Il tesoro trovato

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“Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo, che un uomo, dopo averlo trovato, nasconde; e, per la gioia che ne ha, va e vende tutto quello che ha, e compra quel campo” (Matteo 13:44).

 

Molte parabole di Gesù ritraggono il regno dei cieli come un cacciatore di tesori, non disposto a rinunciare a qualcosa di perduto. Eppure, in questa parabola, le carte in tavola sembrano ribaltate: il regno dei cieli è paragonato a un tesoro. E ancora più sorprendente è che il tesoro è nascosto.

Fino a che un uomo non l’ha trovato…

Chiamiamo quest’uomo Amir. Amir trova il tesoro in un campo che non è il suo. La verità è che Amir non possiede alcun campo. È un uomo forte e valoroso che lavora duramente per prendersi cura della moglie Abigail e della figlia Amira. Con loro vivono anche gli anziani genitori della moglie. Amir ha una schiena forte, ma sarebbe una svista pensare che non senta il peso della responsabilità di provvedere alla sua famiglia. La preoccupazione per la sua famiglia porta Amir a lavorare per alcuni proprietari terrieri sei giorni alla settimana.

Amir si sveglia presto come al solito. Bacia la moglie sulla fronte, poi bacia delicatamente la figlia sulla guancia prima di uscire in punta di piedi per non svegliarle. Dopo essersi vestito e aver preso il pranzo, Amir inizia a camminare verso i campi. La mattina è fredda ma il cielo è terso; il canto degli uccelli rallegra i suoi passi. Non passerà molto tempo prima che il sole si affacci all’orizzonte, riscaldando la terra e nutrendolo nel profondo.

La stagione dell’aratura implica lunghe giornate di lavoro per i braccianti. C’è molto da fare nel villaggio per preparare il raccolto dell’anno successivo. L’abilità di Amir con i buoi e con l’aratro gli garantisce molto lavoro. Il pensiero della sua famiglia gli riscalda il cuore, dando energia al suo lavoro mattutino. Se ci fosse qualcun altro sul sentiero, noterebbe un caldo sorriso sul volto di Amir. Amir pensa al nome che gli ha dato suo padre: Amir, principe.

A questo pensiero, il suo sorriso si trasforma in una sonora risata! Amir non si sente certo un principe, conducendo l’aratro dietro l’andatura costante dei buoi. Tuttavia, prova una certa dose di orgoglio alla fine di ogni giornata, quando guarda i solchi che è riuscito a creare.

Amir apre il cancello e si dirige attraverso il cortile verso la stalla aperta per slegare i buoi. Ai due viene messo il giogo, per poi essere agganciati all’aratro. La sua giornata di lavoro inizia così.

Amir conosce questo campo. Lo ha lavorato molte volte nel corso degli anni. “Forza, su”, dice alla coppia di buoi. La squadra arranca avanti e indietro, avanti e indietro. Il terreno è umido e la terra rivoltata ha un odore fresco e muschiato.

Per tutta la mattina, Amir e i buoi lavorano senza sosta. Si meraviglia sempre della forza di questi animali. Amir sa bene come essere forte. Questa qualità è fondamentale perché la sua famiglia dipende da essa per mangiare. Tuttavia, a volte si sente frustrato per la fatica della vita. Mentre lavora, si chiede: chissà se questi animali provano mai della frustrazione…

Amir si gode l’opportunità di sognare a occhi aperti mentre cammina e “lotta” con l’aratro dietro il passo costante dei buoi. Quanto vorrebbe essere una benedizione per la sua famiglia. La verità è che lo è già: riversa il meglio dei benefici che derivano da una vita di impegno, diligenza e integrità. Ma per Amir non è sempre stato così. Vuole dare loro molto di più. È desideroso di offrire qualcosa di speciale ai suoi cari. Tuttavia, per un uomo della sua condizione, sono dei puri e semplici sogni a occhi aperti.

Amir non lo sa ancora, ma quel giorno diventerà una pietra miliare che dividerà la sua vita in due epoche: prima e dopo.

Crack! La lama dell’aratro si incastra. Non c’è tempo per pensare a cosa si è incastrato! La salda presa di Amir sull’aratro lo fa ruzzolare a terra mentre l’aratro finisce da un lato. “Fermi!” grida Amir. I buoi si fermano, senza dubbio felici di riposare.

“Cos’è stato?”

Amir aveva aiutato a dissodare questo campo anni prima. “Come hanno fatto a non vedere le radici di questi alberi?”, pensa, alzandosi e togliendosi polvere e terra di dosso.

Torna indietro lungo il solco, notando schegge di legno in decomposizione. Il suo unico pensiero a questo punto è quello di rimuovere l’oggetto incriminato per evitare il rischio di inciamparci ancora. Lasciandosi cadere a terra, Amir scava con le mani nella terra e trova i resti di una serratura quasi arrugginita. Togliendo altra terra, Amir scopre quello che sembra essere un contenitore. Scavando e pulendo ancora un po’, riesce a sollevare un coperchio in parte marcito.

“Oh, wow!”, esclama incredulo.

Amir si siede a terra, reggendosi la testa tra le mani. La parte superiore del corpo di Amir si dondola dolcemente, sussurrando piano “Wow!”. Amir si guarda intorno. È solo. Altri braccianti stanno lavorando nei campi vicini, ma sono molto lontani. Non riesce a credere a quello che è appena successo. Ha scoperto uno scrigno che contiene grandi ricchezze!

Dopo aver rimesso a posto il coperchio, Amir raccoglie i frammenti di legno e seppellisce con cura il forziere. Prima di tornare all’aratro, prende nota della posizione del tesoro. Non deve dimenticare il punto esatto.

Per Amir, il resto della giornata trascorre confuso, mentre continua ad arare il campo prima di affrettarsi a tornare a casa. I pensieri sul tesoro segreto sembravano riempire il suo stesso essere e al suo arrivo a casa condivide con entusiasmo il racconto della sua scoperta. Come fare per rendere suo quel tesoro? Dopo tutto, c’è un motivo se Amir è un bracciante. La sua umile condizione non gli ha mai permesso di diventare un proprietario terriero, ma ora deve provarci, deve riuscirci!

“Ecco!”, esclama alla moglie Abigail, “dobbiamo comprare quel campo a qualsiasi prezzo!”.

Ci vuole un po’ di tempo, ma Amir riesce a completare l’acquisto. Vende tutto ciò che ha e compra quel campo.

 

La storia di Amir potrebbe sembrare il racconto di una “vincita al lotto”, ma non è così. Una persona partecipa alla lotteria sperando che il suo biglietto, acquistato con poco, sia quello fortunato, che lo porterà a vincere molto. In questa parabola, il tesoro è il regno dei cieli. Gesù ci ammonisce di “cercare prima il suo regno”. Purtroppo, non sempre lo facciamo. Tenete a mente che Amir non stava cercando il tesoro. L’ha trovato. Si è imbattuto in esso. È come se quel giorno il tesoro fosse stato messo sulla strada di Amir affinché lo trovasse. È possibile che il regno dei cieli stia giocando a nascondino con noi? Ecco un’idea su cui vale la pena riflettere!

I bambini piccoli amano giocare a nascondino, specialmente con i genitori o i nonni. Quando l’adulto si nasconde, sta forse cercando di non farsi trovare? Certo che no! Gli adulti non si nascondono “dal” bambino, ma si nascondono “per” il bambino, e lo stesso fa Dio. Come un nonno celeste, Dio disse agli esuli di Babilonia: “Voi mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore”. Il significato è chiaro: impegnatevi a cercare Dio e il risultato di trovarlo è garantito. Ciò solleva una questione importante. Come si fa a impegnarsi nella ricerca? Sembra che la prima mossa decisiva spetti a me, a noi. Tuttavia, Dio disse a questi stessi esiliati: “Darò loro un cuore per conoscere me che sono il Signore”. Questo afferma che Dio è davvero Colui che agisce per primo, fino a darci il cuore per volerlo cercare. John Piper afferma che questa è una delle cose più fondamentali che le persone devono capire della Bibbia. Essa è piena di condizioni che dobbiamo soddisfare per ottenere le benedizioni di Dio. Dio, tuttavia, non ci lascia liberi di soddisfarle da soli. L’inziale e decisiva opera, prima e secondo la nostra volontà, è la grazia preventiva di Dio.

Torniamo al nonno che gioca a nascondino. Immaginate se portassi una spilla con scritto: “Nonno, il miglior giocatore di nascondino, mai trovato dai nipoti!”. Sarebbe assurdo. Di me pensereste che abbia perso la testa, e avreste ragione. No, non mi nascondo con lo scopo di non essere mai trovato dai miei nipoti. Al contrario, mi nascondo per essere trovato! E gioco quando i nipoti sono pronti a impegnarsi. C’è qualcosa di straordinario nel momento in cui un bambino è curioso, pronto, disposto e capace di cercare. Sto attento alla loro prontezza. Incoraggio la loro disponibilità. Poi, al momento giusto, mi nascondo in modo che mi trovino sul loro cammino. Il risultato è una gioia, una festa. Naturalmente il gioco si ripete. Mi nascondo e mi faccio trovare, ancora una volta. Man mano che il bambino cresce, scelgo nascondigli più impegnativi e, se è troppo difficile trovarmi, fornisco degli indizi (il verso del gufo o un flebile squittio) per attirare la sua attenzione e continuare a rendergli il gioco emozionante. A ogni turno, il nostro rapporto si rafforza e ci conosciamo meglio.

Così è anche per il regno dei cieli! Dio è come un nonno desideroso di giocare a nascondino con la sua famiglia, facendo crescere nei cuori di ognuno il desiderio di impegnarsi nella ricerca e garantendo che la ricerca avrà successo. Tutto questo porta a una grande festa e a una grande gioia.

Ricordate che il tesoro nascosto nel campo non è stato trovato con intenzione. Almeno, non con l’intento dell’uomo che l’ha trovato. Tuttavia, quando l’uomo l’ha trovato, l’ha riconosciuto come tesoro. In qualche modo sapeva che doveva farlo suo.

Questo pensiero mi riporta a quando stavo passeggiando con un caro amico. Mi disse: “Sono stanco della finzione, della farsa e dell’assenza di concretezza nella mia esperienza di chiesa e nel mio rapporto con Dio. Darò a Dio un anno di tempo. Se per allora non riuscirò ad avere un rapporto reale e personale con il Dio creatore vivente, me ne andrò da qui!”.

Mentre il mio amico era frustrato, viveva o forse sopravviveva, il regno dei cieli vedeva la disponibilità del suo cuore a impegnarsi. Il nascondino celeste era “iniziato”! Il regno dei cieli si è nascosto nel cammino del mio amico ed è stato trovato. Dopo aver scoperto il tesoro, il mio amico ha scelto di “vendere tutto quello che aveva per comprare quel campo”, per fare suo il tesoro piuttosto che lasciarlo “nascosto in un campo” e rischiare che diventasse la scoperta emozionante di qualcun altro. Il mio amico ora ha una relazione con il Dio Creatore, una relazione reale. Questo è il tesoro. Questo tesoro, come un’immensa fortuna, lo riempie di benedizioni. Questo tesoro trabocca per benedire me e molti altri intorno a lui. Questa sì che è una grazia straordinaria!

Allora, perché non gridare: “Pronti o no, sto arrivando!”.

Il regno dei cieli è nascosto, pronto per essere trovato. Ve lo garantisco!

 

 

Di Craig Mattner, insegnante di matematica e fotografia al Prescott College Southern di Adelaide.

Fonte: https://record.adventistchurch.com/2023/05/29/the-treasure-that-found-a-man/

Traduzione: Tiziana Calà

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