La domanda che mi è stata posta è la seguente: “Senza l’Antico Testamento, abbiamo una base solida per giustificare il nostro principio di fedeltà rappresentato dalla decima?”.
A questa questione, si può rispondere sì e no. No, se per “base solida” intendiamo una legge, un comandamento, che ci richiederebbe di dare il 10% delle nostre entrate, elementi assenti nel Nuovo Testamento. Sì, se consideriamo che questa “base solida” è la grazia manifestata in Gesù Cristo.
Consideriamo innanzitutto quello che dice l’Antico Testamento. È necessario farlo, visto che Gesù vi si riferisce, parlando della decima. Ecco tre cose da ricordare:
1. La decima è un bene che non ci appartiene. Secondo la legge, è proprietà di Dio! “Ogni decima della terra, sia delle raccolte del suolo, sia dei frutti degli alberi, appartiene al Signore; è cosa consacrata al Signore” (Levitico 27:30).
2. La decima viene usata per i ministri di culto. Poiché la decima è proprietà di Dio, è lui a decidere a chi darla. Ecco a chi è destinata: “Ai figli di Levi io do come proprietà tutte le decime in Israele in cambio del servizio che fanno nella tenda di convegno” (Numeri 18:21). A ogni tribù era stata data della terra da coltivare, con la quale poter provvedere ai propri bisogni e, infine, arricchirsi. I discendenti di Levi dovevano dedicarsi al servizio del santuario, questo era il loro compito.
3. La fedeltà nella restituzione della decima è direttamente collegata alla fedeltà a Dio. “L’uomo può forse derubare Dio? Eppure voi mi derubate. Ma voi dite: ‘In che cosa ti abbiamo derubato?’ Nelle decime e nelle offerte. Voi siete colpiti da maledizione […]! Portate tutte le decime alla casa del tesoro, perché ci sia cibo nella mia casa […]” (Malachia 3:8-10).
Vediamo adesso cosa dice Gesù:
1. Restituire la decima come un legalista non è cosa degna di un credente. “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta, dell’aneto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia, e la fede. Queste sono le cose che bisognava fare, senza tralasciare le altre” (Matteo 23:23).
I farisei vengono qui descritti come legalisti. Si sforzano di seguire alla lettera il comandamento di Levitico, restituendo persino la decima delle spezie che crescono nei loro giardini o sulle loro terrazze. Gesù non ha nulla da rimproverare per questo gesto, tranne che viene fatto senza il cuore. Restituivano la decima per puro e semplice dovere, senza tener conto delle relazioni interpersonali implicate: la compassione per il prossimo e la fede in Dio.
Ma attenzione, non fraintendete! Gesù non chiede di sostituire il legalismo stretto con quello che si potrebbe chiamare legalismo di manica larga. La decima non è una tassa che deve essere pagata con leggerezza. Rappresenta la giustizia, nel senso di coerenza della pratica con la fede, e la compassione, fonti di fedeltà. Inoltre, fede e fedeltà derivano dalla stessa parola greca. Ma proseguiamo.
2. Con Gesù possiamo andare oltre. I farisei una volta chiesero a Gesù se pagare o meno la tassa a Cesare. Gesù rispose: “[…] Mostrami la moneta del tribuno. Ed essi gli porsero un denaro. Ed egli domandò loro: Di chi è questa effigie e questa iscrizione? Gli risposero: Di Cesare. E Gesù disse loro: Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio” (Matteo 22:17-21).
Sentite queste parole, i farisei andarono via senza dire una parola. Cesare è proprietario delle monete su cui è incisa la sua effigie. Appartengono a lui e gli devono essere restituite. L’immagine di Dio, invece, è incisa nell’uomo. Ne consegue che l’essere umano debba consacrarsi a Dio.
L’apostolo Paolo aveva ben capito questo concetto, riservando due capitoli in 2 Corinzi sul tema della generosità. Ecco due brevi estratti:
“Ma siccome abbondate in ogni cosa, in fede, in parola, in conoscenza, in ogni zelo e nell’amore che avete per noi, vedete di abbondare anche in quest’opera di grazia. […] Infatti voi conoscete la grazia del nostro Signore Gesù Cristo il quale, essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché, mediante la sua povertà, voi poteste diventare ricchi” (2 Corinzi 8:7,9).
“Ora dico questo: chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi semina abbondantemente mieterà altresì abbondantemente. Dia ciascuno come ha deliberato in cuor suo; non di mala voglia, né per forza, perché Dio ama un donatore gioioso” (2 Corinzi 9:6-7).
La domanda adesso è la seguente: cosa possiamo restituire a Dio?La decima? Non è quello che cantiamo nei nostri inni, con espressioni come: “Ti dono il mio cuore… ti dono tutto”. O ancora: “Prendi Signore, prendi la vita mia!”. Se il regime della grazia è superiore a quello della legge, allora la decima è solo una minima parte. Non ci può essere un vero cristiano che non faccia di più rispetto a un fariseo. Può aggiungere alla decima molte altre offerte “secondo il proprio cuore”, ovvero secondo la gratitudine verso Dioche, nel suo amore, gli ha dato tutto.
Richard Lehmann