici fondamentalisti.

Tony Watkins, autore e docente di giornalismo, suggerisce che quando il discorso pubblico si riduce a opinioni diverse che pretendono di essere oggettive, diventa difficile avere dibattiti significativi sulla verità del Vangelo.

I social media hanno avuto un impatto significativo sul discorso pubblico e, nell’era dell’influenza, le questioni complesse sono spesso ridotte a punti di vista semplici e polarizzanti, condivisi con milioni di follower sotto forma di un video TikTok accattivante o di un rapido Tweet. Moltissimi influencer, molti dei quali non sono esattamente esperti degli argomenti di cui parlano, plasmano l’opinione pubblica basandosi esclusivamente sulle proprie convinzioni personali e sull’emotività.

Watkins osserva che i sostenitori della verità assoluta sono spesso considerati di mentalità ristretta e il loro messaggio viene respinto, mentre gli appelli a fonti di autorità, come la Bibbia, vengono neutralizzati come “vecchie fake news”.

In questo ambiente, la nostra migliore scommessa è quella di seguire l’esempio di Gesù, vivendo la verità in maniera intenzionale, amando e prendendoci cura del nostro prossimo.

Quindi, in quest’epoca di bugie, condividiamo sì la verità, ma nello stesso modo in cui l’avrebbe fatto Gesù. Essendo completamente umili e mansueti, ed essendo pazienti, sopportandoci a vicenda nell’amore (cfr. Efesini 4:2).

 

 

Di Juliana Muniz

Fonte: https://record.adventistchurch.com/2023/03/31/the-day-and-age-of-lies/

Traduzione: Tiziana Calà

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