COVID-19: Quando il tempo non equivale più al denaro

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Da adolescente, ricordo di aver incollato una citazione di Blaise Pascal sulla parete della mia stanza. Era un pensiero che mi risuonava, non senza un po’ di arroganza: “Tutti i problemi dell’umanità derivano dall’incapacità dell’uomo di rimanere seduto da solo, immobile, in una stanza”.

 

Ora, nel contesto delle distanze sociali innescate dalla pandemia, un caro amico che vive in Occidente mi ha ricordato questa citazione, producendo una valanga di ricordi di un futuro mai accaduto. Era rimasto in un’altra epoca, in un altro regime politico, in un altro periodo storico… e le cose accadevano in modo diverso da come sembravano scritte. La fragilità dell’equilibrio che abbiamo creato si avverte non solo fisicamente, a livello biologico, ma anche nella convinzione illusoria che siamo padroni del nostro tempo, che possiamo controllarlo.

Tuttavia, paradossalmente, l’attuale stato di emergenza ci ha sollevato proprio dall’urgenza generale che sentivamo. Chi ha familiarità con la necessità di suddividere i compiti quotidiani in importanti e/o urgenti, in quella che viene chiamata “gestione del tempo”, capisce quale grande vantaggio questa situazione porti ai compiti importanti.

I compiti importanti sono quelli che non possono mai essere urgenti perché non operano secondo un programma, ma senza il quale la vita non è felice: conoscersi meglio, avvicinarsi davvero ai propri cari, innamorarsi, correggere i propri difetti, coltivare le proprie capacità, godere di amicizie e collaborazioni, chiedere e ricevere saggi consigli, trascorrere del tempo con i propri figli e genitori, creare momenti di comunione con il proprio partner, riflettere su problemi irrisolti e a lungo rimandati, perfezionare un’abilità in cui non si stava andando poi così bene, leggere ciò che da tempo volevamo, riparare relazioni disfunzionali, rimetterci in forma, praticare un hobby, giocare, scherzare, scusarsi con qualcuno che abbiamo turbato, rimpiangere la propria avventatezza, diventare più empatico con i propri coetanei e mostrare loro solidarietà, aiutare qualcuno nel bisogno, essere grato per ciò che si ha, per svegliarsi la mattina…

Vale a dire, tornare in sé come il figliol prodigo, e tornare a ciò che conta di più.

 

Il dono del tempo

Nella situazione attuale è come se avessimo ricevuto un bonus sociale, un regalo non in denaro ma in tempo. È quel periodo di grazia che contraddice la massima di Benjamin Franklin; in tempi di crisi o in momenti decisivi, il tempo non equivale al denaro, ma alla vita stessa. Non tutti i detti famosi di personaggi famosi sono legati ai soldi e il celeberrimo “il tempo è denaro” sta rapidamente perdendo terreno. Il tempo è tempo, questa è la verità rivelatrice della nostra epoca! Chi in tempi come questi aspira ad arricchirsi, invece di rinfrescare la propria esistenza, non è saggio ma stolto; per migliaia di anni ha ricevuto una risposta nella Parola rivelata: “Avete accumulato tesori negli ultimi giorni” (Giacomo 5:3).

Ci è stata data una tregua provvidenziale: un tempo di recupero, di miglioramento personale, che potrebbe cambiare completamente il nostro futuro. Può essere un tempo di correzione, ma anche un tempo irripetibile di grazia divina. Può fungere da cartina tornasole per le relazioni e le interazioni con chi ci circonda, nel bene e nel male, per la guarigione o la ferita, per la vita o la morte. Ma può anche essere l’ultimo momento di pace per rivedere la vita: una piccola, tranquilla sfera di vetro in un ambiente imperfetto. Godiamoci questo periodo, man mano che la fine si avvicina. Gesù Cristo ha lamentato lo stato della città di Gerusalemme ai suoi tempi: “…non hai conosciuto il tempo nel quale sei stata visitata” (Luca 19:44).

 

Dove corriamo… a casa?

Cosa possiamo fare per beneficiare di questo periodo di grazia limitato? Diamo priorità alle attività quotidiane e rinunciamo alle vanità, ai piani frivoli e al sovraccarico di informazioni. Manteniamo la nostra vita semplice. Pratichiamo più spesso l’introspezione e mettiamo ordine nella nostra vita. Diamo priorità agli atti di gentilezza e di considerazione, rinunciamo alle banalità mondane e ai battibecchi meschini, combattiamo le cattive abitudini e prepariamo le nostre anime alle prove future, all’efficienza e alla rilevanza nella comunità. Infine, prepariamoci a essere valutati dal nostro Creatore.

Paradossalmente, il cammino verso il miracolo, dopo che abbiamo fatto tutto il possibile e ci siamo trovati sopraffatti dagli eventi, dipende anche da noi. Questo cammino è la preghiera. Ci sono stati dati molti consigli sulla preghiera, questa “applicazione” che può essere facilmente “messa in pratica” nella nostra vita. Per momenti come questi, che ci colgono di sorpresa, ci viene promessa una pace miracolosa, quella offerta fin dall’inizio, a chiunque la voglia e la chieda: “Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti” (Giovanni 14:27). Queste parole sono state spesso citate, ma in questi tempi difficili le possiamo davvero capire e applicare.

I primi cristiani si salutavano con le cose più importanti. Non solo con “buona giornata”, “stammi bene”, o “a presto”, ma, come scriveva l’apostolo Paolo nelle sue epistole e Giovanni nel libro dell’Apocalisse: “Grazia e voi e pace da colui che è” (Apocalisse 1:4). Ora capiamo meglio di quale pace stanno parlando; una pace spirituale, una pace salvifica, una pace che hanno vissuto; una pace che le organizzazioni, i forum e le istituzioni di questo mondo non saranno mai in grado di offrire.

Quanto alla grazia divina, sta a noi evitare che essa si riduca a una nota a piè di pagina nei libri di storia: “Era l’anno di grazia 2020, quando…”

 

 

Di Corina Matei, PhD, è professoressa associata presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione e Relazioni Internazionali dell’Università Titu Maiorescu

Fonte: https://st.network/health/covid-19/covid-19-when-time-no-longer-means-money.html

Traduzione: Tiziana Calà

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