Alla ricerca del fine ultimo

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È importante avere uno scopo nella vita, ma questo non basta. Quello che conta davvero è qual è lo scopo della tua vita.

 

Da bambino, la mia vita era priva di scopo. I miei genitori mi avevano detto che dovevo andare bene a scuola, sembrava essere la cosa più importante, ma non capivo necessariamente il perché. Non aiutavo nelle faccende di casa né facevo lavoretti in giardino; e la scuola andava bene, fino al momento in cui ho scelto una compagnia in cui per essere accettato dovevo scendere a compromessi in termini di apprendimento e di scuola. Il più delle volte ero nella via dove abitavo, o nei dintorni. Non cercavo niente in particolare. Ero libero. Da allora ho imparato alcune abilità fisiche: l’arrampicata, la corsa, il calcio, il nuoto, ecc. Erano buone abilità, ma per ottenerle ho dovuto rinunciare ad altre. In generale non ero un fan dell’apprendimento. A volte sento i genitori dire: “Non voglio rubare l’infanzia a mio figlio”, inteso spesso nel senso di non stressare il bambino con la scuola. Non li giudico, ma ora so cosa vuol dire rimpiangere di non aver fatto alcune cose, di non aver letto quel libro, di dover recuperare qualcos’altro, ma di non essere in grado di andare avanti come si vorrebbe. A ripensarci, la scuola non era il fine ultimo e, almeno nel mio caso (tra le altre cose), la mancanza di uno scopo onnicomprensivo mi ha portato ad avere un approccio disattento nei confronti della scuola.

 

L’obiettivo sono io

Durante le vacanze tra le seconda e la terza media, ho iniziato a frequentare la Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno. Vedendo intorno a me un interesse per la conoscenza, le abilità e i principi morali, cominciai a leggere regolarmente la Bibbia e riscoprii facilmente la mia istruzione. Ma i progressi arrivarono con difficoltà; arrivavano dopo anni di pigrizia, nel tentativo di colmare grandi e vecchie lacune. Da adolescente, ho perso mia madre. La sua assenza mi ha reso insensibile e mi ha spinto con una forza incredibile. A partire da quel momento, ho preso sul serio la mia crescita personale. Volevo prendermi cura di me stesso come mai prima. Ma, per quanto soddisfacente fosse tale impegno, anche in pieno sviluppo sentivo che non era l’obiettivo finale. Sì, è importante essere un uomo di carattere, pianificare, amare la propria famiglia, avere un lavoro stabile, fissare sempre nuovi e audaci obiettivi. Tuttavia, la crescita personale non è il fine ultimo.

 

L’obiettivo finale

Non solo ho fatto tutto il possibile per il mio sviluppo personale, ma ho anche incoraggiato altre persone a fare lo stesso, specialmente i giovani. Mentre preparavo il materiale motivazionale, mi ricordo, come se fosse ieri, di come a un certo punto mi misi ad analizzare l’obiettivo finale della vita di Gesù. La cosa mi ha colpito come un fulmine. Gesù viene portato come un criminale davanti a Pilato e dice: “Io sono nato per questo […]: per testimoniare della verità” (Giovanni 18:37).

Con il simbolo della vite, Gesù ha cercato di trasmettere lo stesso obiettivo all’essere umano. Gesù ha detto che lui è la vite e l’uomo è il tralcio. Quest’ultimo è destinato a portare frutto (quindi a svilupparsi), ma questo non è il fine ultimo. Portare frutto ha lo scopo di aumentare la reputazione del proprietario della vite, cioè Dio. Gesù disse: “In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto, così sarete discepoli” (Giovanni 15:8). A partire dal giorno in cui ho capito queste cose, tutto ciò che mi propongo di fare nella vita passa attraverso questo filtro. Per esempio, mi prendo cura del mio corpo, ma non principalmente per vivere più a lungo, ma per onorare il mio Creatore. Educo mio figlio, ma non per essere acclamato come genitore, ma per indicare alla gente il Padre di tutti. Parlo o scrivo agli altri, ma non perché la gente ascolti me, ma colui dal quale ho imparato tutto: Cristo.

 

 

Di Laurentiu Mot

Fonte: https://st.network/analysis/top/confession-in-search-of-the-ultimate-goal.html

Traduzione: Tiziana Calà

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