La gioia di essere diacono

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Mi sono reso conto che c’è un nobile lavoro o ministero nella Chiesa che molti trascurano: molti hanno rifiutato la carica di diacono. È stato spesso considerato l’incarico meno importante che una persona potrebbe ricoprire. Per me, essere diacono è un dovere di un uomo cristiano. Condividerò con voi la mia gioia di essere diacono.

 

Ho dato la mia vita al Signore attraverso la diaconia

Sono cresciuto nel villaggio di Rwalengre, a 26 chilometri dalla città di Kiunga, nella provincia occidentale della Papua Nuova Guinea. All’età di 13 anni ho dato la mia vita a Gesù e volevo davvero saperne di più su di lui. Voglio ancora conoscere Dio e servirlo. Mentre cercavo di conoscere la sua opera, il Signore mi ha portato a conoscere il lavoro della diaconia.

I diaconi e le diaconesse sono state le persone che mi hanno colpito. Il loro calore e la loro accoglienza per me sono stati l’esperienza più dolce della mia vita.

 

Aiutare i diaconi e le diaconesse

Quando ho iniziato ad andare in chiesa a 13 anni, ho capito il senso della vera chiamata. La vocazione era di stare nella casa del Signore. “Mi sono rallegrato quando m’hanno detto: Andiamo alla casa del Signore” (Salmo 122:1). Ho trovato gioia stando in chiesa. La chiesa è diventata un rifugio per me quando i diaconi e le diaconesse mi hanno chiesto di aiutarli.

Sentivo che essere un diacono non significava solo occuparsi della chiesa, ma anche prendersi cura di tutto ciò che il Signore mi aveva affidato. A volte mia madre mi trovava in chiesa a dormire. Trovavo pace quando andavo in chiesa.

Continuavo però ad avere un desiderio nel mio cuore: “Vorrei essere il custode del Signore”. Cominciai a leggere la storia dei sacerdoti e quello che facevano nel santuario. Tutto ciò che imparai fu una vita di servizio. Anche la storia del giovane Samuele mi ha colpito in senso positivo.

Aiutavo le diaconesse a sistemare i fiori e a spazzare la chiesa. I diaconi mi chiesero se potevo anche aiutare ad aprire la chiesa e a suonare la tromba per chiamare la gente al servizio di culto. E ancora, i diaconi mi affidarono il compito di stare all’ingresso per salutare e accogliere le persone in chiesa. È stata una doppia benedizione per me. Far sorridere le persone è stata la gioia più grande della mia vita. In un mondo con persone distrutte, sole e incerte, credevo che far sentire le persone a casa e accoglierle era ciò che mi veniva richiesto.

 

L’audacia di condividere l’amore di Dio

Mentre aiutavo i diaconi e le diaconesse, sentivo che dovevo estendere l’amore di Dio a coloro che ci circondavano. Ogni sabato mattina, quando accoglievo le persone e le accompagnavo in chiesa, sentivo che dovevo anche dare da mangiare agli affamati. Dopo il servizio di culto chiamavo i nuovi interessati a casa mia e davo loro da mangiare. Compravo anche dei vestiti e li davo alle persone bisognose che venivano in chiesa. Era una grande gioia essere diacono.

Dio mi ha anche dato un’idea su un’azione interessante che avrei dovuto intraprendere. Dopo il pranzo del sabato andavo a piedi per sei chilometri fino a un ospedale vicino e visitavo i pazienti malati. Quando vedevano un ragazzo di 14 anni che pregava con loro, cantava e condivideva l’amore di Dio con loro, riuscivano a percepire la potenza di Dio. Alcune delle persone che ho visitato in ospedale sono diventate avventiste. “Il Signore è con te”, mi disse uno dei pazienti. Dalle visite ho iniziato a entrare in contatto con le persone per condividere l’amore di Dio. Ho visitato anche gli anziani e alcune persone trascurate all’interno della comunità.

Ogni pomeriggio partecipavo alle riunioni della comunità e predicavo. Dopo la scuola, condividevo la storia di Gesù con i miei insegnanti. Condividevo le verità bibliche anche con i miei amici. Alcuni dei miei insegnanti hanno dato la loro vita a Gesù. La mia comunità mi vedeva come una benedizione. Non perché fossi un dirigente di chiesa, ma perché il Signore mi ha dato un cuore di servizio. Mi sono reso conto che il servizio nel nome di Gesù costituisce una vera e propria benedizione.

Quando ho letto Matteo 24:14 sono stato motivato a continuare a condividere, perché “Questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le genti”. Il Signore non mi ha chiesto di lottare per un incarico importante, piuttosto mi ha chiesto di essere un testimone, in modo da poter essere il suo servitore per servire lui e il suo popolo.

Finora sto imparando che essere diacono mi dà l’audacia di servire il Signore. La storia di Stefano continua a risuonare nel mio cuore. Non solo l’audacia che ha avuto nel condividere la storia di Gesù, ma anche la sua fiducia nel morire nel nome del Signore. La sua preghiera di perdono è un grande esempio per ogni diacono e non solo. “Signore, non imputare loro questo peccato” (Atti 7:60).

 

Da diacono a ministro/pastore

Quando avevo 17 anni e frequentavo le scuole superiori, sono stato ufficialmente consacrato come diacono. È stato un sogno che si è avverato. Mi piace sempre leggere le storie di coloro che hanno servito il Signore. Ho trovato il Salmo 84, considerandolo come una benedizione. Nel Salmo 84:10 si legge: “Un giorno nei tuoi cortili val più che mille altrove. Io preferire stare sulla soglia della casa del mio Dio, che abitare nelle tende degli empi”.

Ho detto: “Preferisco essere un diacono”.

Durante le scuole superiori, ho servito come diacono in una chiesa di città (Kiunga). Stare all’ingresso e far sentire le persone benvenute in chiesa era emozionante. Partecipare alla santa Cena e assistere i pastori nel battesimo è la gioia più grande.

Dopo aver completato la maturità, ho continuato gli studi, conseguendo il diploma avanzato in ministero pastorale presso il Sonoma Adventist College. Durante il primo anno mi hanno consacrato anziano e mi hanno chiesto di lavorare a stretto contatto con i diaconi. Nei tre anni successivi, all’università, ho assistito i diaconi. Grazie alla mia esperienza di diacono, sono diventato mentore di altri diaconi.

Quando mi sono laureato nel 2017, sono stato inviato a collaborare come pastore in tre chiese dell’isola di Emirau, nella provincia della Nuova Irlanda in Papua Nuova Guinea. Durante i tre anni trascorsi lì ho continuato a incoraggiare i dirigenti di chiesa, compresi i diaconi.

Assistevo anche i diaconi e le diaconesse nella preparazione della chiesa per il servizio del culto del Sabato. Servendo gli altri, le persone danno la loro vita per lavorare per Gesù.

Dopo tre anni di servizio nella chiesa, sto continuando a studiare pastorale e teologia presso la Pacific Adventist University. Quando mi laureerò continuerò a servire il mio Signore, dedicandogli una vita di servizio.

 

Appello

Ho deciso che, anche se sono un giovane ministro al servizio del Signore, continuerò a servire come diacono. Servire Dio e il suo popolo è la gioia della mia vita. Voglio essere come i sette diaconi unti dalla Chiesa primitiva per risolvere le controversie.

Se mi chiedessero di scegliere tra essere un anziano, un pastore o un diacono, preferirei essere un diacono. Il lavoro di diacono mi dà gioia. È il lavoro che voglio fare per servire il Signore fino al mio ultimo respiro. Incoraggio la Chiesa a considerare il lavoro di un diacono o di una diaconessa con grande ammirazione e stima.

Se siete chiamati a servire come diaconi nella vostra chiesa locale, non rifiutate la chiamata.

 

 

Di Joseph Yero, studente di pastorale e teologia presso la Pacific Adventist University, Port Moresby, Papua Nuova Guinea.

Fonte: https://record.adventistchurch.com/2022/11/04/the-joy-of-being-a-deacon/

Traduzione: Tiziana Calà

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