Un’estranea in casa

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estranea in casa

L’eccitazione e la paura si scontravano, mentre sperimentavo sentimenti simili a quelli che mi avevano sopraffatta il giorno in cui mi ero preparata a lanciarmi col paracadute.

Oggi nessuno si sarebbe lanciato da un aereo, ma l’evento che stava per accadere sarebbe stato ancora più sconvolgente. Stavamo andando a prendere una perfetta sconosciuta, una studentessa ucraina che avrebbe vissuto con noi per tutto l’anno scolastico.

Questo non sembrava il genere di cose che avrebbe fatto la mia famiglia introversa, eppure eccoci qui. Ho riflettuto su quanto mi avevano detto i miei amici quando avevano scoperto le nostre intenzioni.

 

“Non potrei mai far vivere in casa mia una persona non avventista”.

 

Questo era ciò che mi rendeva più nervosa. Come avrebbe reagito alla cultura religiosa della nostra famiglia? Avrebbe abbracciato le nostre abitudini o mantenere i nostri standard sarebbe stata una lotta costante?

 

“Si tratta di una grande opportunità di testimonianza!”.

 

Anche questa affermazione mi metteva agitazione. Sono grandemente consapevole delle mie imperfezioni. E se fossi stata l’opposto di una buona testimone, allontanandola dalla fede avventista? Come avrei fatto a trovare quella linea sottile tra il condividere apertamente la mia fede e il riempirle la testa di nuove idee?

Ero determinata: la mia priorità sarebbe stata quella di dimostrarle amore. L’avremmo inclusa nelle usanze religiose della nostra famiglia, ma piuttosto che intraprendere conversazioni spirituali, avrei aspettato che fosse lei a porre domande. E avrei pregato.

Per sette mesi non ha fatto domande. Ma quando è iniziata la guerra in Ucraina, abbiamo avuto l’opportunità di mostrare amore in un modo che non avremmo mai immaginato. Le nostre vite si sono capovolte quando abbiamo iniziato a parlare con lei e con i suoi genitori per prendere decisioni sul suo futuro.

Le mie conversazioni con sua madre hanno naturalmente assunto un tono più religioso. E quando alle 4 del mattino sua madre mi ha mandato un messaggio chiedendomi di pregare “subito”, io e mio marito ci siamo uniti per portare il suo paese in preghiera a Dio.

La nostra figlia ospitante sembrava sinceramente toccata quando abbiamo espresso la volontà, se necessario, di prendersi cura di lei al di là di ciò del termine per cui avevamo firmato.

E dopo mesi di amicizia e di preghiera ha iniziato a fare domande, il tipo di domande che aspettavo e per cui pregavo con tanta ansia.

Aprire la propria casa a un’estranea può essere sembrata una cosa strana per una famiglia introversa, ma non abbiamo dubbi che Dio ci abbia guidato in questa decisione. Gli introversi possono non essere eccellenti nel chiacchierare o nell’avviare dialoghi su temi religiosi, ma una cosa in cui eccellono è lo stringere relazioni profonde e significative. Diventando intenzionalmente amici intimi con qualcuno al di fuori della nostra cerchia di fede, abbiamo aperto la porta a Dio per lavorare attraverso di noi in modi che ancora non afferriamo del tutto.

 

 

Di Lori Futcher

Fonte: https://adventistreview.org/witnessing-for-introverts/a-stranger-in-our-home/

Traduzione: Tiziana Calà

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