Perché Dio mi odia?

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Derick, un ragazzo al terzo anno di liceo, viveva con i suoi due fratelli, una sorella, sua madre e il suo compagno. Derick era il più giovane di tutti i suoi fratelli e si era rivolto a me per una consulenza a causa di voti bassi, depressione e ansia.

Non aveva un buon rapporto con il padre biologico, perché quando Derick era in terza elementare aveva assistito per diversi mesi a continui abusi verbali, emotivi e fisici da parte del padre nei confronti della madre. Il padre era un alcolizzato e non riusciva a mantenere un lavoro stabile, mentre la madre faceva due lavori per cercare di tenere a galla la famiglia. Questo significava che la mamma non aveva molta disponibilità, né emotiva né fisica.

Derick era estremamente sensibile, intelligente, divertente e perspicace. Tuttavia, onestamente parlando, Derick era un mistero per sua madre e per tutti coloro con cui viveva. Non aveva amici, se ne stava per conto suo ed era estremamente introverso, tanto che non aveva un gran rapporto con nessuno. Sembrava che Derick avesse davvero difficoltà a costruire e mantenere qualsiasi tipo di relazione sana, sia con la famiglia sia con gli insegnanti.

Durante il nostro primo incontro, mentre gli stavo illustrando la diagnosi, il piano di trattamento e le regole della consulenza, chiese sottovoce: “Non puoi dire a nessuno quello che ti dico, vero?”.

Quella frase attirò subito la mia attenzione. Misi giù i documenti che stavo rivedendo, feci una preghiera a Dio, feci un respiro profondo e dissi: “Sì, è così”.

Derick sospirò profondamente e alzò lo sguardo. Mentre soffocava una marea di lacrime, mi chiese, con tono arrabbiato: “Perché Dio mi odia?”.

Feci un altro respiro profondo e rivolsi a Dio un’altra preghiera. Derick inclinò la testa di lato e sbatté il pugno sul tavolo, ammaccandolo.

“Mio padre non mi vuole. Mia madre non ha tempo per me. I miei fratelli e le mie sorelle mi odiano. Non ho amici. Sono triste. Sono sempre arrabbiato. Ho paura di tutto e di tutti. La mia vita è una merda! L’unica cosa che so è che Dio ce l’ha con me…”, e ciò che emergeva in quel momento non era rabbia, ma dolore e confusione.

“Voglio dire, se Dio dovrebbe essere così buono, perché la mia vita è così? L’unica cosa che riesco a capire è che Dio deve proprio odiarmi”.

 

Sentimenti universali

Se devo essere sincero, devo dire che anch’io mi sono chiesto “perché Dio mi odia?”. Probabilmente lo avete fatto anche voi. Detto questo, è importante cercare di capire le ragioni per cui ci si pone questa domanda.

 

Le vere ragioni dell’odio

Credo che ci siano due ragioni per cui pensiamo che Dio ci odi. La prima è interna: sospettiamo che Dio ci odi a causa di qualcosa in noi. Forse è la cosa che odiate di più di voi stessi: quella strana abitudine, il vostro aspetto, il modo in cui parlate, quanto pesate. Se vi definite un discepolo di Gesù, forse è il concetto di peccato. Non riuscite a fare le cose giuste che vorreste fare, per non parlare di ciò che Dio vorrebbe. Così, carichi di tutto il fango del senso di colpa, iniziate a odiare voi stessi. Una volta che questo accade, non è troppo difficile capire perché si pensa che anche Dio possa pensare che si è uno spreco.

La seconda ragione è esterna. Come per Derick, le circostanze della vita ci riducono in polvere, finché l’unico pensiero logico è che a Dio non deve importare nulla di noi. Voglio dire, se gli importasse di noi, allora perché permetterebbe a [inserire il vostro nome] di [inserire un’esperienza negativa]?

Inoltre, tendiamo a vedere gli altri che si comportano bene nella vita, e non noi, e allora pensiamo erroneamente che debbano essere i “figli prediletti” di Dio. Il modo in cui percepiamo le nostre vite e le nostre esperienze (le nostre realtà) sembra semplicemente in conflitto con l’idea che Dio sia amorevole, almeno nei nostri confronti.

Così, guardando alla nostra indegnità interna o alle circostanze esterne, possiamo pensare che Dio ci odi. Ecco perché la Bibbia ci insegna a non guardare in quei punti. Non è così che si determinano i sentimenti di Dio nei nostri confronti. Ma se non dobbiamo guardare lì, dove dovremmo guardare?

 

Se n’è andato per sempre?

Ci sentiamo male a causa delle cose brutte che ci sono nel mondo, e ci sono cose brutte nel mondo perché all’inizio abbiamo fatto una scelta sbagliata (cfr. Genesi 2 e 3), perché quando ai primi esseri umani, Adamo ed Eva, è stata offerta la possibilità di camminare con Dio, loro (e noi, per estensione) hanno deciso di cacciare Dio dalle nostre vite; e da allora è andato tutto di male in peggio.

La Bibbia la mette così:

“Poiché la creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio; perché la creazione è stata sottoposta alla vanità, non di sua propria volontà, ma a motivo di colui che ve l’ha sottoposta, nella speranza che anche la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio. Sappiamo infatti che fino a ora tutta la creazione geme ed è in travaglio; non solo essa, ma anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di noi, aspettando l’adozione, la redenzione del nostro corpo” (Romani 8:19-23).

Ma anche quando eravamo nel nostro momento peggiore, nel nostro momento più brutto, nel nostro momento più vergognoso e peccaminoso, “mentre noi eravamo ancora senza forza, Cristo, a suo tempo, è morto per gli empi. Difficilmente uno morirebbe per un giusto; ma forse per una persona buona qualcuno avrebbe il coraggio di morire; Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Romani 5:6-8).

 

La vergogna basata sul trauma

Come Derick, tutti noi siamo stati sporcati dalla vergogna del trauma del peccato in questo mondo. È inevitabile perché tutti noi ci siamo nati; è letteralmente nel nostro DNA!

A questo punto, devo fare una chiara distinzione: il senso di colpa non è sempre negativo. Il senso di colpa, se usato correttamente nella nostra vita, può spingerci a una crescita più profonda. Il senso di colpa ci dice: “Ehi, hai fatto qualcosa di brutto. Devi rimediare!”. La vergogna, invece, è sempre negativa. La vergogna ci dice: “Ehi, hai fatto qualcosa di sbagliato. Non c’è modo di rimediare!”. E, che ci piaccia o no, in questo mondo ognuno di noi è stato caricato della vergogna che deriva dal semplice fatto di vivere.

 

Sei sbagliato, in tutto e per tutto!

Per quanto possiamo parlare con noi stessi, metterci davanti allo specchio e farci un discorso di incoraggiamento, non possiamo evitare la semplice verità che siamo sbagliati, in tutto e per tutto! Un ragazzo di nome Paolo ha scritto questo a proposito dei suoi tentativi di essere migliore; ditemi se riuscite a immedesimarvi:

“Sappiamo infatti che la legge è spirituale; ma io sono carnale, venduto schiavo al peccato. Poiché ciò che faccio io non lo capisco: infatti non faccio quello che voglio, ma faccio quello che odio. Ora, se faccio quello che non voglio, ammetto che la legge è buona; allora non sono più io che lo faccio, ma è il peccato che abita in me. Difatti io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no. Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio. Ora, se io faccio ciò che non voglio, non sono più io che lo compio, ma è il peccato che abita in me. Mi trovo dunque sotto questa legge: quando voglio fare il bene, il male si trova in me. Infatti io mi compiaccio della legge di Dio, secondo l’uomo interiore, ma vedo un’altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra. Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. Così, dunque, io con la mente servo la legge di Dio, ma con la carne la legge del peccato” (Romani 7:14-25).

Se siete sinceri, la confusione, la frustrazione, la rabbia e la disperazione di Paolo vi ricordano qualcosa, non è vero? Purtroppo, vale per tutti noi.

Ora, per quanto riguarda il resto della storia, Paolo non era solo un normale, banale casinista; Paolo era un super-provocatore, iper-religioso, conservatore ed ex-assassino seriale! E c’è di peggio! Non si trattava di un solo uomo in preda a una furia giustizialista. No, i suoi crimini erano sponsorizzati e approvati dallo stato. Non so voi, ma se questo ragazzo può scrivere dell’esperienza di liberarsi da tutta la vergogna della sua vita e delle sue scelte di vita e, infine, di ricevere il dono gratuito di Dio della vita eterna, allora forse c’è speranza per voi e per me, e anche per Derick!

Paolo, un capitolo dopo, prosegue con questa conclusione sconvolgente:

“Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Com’è scritto: Per amor di te siamo messi a morte tutto il giorno; siamo stati considerati come pecore da macello. Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati. Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 8:35-39).

 

Il destino di Derick

Dio odia Derick? La risposta è “no!”. Ho condiviso con Derick uno dei miei versetti preferiti:

“infatti io so i pensieri che medito per voi, dice il Signore: pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza” (Geremia 29:11).

Gli piacque così tanto che lo scrisse su un post-it e lo affisse allo specchio del suo bagno. Ogni mattina, mentre si lava i denti, si ricorda di questa realtà. E così facendo, ogni giorno scaccia i demoni della vergogna, del disprezzo di sé e della tristezza. Derick ha iniziato a credere che Dio fosse dalla sua parte. Recentemente mi ha detto che ha imparato a credere ai fatti di Dio e non ai suoi sentimenti.

Wow! Ve l’avevo detto che Derick era profondo! Ha iniziato a lasciar attecchire questa realtà. Quando ha iniziato a capire che Dio lo amava incondizionatamente, allora ha potuto iniziare ad amare se stesso incondizionatamente. Lotta ancora quotidianamente con sentimenti di depressione e ansia, ma sono felice di dire che non sono più opprimenti. In generale è un ragazzo più felice e più sano. Ha iniziato ad andare d’accordo con la sua famiglia e ora ha un paio di amici intimi.

Derick ha finalmente interiorizzato la realtà che Dio non lo odiava; infatti, un giorno, abbiamo letto: “Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui” (Giovanni 3:16-17).

Dopo aver letto questo testo, Derick mi ha guardato fisso negli occhi. “Wow! Dio mi ha amato così tanto da mandare suo figlio Gesù a morire per me?”.

La verità sorprendente è che ognuno di noi ha parti della propria vita simili a quella di Derick e, come Derick, possiamo essere certi che Dio non ci odia, ma ci ama così tanto da morire per noi.

Direi che questo rende tutti noi molto importanti.

 

 

Di Omar Miranda

Fonte: https://www.messagemagazine.com/articles/why-does-god-hate-me/

Traduzione: Tiziana Calà

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