LA PAROLA E LE PAROLE. ESSERE IL SALE DELLA TERRA

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La Bibbia, oltre ad essere il libro sacro che rivela l’amore di Dio per l’umanità in una prospettiva di redenzione e salvezza, è anche una grande opera letteraria che ha saputo plasmare la nostra bella lingua italiana, un “best seller” che ha contribuito a impreziosire la nostra comunicazione per idee e concetti tramite i propri modi di dire e le proprie locuzioni. Questa rubrica vuole guidare il lettore nell’interessante e curioso viaggio linguistico che vede come passeggeri dello stesso scompartimento la Bibbia e l’italiano.

“Essere il sale della terra” si dice di una persona che è ritenuta particolarmente saggia, sempre capace di compiere l’azione giusta con spirito di discernimento.

Siete mai stati apostrofati per una vostra buona azione, magari dopo un saggio contributo o un ponderato suggerimento nel risolvere un problema e nel superare una situazione difficile, con le parole: “Sei come il sale della terra”? L’immagine del sale fa di certo venire in mente il comune cloruro di sodio, usato di solito per il condimento dei cibi. Un libro di storia ci suggerirebbe quanto, nei tempi antichi, questo prodotto sia stato utile non solo per la salatura ma anche per la conservazione di molti alimenti, nelle cure mediche o addirittura considerato un salarium, cioè un vero e proprio guadagno economico, una paga, da cui deriva il nostro concetto moderno di “salario”. Per i latini, il da farsi doveva svolgersi e “intendersi” preferibilmente cum grano salis, letteralmente “con un grano di sale”, cioè con giusto spirito di discernimento, poiché nel sale e nelle sue caratteristiche faceva capolino in senso figurato l’immaginario dell’intelligenza, dell’arguzia, del senno e della saggezza in generale.

Pertanto, è davvero una qualità di cui andare fieri “l’essere come il sale della terra”? Ma più di tutto, quale tipo di saggezza nasconde e veicola questa locuzione entrata nella consapevolezza culturale degli italiani? La nostra lingua trae tale espressione idiomatica dalle pagine della Bibbia e precisamente dal quinto capitolo del vangelo di Matteo. È Gesù a pronunciarla quando, nel noto sermone sul monte, dopo aver elencato le beatitudini (Mt 5:1-12), procede con il seguente ammaestramento: “Voi siete il sale della terra; ma, se il sale diventa insipido, con che cosa gli si renderà il sapore? A null’altro serve che ad essere gettato via e ad essere calpestato dagli uomini” (v. 13, ND).

Da una saggezza pratica che districa i grovigli quotidiani, le parole del Nazareno, attraverso una locuzione da noi pronunciata con semplicità, ci conducono per mano verso la conquista e la pratica di una saggezza spirituale, indirizzata non solo agli uditori del sermone sul monte ma anche agli uditori-lettori degli ammaestramenti biblici di ogni tempo, sparsi per la terra, nelle varie chiese, nella società contemporanea.

Mutuando dalla retorica la figura della metonimia, secondo la prospettiva linguistica dello “scambio dello strumento con colui che lo utilizza”, siamo chiamati all’unanimità ad “essere sale della terra”, quindi individui la cui maturata saggezza cristiana sospinge a concentrare i propri sforzi nel concedere a questo pianeta un buon sapore sociale, esprimendo in modo sincero affettività, altruismo, solidarietà e comprensione dell’altro. È un sapore che viene trasmesso dalle nostre ponderate e misurate azioni poiché procedenti da un cuore che custodisce e vive la Parola, vero metro della nuova saggezza proposta dal Salvatore. L’esserne privi, infatti, comporta una repentina perdita del sapore, una situazione deleteria per noi e per chi ci sta intorno, tanto da degradarci fino a diventare come sale insipido, inutile, gettato via e calpestato.

Perciò, che tutti siano fieri di divenire granelli di sale, nitido, puro e netto, capaci d’insaporire le tante vite insipide che abitano la terra, senza dimenticare di cominciare questo saggio agire proprio dalla nostra!

Fonte http://news.avventisti.it/la-parola-le-parole-sale-della-terra/ Di Giuseppe Paternicò

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