DOVE ANDARE PER RIUSCIRE A FUGGIRE DA SE STESSI?

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Hai mai provato a fuggire da te stesso? Io si.

Diciamo che ho avuto una di quelle “infanzie difficili” in cui i genitori vogliono insegnarci a mangiare le verdure. Un giorno, esasperati da un figlio il cui sviluppo fisico non andava di pari passo con quello mentale, i miei genitori mi obbligarono ad ingoiare un litro di succo amaro di lattuga frullata col mixer. La sera, l’ultima cosa che avrei voluto era passare una notte in più in quella casa opprimente. Ero deciso a diventare il primo hippie di 6 anni. Previdi di fuggire fino alla spiaggia e di sopravvivere vendendo oggetti d’artigianato( non sapevo ancora cosa esattamente). Ruppi il mio salvadanaio e mi chiesi quanto avrei campato con settantacinque centesimi. Fu così che la mia condizione economica stravolse tutti i miei piani, mi trattenne a casa, e senza alcun dubbio, mi insegnò a mangiare l’insalata.

Oggi, a vent’anni di distanza dal progetto di fuga, mi sento abbastanza maturo per bnm nm nm nm nm nm nm nm nm nm nm nm nm nm nm nm ammettere due verità. La prima: seppur in stato di ribellione, non volevo fuggire da casa mia nè lontano dai miei genitori. Volevo fuggire dal mio problema. La seconda: il problema ero io. Rifiutare di mangiare qualsiasi alimento di colore verde è un problema. Qualcuno doveva rinunciare a provare a convincere l’altro a proposito della mia alimentazione, e questo qualcuno non poteva essere nè mio padre nè mia madre.

Non credo che questo desiderio di sparire sia un privilegio dei fanciulli. Di tanto in tanto mi sorprendo leggendo una poesia datata di 3000 anni del filosofo e poeta Davide(Salmo 139) che descrive con una sensibilità tale l’angoscia di coloro che vogliono liberarsi degli sguardi accusatori. In questa poesia, un uomo (che potresti essere tu o io) è preso da uno scoraggiamento talmente sovraumano che, poeticamente, il suo dolore gli offre delle ali. Vola furiosamente fino a che le sue ali bruciano sulla sua schiena e fino a che non si perde nell’infinità del cielo, dove immagina di non essere più ricercato. Ma è nascosto in questa immensità che lo percorre un brivido, ricordandogli che il cielo è la casa di Dio. Là dove gli occhi degli uomini non possono raggiungerlo, Dio sussurra al suo orecchio.

Ma quest’uomo pieno di colpevolezza e lamentele è deciso a farsi dimenticare. La sua agonia lo pietrifica e lo scaraventa nelle profondità più misteriose del mare. Annega, inerte, come un’ancora nel silenzio mortale dell’oceano. Poco a poco nemmeno la luce può più raggiungerlo. Le ultime bolle che traccia il suo cammino oscuro galleggiano lentamente e si sfanno. Davide avrebbe potuto agonizzare completamente da solo, le sue lacrime sarebbero state completamente invisibili tra le fluide onde. Quale sorpresa nel constatare che in realtà stava piagnucolando tra le braccia del Dio della superficie. Quale dev’essere stata la sua reazione nel rendersi conto che la più grande delle distanze era in realtà intima per il suo Creatore?

Si, Dio ha contato ogni lacrima che si diluiva nell’oceano. Lui è stato sopraffatto da un Dio inevitabile. Dall’alto dei cieli alle profondità del mare, da un blu all’altro, Dio lo circondava dei Suoi unti, della Sua attenzione e della Sua Tenerezza. Questo stesso blu che l’ha isolato da tutto e da tutti è stato lo stesso blu dove ha finalmente sperimentato l’onnipresenza dell’ Io Sono. In fin dei conti, non è forse la natura, il ricordo del grande potere del Creatore? Quella presenza che prima lo confondeva e ammaliava comincia improvvisamente a farlo sentire… miracolosamente amato. Completamente salvo. Infinitamente desiderato.

Da cosa vuoi fuggire? Da chi vuoi fuggire?

Può essere che vivi con qualcuno, ma questo qualcuno sente che sei partito già da molto tempo. Può essere che un muro di paure e traumi ti circonda, e nonostante il muro sia invisibile, è molto solido e ti isola da tutti. Chissà. può essere che ti sei allontanato da te stesso e non ti riconosci più. Può essere invece che sei a pezzi a causa del tuo passato. Una persona a te cara ha strappato un pezzo di te, irrecuperabile, e degli avvenimenti dolorosi hanno lasciato delle ferite aperte. Non so di cosa soffrisse Davide quando ha scritto il salmo 139, come non so quello che passi, ma anche io ho le mie cicatrici e sono sorpreso di vedere che nonostante le diverse ragioni, la fuga è la stessa. È passato molto tempo dalla mia prima crisi e credimi, ad oggi i miei problemi sono ben più gravi di quello di non riuscire a mangiare l’insalata. Tuttavia, ciò che non è cambiato è che riconosco che possiamo passare tutta una vita a fuggire da ciò che portiamo dentro di noi. Credo che il salmo 139 sia sopravvissuto al tempo per ricordarci che poco importa ciò attraverso cui siamo passati, nè verso dove corriamo, è inutile fuggire da noi stessi e da Dio.

Se non c’è modo di fuggire dal nostro passato nè dalle sue conseguenze, possiamo sia negare la nostra capacità di gestirli e renderci schiavi delle circostanze, sia riconoscere che nessuno può superare le nostre sfide apparte noi stessi. È quando ci manca il coraggio e la forza che Dio garantisce che poco importa ciò che è successo, non lo affronteremo mai, mai da soli. Se non possiamo fuggire lontano da Lui, è imposibile anche fuggire dal suo amore, e l’amore è ben più di un sentimento per Lui; l’Amore è ciò che Lui è.

Amico Gesù, come Davide voglio imparare ad intravedere in ogni lacrima d’angoscia una nota musicale che compone una lode per Te. Voglio vedere nell’infinità del cielo e del mare, la Tua infinita attenzione, con la cetezza che “anche quivi mi condurrà la tua mano, e la tua destra mi afferrerà.” (Salmo 139:10)

Di Stephan Max, teologo e giornalista esercitante, conferenziere rivolto ai giovani. La circonferenza del suo cranio è (quasi) totalmente compatibile con la taglia del resto del suo corpo grazie ad un regime alimentare ricco di verdure.

Tradotto da Eleonora Ricciardo

LA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA FAVOREVOLE AL CONTROLLO DELLE PRATICHE DISCRIMINATORIE NEGLI ANNUNCI DI LAVORO DEGLI ORGANISMI RELIGIOSI
NON ESISTE UN LIVELLO SICURO NEL CONSUMO DI ALCOL

Stephan Max

Stephan Max, teologo e giornalista esercitante, conferenziere rivolto verso i giovani.

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