Dal gioco d’azzardo al volontariato in Amazzonia

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Joey Barajas ha messo alla prova Dio e il Signore non l’ha deluso.

Un gruppo di partecipanti che quest’estate, con Joey Barajas, hanno prestato servizio in Amazzonia lavorando al progetto ADRA Connections. [Foto: Arjay Arellano/ADRA International]

L’avventista Joey Barajas aveva 12 anni quando ha imparato a giocare a poker. Nella piccola città agricola di Mattawa, nello stato di Washington, Stati Uniti, non c’era tanto da fare e il poker era un divertente passatempo con cui Joey, i fratelli più grandi e i cugini trascorrevano i caldi pomeriggi d’estate.

All’età di 16 anni, Joey aveva realizzato di essere davvero bravo a giocare. Vinceva regolarmente contro gli amici e i parenti e si sentiva pronto per mettere le sue capacità alla prova al di là della piccola realtà di Mattawa.

Il giorno del suo 18esimo compleanno, Joey si recò al casinò nell’area di Tri-Cities per giocare a un torneo gratuito di poker, a cui partecipavano una quarantina di uomini e donne di mezza età. Quella volta, vinse tutto.

“Da quel giorno, mi sono completamente innamorato del gioco d’azzardo”, ha affermato Joey.

Nello stesso anno Joey si trasferisce con suo fratello a Seattle, iscrivendosi all’università. Nonostante il tragitto casa-scuola fosse davvero breve, Joey difficilmente riusciva a compierlo senza fermarsi nei casinò che si trovavano lungo il percorso; e così si ritirò dall’università.

“Il poker era la mia vita, ne ero completamente dipendente”, ha ammesso.

Durante gli anni seguenti, Joey ha continuato a vincere e perdere delle grandi somme di denaro: per lui era diventata un’abitudine maneggiare migliaia di dollari a settimana. Nonostante dicesse ai genitori che frequentava ancora i corsi, le sue giornate erano interamente dedicate al gioco d’azzardo e le sue notti a festeggiare.

Perdere tutto

Joey ha sempre continuato a definirsi un avventista del 7° giorno.

“Osservavo ancora il sabato, ma non appena il sole tramontava tornavo a scommettere. Incontravo Dio in chiesa ma lo lasciavo lì, non faceva parte del resto della mia vita”.

Joey scoprì che non poteva staccarsi dalla sua famiglia così facilmente. A mezzanotte di venerdì e sabato, solitamente quando era in città a bere con gli amici, riceveva spesso dei messaggi incoraggianti da parte di suo padre.

“Mio padre mi scriveva dicendo: Figlio mio, ti voglio bene e prego per te. Dopo aver letto il messaggio, mettevo semplicemente via il telefono e tornavo a festeggiare”, ricorda un po’ tristemente Joey.

Ignorare suo fratello maggiore invece era più difficile. Dopo numerose sconfitte al gioco d’azzardo, Joey, al verde e affamato, dovette accettare i soldi del fratello per fare la spesa. Con quei soldi si comprò da mangiare ma spese tutto il resto per giocare al casinò. Quello è stato il giorno in cui ritornò a vincere qualcosa.

Nonostante il suo apparente successo economico, suo fratello era deluso.

“Mio fratello mi rimproverava dicendo: Pensi davvero che il Signore vuole i soldi che Satana ti aiuta a vincere?”.

“Questa frase innescò qualcosa dentro di me e così dissi a Dio: Osservo il sabato e ti dò parte dei soldi quando vinco. Cos’altro vuoi da me?”.

Joey non dimenticherà mai la risposta che ha ricevuto in quell’occasione: “Mi hai dato queste cose, ma non mi hai dato il tuo cuore”.

Joey aveva 15.000 dollari sul suo conto bancario. Così disse: “Se vuoi che smetta di scommettere, devi togliermeli tutti”.

La settimana successiva, Joey perse tutto. I suoi amici diedero la colpa alla sfortuna ma Joey conosceva la verità e sapeva che il Signore aveva risposto alla sua preghiera.

Puntare tutto su Dio

Adesso Joey ha 27 anni e si è da poco laureato in teologia all’università di Walla Walla. Quando riflette sulla sua esperienza di dipendenza da gioco, torna subito con la mente al suo diciottesimo compleanno e alla vittoria in contanti del torneo di poker.

“Pensavo di non avere niente da perdere e invece ho perso così tanto. Ho la sensazione che è così che il male si è insinuato nella mia vita”.

Adesso Joey, un giovane pastore nella chiesa avventista di Riverview a Pasco, nello stato di Washington, è sempre vigile contro le insidie spirituali. Ecco uno dei motivi che l’hanno spinto a partecipare al progetto di ADRA Connections, recandosi in missione in Brasile.

“Anche se sono un giovane pastore, a volte faccio ancora fatica a mantenere sempre questa relazione con il Signore. Ero a mio agio nella mia posizione e mi stavo allontanando da Lui. Avevo bisogno di una pausa per servire e lavorare in maniera più pratica”, ha detto.

ADRA Connections, il nuovo reparto di ADRA International, ha rappresentato per Joey l’occasione perfetta per staccare, andarsene e allacciare dei legami con altri volontari che condividono la stessa causa.

Nel corso delle due settimane di lavoro, in mezzo al territorio dell’Amazzonia, Joey ha trovato quello che stava cercando.

“Vedere i giovani riunirsi insieme e lavorare per costruire una comunità mi ha ispirato a tornare per fondarne una io”, ha raccontato Joey riferendosi a quando ha costruito un complesso scolastico insieme ad altre 250 persone, giovani e adulte, provenienti da tutto il mondo. “Esci dalla tua campana di vetro, stacca dal mondo, sposta l’attenzione da te stesso e vai a servire gli altri”, ha aggiunto. “Aiutare gli altri aiuterà anche te. Siamo chiamati a servire”.

Adesso Joey si sente più vicino alla sua fede.

“Quando giocavo d’azzardo, puntavo tutti i miei soldi. Adesso, punto tutta la mia vita su Gesù”, ha concluso.

Di Michael Rohm, per Adventist Review

Fonte: https://www.adventistreview.org/from-poker-addict-to-volunteer-in-the-amazon

Tradotto da Tiziana Calà

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