Il testamento di Gesù

Shares

Sperimentiamo un sentimento di urgenza come conseguenza della paura di fallire o della paura di perdere (persone, opportunità, tempo, cose buone). Quindi, l’urgenza è un corollario della paura. Il cristianesimo di oggi, stimato da molti come prossimo all’estinzione, può facilmente cadere nella trappola di un’urgenza indebita di riconquistare rapidamente ciò che è stato perso.

 

La paura che sempre più persone credano alle predizioni di sventura, il che amplificherebbe l’effetto valanga e affretterebbe il declino delle chiese, può motivare il cristianesimo a misure urgenti, imprudenti e paradossali. Recentemente, una parrocchia cattolica della città di Boston ha fatto ricorso a una costosa campagna pubblicitaria per riconquistare i suoi parrocchiani. Si sta diffondendo la sensazione che il tempo giochi a svantaggio del cristianesimo.

Gesù Cristo non era sotto pressione a motivo del tempo. Questa era probabilmente un’osservazione allarmante e intrigante per coloro che lo circondavano, che spesso sentivano l’urgenza del momento o la necessità di un’azione immediata. I fratelli di Gesù erano irritati dal fatto che egli stesse ritardando la presentazione del suo piano ai capi religiosi di Gerusalemme. I suoi discepoli erano perplessi dal fatto che Gesù che parlasse in parabole difficili da capire, una strategia che ritardava l’adesione della folla alla loro sperata causa politica.

Gli ebrei erano esasperati dal rifiuto di Gesù di risolvere la questione con un segno o una dichiarazione diretta del suo status di Messia. All’ingresso della tomba, né Maria né Marta capivano perché Gesù non fosse venuto a guarire il loro fratello Lazzaro. Giuda, ridotto alla follia dall’indecisione di Gesù di salire al trono, decise di agire. Pietro non riusciva a capire perché Gesù non cercasse di difendersi e sguainò la sua spada. La loro frustrazione e quella di tutti coloro che aspettavano che Gesù trattasse il tempo, le opportunità e le parole in modo prevedibile è ben evidente nelle pagine dei Vangeli.

Per Gesù, spesso il tempo ideale era ancora nel futuro. In altre parole, Gesù sembrava essere consapevole dell’esistenza di una riserva di tempo quando il tempo sembrava essere esaurito. Le parole del Maestro nel suo discorso testamentario, in Giovanni 13-17, sono insolite ed enigmatiche. Pietro non capisce ciò che Gesù voleva trasmettere, dicendo: “Dove vado io, non puoi seguirmi per ora; ma mi seguirai più tardi” (Giovanni 13:36).

Filippo è confuso dalla rivelazione della profonda unità tra il Padre e Gesù (cfr. Giovanni 14:9). Gesù stesso ammette: “Vi ho detto queste cose in similitudini” (Giovanni 16:25). Solo dopo le seguenti parole, i suoi discepoli cominciarono a capire il messaggio trasmesso: “I suoi discepoli gli dissero: Ecco, adesso tu parli apertamente, e non usi similitudini” (Giovanni 16:29).

“Ho ancora molte cose da dirvi; ma non sono per ora alla vostra portata” (Giovanni 16:12).

Anche il contesto in cui Gesù fece il suo discorso testamentario è carico di simbolismo. Descrivendo il momento in cui il Maestro lavò i piedi dei suoi discepoli, Giovanni usa il verbo “tithemi” per descrivere lo spogliarsi di Gesù della sua veste, prima di prendere la bacinella (cfr. Giovanni 13:4); lo stesso verbo viene utilizzato riferendosi a Gesù che ha dato la propria vita per i peccatori (cfr. Giovanni 10:11,15,17).

Inoltre, il verbo “lambano” esprime sia la vestizione di Gesù dopo aver lavato i piedi ai discepoli sia il suo gesto di riprendere la sua vita dopo averla offerta in sacrificio (cfr. Giovanni 10:17-18). I due verbi tracciano un parallelo inequivocabile tra il gesto di lavare loro i piedi e la sua morte espiatoria, ma né Pietro (che voleva opporsi al gesto di Gesù di lavare i piedi) né gli altri discepoli riuscirono ad afferrarne il significato.

Per loro, il discorso testamentario di Gesù è segnato da scleros logos, che significa “discorsi difficili” o parole che erano “troppo da sopportare”. I discepoli avrebbero desiderato un discorso aperto e chiaro, ma sembra che non l’abbiano trovato, nemmeno nel discorso testamentario di Gesù.

In realtà, è proprio nel modo in cui Gesù affrontava il suo lavoro che si rivela un importante segreto della sua strategia. Gesù non era segnato dall’urgenza che nasce dalla paura, perché sapeva che non c’erano misure rapide per stabilire il suo regno o per salvare coloro per i quali aveva dato la vita. Il suo sacrificio non era una soluzione di emergenza, ma il culmine di un piano sviluppato prima che il mondo venisse creato. Il modo in cui Gesù interagisce con coloro che voleva salvare sottolinea l’idea di una costruzione duratura, persino meticolosa, perché il suo obiettivo, ovvero ripristinare l’essere umano a immagine di Dio, è un capolavoro che non può essere completato senza rispettare i requisiti di ogni fase.

Allo stesso tempo, le parole di addio di Gesù contengono il messaggio più chiaro, efficace e incoraggiante che avrebbe mai potuto trasmettere ai suoi discepoli. Il discorso include una panoramica della storia, uno schema del passaggio del tempo fino al momento del suo ritorno. Gesù annuncia la sua morte e risurrezione (cfr. Giovanni 14:19), l’ascensione (cfr. Giovanni 14:12), l’invio dello Spirito Santo come altro Consolatore (cfr. Giovanni 14:26) e il suo ritorno (cfr. Giovanni 14:18).

Inoltre, è chiaro dalle sue parole che non intendeva sigillare il suo messaggio, ma, al contrario, cercava di renderlo rivelatore ed edificante: “Ora ve l’ho detto prima che avvenga, affinché, quando sarà avvenuto, crediate” (Giovanni 14:29). Come Colui che li amava, Gesù non limitava il suo discorso, ma rispettava i limiti di coloro che lo circondavano. Non per rassegnazione, ma per la preoccupazione di vincerli.

Le chiese cristiane hanno il mandato di costruire sotto questo stemma di perseveranza e pazienza divine. Ci vuole una prospettiva ispirata per poter rinunciare al miraggio dell’efficienza immediata e aritmetica, a favore di una metamorfosi profonda. Le chiese conosceranno il successo di Cristo se accetteranno e utilizzeranno questa eredità lasciata dal Maestro.

 

 

Di Norel Iacob

Fonte: https://st.network/religion/the-testament-of-jesus.html

Traduzione: Tiziana Calà

L’Iraq riconosce la Chiesa avventista con un nuovo francobollo nazionale
“Molto più che insegnare”

Avventista Magazine

La rivista ufficiale della Federazione Chiesa Avventista del Settimo Giorno della Svizzera romanda e del Ticino.

E-MAGAZINE

ADVENTISTE MAGAZINE TV

Top