Come ho imparato a pregare

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Una sera, all’inizio di quest’anno, ero su Facebook e mi sono imbattuta in un post che pubblicizzava il viaggio missionario GYC in Islanda. Ho sempre voluto andare in Islanda, così ho cliccato sul link per vedere le date del viaggio: dall’8 al 18 agosto! Che colpo al cuore per me! Quello era il periodo più pieno dell’anno. Così sono andata a letto, dicendomi di scordarmi di quel viaggio. Ma per quanto ci provassi, non riuscivo a togliermi quel pensiero dalla mente.

Qualche giorno dopo ho parlato del viaggio ai miei genitori, che mi hanno incoraggiata a iscrivermi. Non ero ancora pronta a mandare la richiesta: continuavo a pensare che non avrei mai avuto ferie dal lavoro e che non sarei riuscita a fare tutto in tempo. Non sapevo che Dio aveva altri piani per me. Per farla breve, sono riuscita ad avere le ferie e tutti gli aiuti di cui avevo bisogno; il mio passaporto è arrivato in due settimane e prima ancora di riuscire a realizzare tutto, ero su un aereo, direzione Islanda. Dire che ero nervosa è un eufemismo: non avevo mai volato così a lungo da sola per incontrare degli sconosciuti e intraprendere qualcosa che non avevo mai fatto prima.

Quando sono arrivata in Islanda, ho scoperto che dovevamo distribuire dei volantini e pregare con le persone delle città vicine. Il mio cuore ha iniziato a battere all’impazzata: non sono una di quelle a cui piace bussare alla porta delle persone e pregare con gli sconosciuti. Ma non potevo semplicemente andarmene a casa, ero a migliaia di chilometri di distanza. Così ho fatto una piccola preghiera per chiedere aiuto, perché non sarei mai riuscita a fare tutto questo da sola.

Dopo i primi giorni, ho davvero iniziato a sentire nostalgia di casa. Mi mancava soprattutto mia madre, con cui ho davvero un bel rapporto. Una notte l’ho chiamata piangendo, volevo solo andare a casa; mi aveva chiesto il perché e avevo iniziato a parlargliene ma poi ho capito! Ero disposta a rinunciare ad aiutare le persone in Islanda solo perché volevo andare a casa? Forse c’era qualcuno, anche solo una persona, che aveva bisogno di un sorriso o che aveva bisogno di me per quel volantino e per pregare insieme. Forse un giorno avrei rivisto quella persona grazie al mio contributo; e io volevo rinunciare a tutto questo? Quella chiamata con mia madre si è conclusa in maniera più serena, con lei che mi rassicurava dicendomi che sarebbe andato tutto bene, che potevo farcela.

Il giorno dopo, ero nella macchina di Jonathan Walter, e stavamo per iniziare la giornata. A un tratto ha detto: “Sarah, sei pronta?”. Dentro di me, tutte le mie cellule urlavano “NO!” ma quello che uscì dalla mia bocca fu un debole “Sì”. Uscita dalla macchina, ero terrorizzata. Non avevo mai fatto niente di simile fino ad allora e non pensavo nemmeno di riuscire a farlo. Ho così iniziato a pregare, chiedendo pace, forza, conoscenza e la capacità di non perdermi (perché, per quanto odi ammetterlo, non ho un grande senso dell’orientamento). Quella preghiera mi ha subito dato tanta serenità, una serenità che non avevo mai sperimentato!

Ci sono molte altre storie che potrei raccontarvi, ma credo che questo sia ciò che ha avuto il maggior impatto su di me. Durante questo viaggio missionario, ho imparato davvero tanto sulla preghiera. Ho imparato che posso parlare a Dio di ogni piccola cosa della mia vita e che posso pregare tutto il giorno. Sono crescita con l’abitudine della preghiera, ma prima di questo viaggio pregavo solamente quando avevo bisogno di qualcosa; non gli parlavo come a un vero amico.

Sono estremamente grata che il Signore mi abbia permesso di partecipare a questo viaggio missionario anche quando pensavo che non sarebbe stato possibile. Sapeva che mi avrebbe avvicinato a Lui e che avrebbe cambiato la mia vita per sempre. Grazie mille a GYC per aver fatto la differenza nella vita non solo delle persone in Islanda ma anche in quella di altre persone provenienti da tutto il mondo, compresa la mia.


Sarah Lake, Stati Uniti, la direttrice della Horse Plus Humane Society. Ha una passione per le missioni, i cavalli e la sua famiglia. Sarah lavora attivamente all’interno del Dipartimento della Gioventù della sua chiesa locale e non vede l’ora di servire Dio ovunque la porterà.
Missionaria GYC in Islanda, 2019

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Per partecipare al GYC e diventare parte attiva di questo movimento mondiale, visita il sito www.gycweb.org

Fonte: https://bit.ly/2Yz5VQw
Traduzione: Tiziana Calà

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