LA PAROLA E LE PAROLE. NASCONDERSI DIETRO UNA FOGLIA DI FICO

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La Bibbia, oltre ad essere il libro sacro che rivela l’amore di Dio per l’umanità in una prospettiva di redenzione e di salvezza, è anche una grande opera letteraria che ha saputo plasmare la nostra bella lingua italiana, un best seller che ha contribuito ad impreziosire la nostra comunicazione per idee e concetti tramite i propri modi di dire e le proprie locuzioni. La presente rubrica ha come scopo quello di guidare il lettore in questo interessante e curioso viaggio linguistico che vede come passeggeri dello stesso scompartimento la Bibbia e l’italiano. Buon viaggio d’approfondimento dunque!

Locuzione del giorno
“Nascondersi dietro una foglia di fico” (Gn 3:7). Significa: negare l’evidenza e non riconoscere intenzionalmente la realtà dei fatti.

Breve proposta esegetica
È facile ritrovare tra i comuni ricordi legati all’infanzia i tanti momenti passati a giocare o, diversamente, a trascorre la maggior parte delle ore della giornata in attività ludiche e ricreative di vario genere. In molti, con facile sorriso, ricorderanno tra i giochi più divertenti da fare in allegra compagnia dei propri amici di vecchia data quello del “nascondino”, il nascondersi per non farsi trovare e guadagnare così la possibilità di continuare il gioco.

Dietro il divertimento, gioco a parte, l’uomo e la donna durante la loro vita sono propensi volontariamente o meno a nascondersi, non più per finzione ludica o per gioco ma per motivazioni più serie e delle volte anche drammatiche: ci si può nascondere per vergogna o per paura; il più delle volte si preferisce nascondersi perché si è ricevuto plateale disprezzo in più aspetti e ambienti del vivere in società e, sempre più spesso, in molte parti del mondo è necessario nascondersi perché la guerra con le sue crudeli bombe sventra di continuo ancora tante case e ancora tante vite di molte sfortunate persone.

Gli odierni social network mostrano chiaramente come il nascondersi, falsificando la propria identità – compresi i difetti più evidenti con ogni sorta di ritocco – sia di fatto non solo un gioco, ma una moda diventata quasi una triste abitudine sociale, tanto da squilibrare i già precari rapporti interpersonali, insieme ai legami affettivi più intimi.

La lingua italiana, vero cuore pulsante della nostra nazione, non tralascia di certo i nostri modi di fare e li cristallizza attraverso esemplari locuzioni, che non tralasciano neanche la tendenza al nascondersi. Infatti, si potrebbe affermare: a chi non è mai capitato di “nascondersi dietro una foglia di fico”? Ovvero, chi non ha mai preferito negare con lo scopo di nascondersi di fronte a un’evidenza dei fatti piuttosto scomoda, umiliante?

L’italiano riprende l’espressione di tale concetto da un celebre episodio biblico del Vecchio Testamento contenuto nel terzo capitolo della Genesi (3, 7) dove sui primi inquilini del mondo appena creato è possibile leggere un attimo dopo aver mangiato il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male: “…Allora di apersero gli occhi di ambedue e si accorsero di essere nudi; così cucirono delle foglie di fico e se ne fecero delle cinture per coprirsi”. Neanche i nostri progenitori, Adamo ed Eva, all’inizio della storia dell’umanità sulla terra scamparono alla comoda “tentazione”, al comodo rimedio del nascondersi: scoprire di essere nudi difronte al peccato, cioè, di fronte ad uno sbaglio evidente che porta e comporta delle conseguenze per sé e per gli altri e, ancor di più per l’intera umanità, non sarà stata di certo una bella sensazione; allo stesso modo, tentare di coprire e nascondere la propria nudità esteriore e interiore, del pensiero e del cuore, con l’esilità e la grandezza di una foglia di fico, è stato per loro e si riconferma per noi oggi, inquilini odierni del nostro pianeta, sempre un esilarante stratagemma, alquanto ingenuo, vile.

In quale atteggiamento risiede dunque l’antidoto al perenne e infantile nascondino della vita, motivato quasi sempre dalla vergogna del proprio operato esistenziale? Risulta necessario e davvero pratico nel vivere comune e nel vivere cristianamente smettere di continuare a vedere le cose con i “paraocchi”, smettere di coprirsi i lati più evidentemente scomodi del nostro essere con delle cinture di falsa moralità composte da foglie di fico per, invece, affrontare con nuovo coraggio le situazioni complicate e imbarazzanti, cercando la soluzione migliore con senno e saggezza. Oltretutto, affrontare la scomoda realtà senza negare l’evidenza alla luce della sperimentazione del perdono per l’appunto donato da Dio e dal nostro prossimo è il vero stimolo che potrà indurci a non ricorrere più a banali foglie di fico, al nasconderci dietro uno sciocco riparo. Via le foglie dunque e avanti alla evidente verità che può e deve mutare positivamente i nostri comportamenti!

Giuseppe Paternicò

Fonte: http://news.avventisti.it/ Foto: Pixabay

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