La Divisione Transeuropea si scusa per i pregiudizi del passato

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Lunedì 16 dicembre, dopo una serie di consultazioni e un momento di riflessione, la Divisione Transeuropea (Ted) della chiesa ha diffuso un messaggio di scuse.

Quest’anno, afferma, ha segnato il 90° anniversario della costituzione della Divisione Transeuropea in quanto regione della chiesa avventista mondiale. Inizialmente istituita come Divisione del Nord Europa, nel corso degli anni ha subito diverse riconfigurazioni. Alle origini gestiva l’opera della chiesa prevalentemente nei Paesi scandinavi e britannici; in seguito è cresciuta fino a occuparsi della denominazione anche nelle nazioni dell’Europa centrale e sud-orientale. Nel corso dei decenni ha avuto un impatto specifico sulla missione in Africa occidentale, Pakistan e Medio Oriente.

Il retaggio della nostra Divisione [Ted] era europea, ma il dono della missione, dai nostri primi pionieri fino a oggi, ci ha portato a crescere e a diventare un’entità multiculturale e diversificata, che gestisce l’opera avventista in 22 Paesi e quindi in una maggiore pluralità di culture, ciascuna ricca, da valorizzare e far esprimere nei servizi religiosi delle nostre chiese. Eppure, purtroppo e troppo spesso, un’ampia diversità non porta sempre a una ricchezza di unità, o necessariamente di comprensione.

Nel celebrare i 90 anni di missione e testimonianza anche attraverso le difficoltà di due guerre mondiali, di conflitti regionali e persecuzioni nell’era comunista, notiamo altre parti della nostra storia per le quali esprimiamo sincero rammarico. Riconosciamo i preconcetti inconsapevoli, l’ignoranza, i pregiudizi, le paure umane, i risentimenti e i sospetti che hanno colpito la chiesa, in particolare nell’ambito della British Union Conference.

Commentando tali questioni, Ellen White è stata chiara: «Ciò addolora il cuore di Cristo». Ha quindi aggiunto: «Abbiamo lo stesso Padre in cielo e lo stesso Redentore che ci ha amato e ha dato se stesso per tutti noi, senza alcuna distinzione». Poi ha esortato: «Quando l’amore di Cristo è custodito nel cuore come dovrebbe essere … non ci sarà casta, né orgoglio di nazionalità; nessuna differenza sarà fatta a causa del colore della pelle». Infine ha concluso: «Il colore della pelle non è un criterio in merito al valore dell’anima… Dio ha preso noi, tutte le classi sociali, tutte le nazioni, tutte le lingue … e ci portato nella suo laboratorio, per essere preparati per il suo tempio».1

Non possiamo riscrivere la storia, ma in quanto leader della Divisione Transeuropea riconosciamo che sono state intraprese azioni non in armonia con l’ideale di Dio. Ci scusiamo per i fallimenti della chiesa in questo senso.

Nel concentrarci sulla missione nella ricca diversità geografica, culturale, storica e in costante cambiamento della nostra Divisione, ci impegniamo a fornire un modello di leadership a beneficio di tutte le comunità, indipendentemente dal contesto, proprio come Gesù ha modellato le relazioni positive con Nicodemo, uomo di alto rango, con la disprezzata samaritana, con il mendicante cieco ed emarginato, o con Simone il fariseo. Questi esempi, presenti in varie storie dei vangeli, portano alla meravigliosa preghiera di unità pronunciata da Gesù in Giovanni 17: che possiamo essere uno, uniti insieme, proprio come Gesù e il Padre sono uno. È qualcosa che ci sta a cuore, che desideriamo e per cui vogliamo lottare seriamente.

Pur se molto sincere, riconosciamo che le scuse non sono sufficienti. Dobbiamo lavorare vigorosamente e intenzionalmente per sradicare eventuali tracce di pregiudizio e intolleranza che continuano ad esistere. Insieme agli officer, ai presidenti di campo e al Comitato esecutivo di Divisione, stiamo riesaminando le politiche e concentrandoci sulle strategie per i prossimi cinque anni, al fine di migliorare la nostra leadership e i processi decisionali.

La nostra preghiera, come dirigenti della Divisione Transeuropea, è che gli avventisti in questa regione possano davvero «essere uno», incarnando l’unione esistente tra Padre, Figlio e Spirito Santo; che possano «rivestirsi di amore» e quindi legati «insieme in perfetta unità»; mentre permettiamo a Dio di plasmarci nel suo laboratorio, indipendentemente dalla nostra classe, razza, genere, nazionalità o lingua; affinché possiamo, insieme, compiere la missione che Cristo ci ha affidato.

Nota
1 Ellen G. White a W.S. Hyatt, 15 febbraio 1900, Lt.26, 1900.

Fonte: https://bit.ly/2R3sPMn

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