LA GARA NON È FINITA

Shares

Era un normale mercoledì d’estate, il 31 luglio del 2013, quando Sébastian raggiunge il suo club “la pédale bulloise” con suo figlio e il resto della squadra. Era giusto l’ultimo giorno del campeggio che si era tenuto a Plaffeie, nel cantone di Friburgo. Lanciatosi a tutta velocità su una bici, un dosso più piccolo degli altri cambierà il resto della sua vita. Perdendo l’equilibrio, vola in aria. L’impatto è fortissimo. Il casco si rompe. Anche volendo, non riesce ad alzarsi. Pensa immediatamente al peggio. Un handicap.  In effetti, non sente niente dalle ascelle in giù, fino ai piedi. Solo la testa e le braccia funzionano.

Steso a terra, arriva velocemente uno dei suoi colleghi, con il quale arrivano  anche i figli. Chiede ai figli di mettersi di lato aspettando l’arrivo dei soccorsi.

È in quel momento che suo figlio, Tom di 13 anni, si avvicina al papà e gli dice: “Papà, dobbiamo pregare!”. Sèbastian accetta, ma chiede al figlio di pregare perché lui è ancora senza fiato. Quella preghiera resterà per sempre vivida nella sua mente: “Signore Dio, per favore, guarisci papà! Ma che sia fatta la tua volontà!”.

Gli infermieri dell’ambulanza che lo mettono sulla barella si rendono subito conto che la situazione è molto grave. Chiamano quindi la REGA (Guardia Aerea Svizzera di Salvataggio) e viene inviato un elicottero d’urgenza sul luogo dell’incidente.

Dopo aver ricevuto le prime medicine per attenuare il dolore, viene trasportato in elicottero, altro momento indimenticabile per lui. Il medico voleva che restasse cosciente per tutto il tempo del viaggio in elicottero, ma Sébastian, sotto shock per l’incidente, con l’effetto delle medicine, il dolore e tutto ciò che succedeva intorno a lui, credeva che fosse tutto finito. È in quel momento che mette la sua vita e soprattutto la sua famiglia nelle mani di Dio e si prepara per andare da qualche parte.

Una volta arrivato alla clinica Nottwil, va immediatamente in sala operatoria. Ha il gomito sinistro e due vertebre cervicali rotte. Il tutto dura nove lunghe ore. Al risveglio, difficile e doloroso, riceve il verdetto: tetraplegia incompleta.

Sono seguiti dei giorni molto difficili in ospedale, per lui e per la sua famiglia. Accettare l’handicap è una specie di duolo di una parte della tua vita che smette di vivere. La moglie, i figli, i più intimi sono toccati dalla situazione del suo corpo, e lui soffre per averli affranti moralmente. Molte lagrime sono state versate in quel periodo. Sébastian è stato sostenuto dalla sua fede, ricordando la storia di Giobbe, in cui trova molte similitudini. Ma, diversamente dalla storia biblica, chiede che la sua famiglia non venga coinvolta. Lui si, ma non la famiglia.

Sébastian, un uomo lucido e pragmatico, comincia quindi a pensare al futuro dei suoi cari. Sposato con Violette, padre di Léa (15), Tom (13), Lucas (10) e Noa (10), avrebbe dovuto lasciar perdere tutti i suoi progetti di famiglia? Sébastian e la sua “piccola” squadra decidono di far continuare il più possibile tutti i piani di famiglia cosi come erano stati previsti. La moglie lo ha dimostrato quando è andata a visitarlo per la prima volta al pronto soccorso: si era fatta bella per lui, invece di mostrarsi annichilita dalla tragedia che aveva colpito la famiglia. Essendo una famiglia di accoglienza, la custodia di Lucas, che era con loro da più di 10 anni, non è stata revocata. Léa, la maggiore, è partita per un soggiorno linguistico come previsto

Cosa ancora più rilevante, la famiglia non ha dato la colpa a Dio per ciò che era successo, e nonostante abbiano vissuto una “crisi di fede” in un certo momento, questo non ha fatto vacillare la loro fiducia in Dio. In particolare, i figli hanno dovuto affrontare delle prove per accettare ciò che era successo al loro papà. Per Sébastian, l’incidente, come lui stesso lo descrive con incredibile lucidità, “fa parte del gioco della vita” senza colpevolizzare nessuno.

Di solito, tutti i sabati la famiglia andava in ospedale per passare il sabato insieme, per lodare e pregare. Nonostante tutto Dio era lì, come ha detto uno dei medici che l’ha operato: “Sébastian, nonostante tutto, ha avuto veramente tanta, tanta ‘fortuna’. Essere capaci di fare tutti i movimenti che lui fa, viste le ferite alla colonna vertebrale che aveva al suo arrivo in ospedale, è incredibile!”

È stata anche l’occasione in cui hanno potuto beneficiare di un grande richiesta di aiuto che si era creata per  la famiglia. La chiesa, i vicini, gli amici che praticavano sport con lui, si sono fatti trovare pronti. Per esempio, Violette è andata in chiesa con una lista di bisogni in modo che i membri hanno potuto essere d’aiuto in modo concreto e mirato. I genitori dei compagni dei ragazzi, i vicini e gli amici li hanno invitato regolarmente per occuparsi di qualche pranzo, tagliare il prato, buttare la spazzatura… Questo dimostra l’importanza di avere delle amicizie nella città e non solo dentro le mura della chiesa.

D’altra parte, Sébastian, dal suo letto d’ospedale, ha potuto anche testimoniare a degli amici che si sono dati il cambio nei quasi 9 mesi che è rimasto in ospedale. Molte volte li ha dovuto confortare davanti all’incomprensione e alla sofferenza riflesse nell’incidente del loro amico. Dalla sua sedia, si impegna per far passare il messaggio che se si ha fede, il nostro Dio non può essere considerato ingiusto davanti alle cose cattive che ci possono succedere in questo mondo.

Dobbiamo avere fede fino alla fine!

Oggi, dopo quasi tre anni dall’incidente, anche se in sedia a rotelle, ha riorganizzato la sua vita tutelando al massimo la vita dei suoi cari. Passa del tempo con loro, fa regolarmente degli esercizi per recuperare il più possibile alcuni movimenti, ha ricominciato a lavorare alla scuola superiore specializzata di Berna. È sempre impegnato nella chiesa come responsabile della scuola del sabato e predica di tanto in tanto.

Il futuro per Sébastian è incentrato sulla sua famiglia e sull’aiuto verso il prossimo. Vuole “finire di educare i figli” fino a che siano andati via di casa e ha tanti progetti in mente, alcuni dei quali sono già in fase di realizzazione, come la sua bici di 3 ruote per persone a mobilità ridotta. Ha lanciato il suo sito internet per parlare di questi progetti, per insegnare ad altre persone diversamente abili alcuni esercizi attraverso dei video e per parlare della sua esperienza. In conclusione, come dice Sébastian stesso “si rende utile al massimo” invece di impietosirsi per la sua sorte.

SPORTIVO DELLA DOMENICA... O PROFESSIONISTA?
PATÉ VEGETALE

E-MAGAZINE

ADVENTISTE MAGAZINE TV

Top